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Le Cronache Malatestiane di Giuliano Bonizzato - Selezione 2





COSTANTINO IL DRITTO

-“ Costantino il Grande? Io direi piuttosto Costantino il Dritto!”
Incontro il Professore, uscendo da Castel Sismondo dove abbiamo visitato, entrambi, la bellissima  Mostra organizzata dal Meeting.
A ottant’anni, il Professore è uno dei pochi repubblicani storici sopravvissuti , erede a sua volta di quei quattro gatti che, durante il Risorgimento, si dilettavano a cantare in coro “con le budella dell’ultimo papa impiccheremo l’ultimo re” e altre piacevolezze del genere. Detto per inciso, fu soprattutto per colpa loro, dei repubblicani storici, insomma, che Vittorio Emanuele II, anziché farne una regione autonoma,  incorporò la Romagna nelle ex  Legazioni Pontificie “affinché nel loro moderatismo stemperassero il rivoluzionarismo dei Romagnoli”. L’ultima volta che l’avevo incontrato, in Piazza Cavour, il Professore se l’era presa  con Giovanni Paolo II, reo, secondo lui, di aver beatificato Pio IX (“persecutore per antonomasia dei Mazziniani. Come  si può santificare chi faceva tagliare le teste?”). In quella occasione ero riuscito a mandarlo in bestia, sostenendo che quel Pontefice, dopo il famoso voltafaccia risorgimentale, aveva in fondo fatto decapitare persone considerate dalla legge, in quel particolare momento,  delinquenti comuni e non patrioti.

-“E perché Costantino  sarebbe un Dritto anziché un Grande?
-“Perché?-risponde il Professore roteando gli occhiacci - “Perché non sopporto la santificazione di un furbo matricolato e di un criminale. Furbo perché si ruffianò i cristiani per consolidare il proprio potere e criminale perché per conquistarlo, questo potere,  si comportò molto peggio di Nerone…
-“Peggio di Nerone? Impossibile!”
-“E invece è così. Ti sei fatto anche tu condizionare dalla apologetica cristiana? Dai vari Lattanzio e compagnia? Fu Agrippina, ad avvelenare il marito Claudio e il figlio di lui Britannico per far incoronare Nerone.  Il quale si limitò semplicemente a far fuori la madre prima che quella eliminasse pure lui per diventare imperatrice… Fu legittima difesa, perbacco! Costantino, invece, per assicurarsi il trono si comportò da vero serial killer, sterminando senza pietà i rivali e le loro famiglie. Non solo. Fece uccidere perfino sua moglie e un figlio! Siccome però Costantino protesse i Cristiani mentre Nerone li perseguitò, ecco il primo trasformarsi in  angioletto e il secondo in pluriomicida megalomane e pedofilo…
-“Basta, basta, per pietà, Professore! Mi parli piuttosto di Costantino. Un dritto? Perché?”
-“Ti accontento subito. La furbata migliore fu quella di apporre quel monogramma che abbiamo visto alla Mostra sugli scudi dei propri soldati prima della battaglia di Ponte Milvio contro il suo rivale al trono Massenzio. Non si trattava di una croce vera e propria, come si  leggeva nei vecchi libri di Storia ma di una X, segno che rappresentava l’antico  simbolo orientale di Mitra, il Dio Sole, adorato a quei tempi dalle armate galliche pagane che formavano il grosso del suo esercito e che l’avevano già sui loro stendardi. Ebbene, Costantino, fece inserire, al centro di questa X, una P ed ecco venirne fuori le prime due lettere maiuscole con le quali nell’alfabeto Greco si scrive la parola Cristo. Così prese due piccioni con una fava, giacchè, grazie a questo espediente grafico, i soldati pagani pensarono si trattasse del simbolo del loro Dio e lo stesso i Cristiani, compresi quelli che militavano con Massenzio che, di conseguenza, passarono nelle sue fila. Più dritto di così! ”
-“ E l’Editto di Milano, col quale concesse la libertà di culto ai Cristiani? Non mi dica che qui non fu Grande!”
-“ No, anche in questo caso fu un dritto e basta! La  repressione infatti si era rivelata un fallimento. I Cristiani avevano ormai conquistato larghi strati dell’opinione pubblica, soprattutto nelle fasce meno abbienti, si erano infiltrati nelle alte cariche dell’Esercito, della Polizia, della Magistratura. Costantino capì che ormai conveniva scendere a patti con questa Multinazionale che, gerarchicamente disciplinata e organizzata, si estendeva su tutto il territorio. E utilizzò questa struttura per controllarlo più efficacemente l’Impero. Per questo  motivo, non mollò mai la carica pagana di Pontifex Maximus che si accompagnava sempre al titolo di Imperatore, tanto da imporre la sua volontà anche nelle litigiosissime questioni teologiche sollevate nei vari Concili.  E si convertì, sempre che sia vero, soltanto in punto di morte…”
-“Come tanti repubblicani storici di mia conoscenza…”
-“Che hai detto? Fammi i nomi se hai il coraggio! I nomi!“
Anche stavolta sono riuscito a farlo arrabbiare.
2005
Giuliano Bonizzato

 

NEGAZIONISMO. GERICO E DINTORNI

La proposta avanzata dalla Commissione Giustizia del Senato di punire con la reclusione sino a dieci anni chi neghi l’esistenza del crimine di genocidio in genere, (e quindi senza specifico riferimento a quello perpetrato dai nazisti contro gli Ebrei) ha suscitato un certo sconcerto tra i giuristi in quanto ritenuta dall’Unione Camere Penali contraria alla libera manifestazione del pensiero. Da un dibattito tra magistrati –riferito recentemente su questa pagina da Francesco Maria Agnoli- è emerso anche l’aspetto preoccupante di una norma così vaga e generica  “Come la mettiamo- si sono chiesti quei giudici- se a qualcuno salta in mente di negare il genocidio di Gerico esaltato dalla Bibbia? “Domanda estrema ma non assurda”, osserva a questo punto il nostro bravo opinionista…
Vediamo un po’ di che si tratta.
In Giosuè 6:21 leggiamo che gli israeliti ai quali il Signore Iddio aveva posto in mano la città fortificata di Gerico, " votarono allo sterminio tutto ciò che era nella città, passando a fil di spada uomini e donne, fanciulli e vecchi, e persino buoi, pecore e asini". Soltanto una prostituta (tale  Rahab)  che aveva rischiato la propria vita al fine di salvare  due spie israelite che erano venute per esplorare la città, venne risparmiata. Si trattò di un genocidio vero e proprio dal momento che il massacro includeva perfino i neonati. Il tutto, “esaltato dalla Bibbia”. E comunque roba da ridere rispetto alla distruzione delle popolazioni di Sodoma e Gomorra e dei loro alleati in Genesi 19:24,25. operata direttamente dalla Giustizia Divina e a sua volta un  fatterello di cronaca rispetto al Diluvio Universale, massimo esempio di pulizia totale con conseguente rapida eliminazione di tutto il genere umano e animale ad esclusione  degli ospiti dell’Arca. “ Sterminerò sulla terra l’uomo che ho creato e con l’uomo anche le bestie e i rettili e gli uccelli del cielo perché sono pentito di averli fatti (Genesi: 6:7).Per tornare alla paradossale domanda di quei magistrati è evidente che se io  negassi a spada tratta il genocidio di Gerico,verrei certamente condannato al massimo della pena, dal momento che la pubblica accusa avrebbe giuoco facile nel dimostrare che nell’ Antico Testamento lo sterminio di massa  era pratica non solo lecita, prescritta dal Signore e benedetta dai Sacerdoti, ma di uso assolutamente comune.  Gli esempi non mancano: Sterminio di tutti gli uomini, le donne e i bambini di Sicon.( Deuteronomio 2:33-34.)  Idem per uomini donne e bambini di Og (Deuteronomio 3:6). Pulizia etnica totale anche per i popoli che occupano la Terra Promessa. “Nelle città di questi popoli che Dio Ti dà in eredità (Hittiti, Amonnei, Perizziti Evei e Gebusei)  non conserverai in vita nessun essere che respiri, ma lo voterai allo sterminio. (Deuteronomio 20:16).
Naturalmente la Bibbia va letta sempre nel suo significato metaforico. Il guaio delle Religioni basate sui Libri Sacri è rappresentato dagli “integralisti”. I quali prendendo tutto alla lettera e al grido di “Dio (o Allah) lo vuole” ne hanno sempre combinate di tutti i colori.
Giuliano Bonizzato

 

HAI SALVATO  TUO MARITO ? TI SIA MOZZATA LA MANO …

I mostruosi crimini perpetrati dai fanatici dell’ISIS, in nome del loro Dio, fanno tornare d’attualità l’ipotesi futuribile avanzata da Arthur C. Clarke, per cui tutte le  credenze religiose, tra qualche centinaio d’anni, verrebbero considerate psicopatologie  di massa. La loro progressiva eliminazione, attraverso l’intervento di psicologi e psicanalisti, favorirebbe in futuro l’Unione del Pianeta, incrementata dalla razionale credenza in un Creatore valido per tutti. Ma non ci sarà bisogno di arrivare a tanto. Basterà che in certi paesi la democrazia sostituisca la teocrazia.  Infatti i guai nascono soltanto quando i Libri Sacri, come avviene appunto  nelle teocrazie, divengono Codici dello Stato. In tal  caso la norma giuridica, anzichè evolversi assieme al mutamento dei costumi e alla conquista dei  diritti, rimane cristallizzata nei secoli per il semplice fatto che la parola di Dio, trasmessaci dai Profeti, non si discute e, ovviamente, non si modifica.  Pensate ad esempio a cosa saremmo andati incontro se si fosse storicizzata la “Legge” dettata da Dio a Mosè, contenuta nella parte centrale del  Deuteronomio, quinto Libro della Torah ebraica e della Bibbia Cristiana.  Lasciando per una volta da parte  il via libera dato dal Signore alla pulizia etnica totale, per cui “Nelle città di questi popoli che Dio Ti dà in eredità non conserverai in vita nessun essere che respiri, ma lo voterai allo sterminio. (Deuteronomio 20:16), limitiamoci ad esaminare il durissimo trattamento dettato da Dio al suo Interprete per quanto riguarda le donne.  “Se la moglie non verrà trovata in stato di verginità, la gente della sua città la lapiderà, cosicché muoia” (Deuteronomio  22,21). “Quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete così che muoiano, l’uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo e la fanciulla perché non ha gridato.” Pietrate sempre e comunque per tutti e due, fino  a che morte non sopraggiunga, se il rapporto sessuale peccaminoso ha luogo  con donna  sposata. La moglie infatti verrà lapidata anche ove, al momento dello stupro, abbia gridato come un aquila. Ma non finisce qui. La responsabilità  della povera coniugata sussiste  anche ove il contatto sessuale sia giustificato dall’esigenza di attaccare, in difesa del marito,“proprio lì” dove  l’aggressore ha il suo punto debole …E infatti “Se la moglie si avvicinerà per liberare il marito dalle mani di chi lo percuote e stenderà la mano per afferrare costui nelle parti vergognose, tu le taglierai la mano e l’occhio tuo non dovrà avere compassione” (Deuteronomio 24,11. Vi risparmio il resto. Noi Europei dobbiamo ringraziare l’eredità culturale trasmessaci dalla civiltà Greca e Romana e il verbo rivoluzionario di Gesù, non solo per esserci liberati delle teocrazie, ma anche per avere una Chiesa in grado di esprimere un Pontefice che non lascia Cristo in panchina ma lo fa giocare come prima punta. Purtroppo, non è stato sempre così.
“Il solo sapere che è esistita l’Inquisizione dovrebbe indurre chiunque a vergognarsi di appartenere alla razza umana “  (Arthur C. Clarke in “3001 Odissea Finale” - Rizzoli 1997).
Giuliano Bonizzato

 

LO SFOGO DELL’EREMITA: TUTTE DA ABOLIRE

Qualche settimana fa, sono andato a trovare nuovamente  il mio amico Eremita, nella sua capanna  sperduta tra i boschi dell’Appennino Romagnolo dove vive in compagnia di un feroce Pastore Tedesco e di una capra.
-Professore, al Paese dicono che in questi giorni Lei sia  particolarmente arrabbiato con le Religioni…
- Certo. Sarebbero tutte da abolire. Basterebbe convincere i vari credenti, in Oriente come in Occidente,a sottoporsi a una bella cura psicanalitica che togliesse dai loro cervelli  i condizionamenti che hanno ricevuto da piccoli!
Lo provoco: -Ma professore! Un mondo senza religione diventerebbe l’Impero del Male!
- Se tu fossi nato tra i buddisti che, come sai, non credono in Dio, né tantomeno in un Dio che premi e punisca, ragioneresti in maniera diversa. E ti renderesti conto che le religioni più omicide sono proprio quelle che delle Pene o delle Ricompense Eterne, fanno un articolo di fede da instillare nella mente degli uomini fin dalla più tenera età. Infatti se abbiamo a che fare con un fanatico convinto che il suo Dio condanni all’Inferno un persona per la sola ragione che  un “infedele”,  quello considererà  gli  “infedeli”  privi di qualsiasi valore, indegni di esistere. Animali! Maiali da sgozzare. E le Guerre di Religione? Pensa alle Crociate, una carneficina durata duecento anni…
-Ma senza Religione , senza il timor di Dio non ci sarebbero più regole…
-Balle! Ti ripeto: balle. Come diceva Kant la legge morale è dentro di noi, non ce la insegnano i preti…I Greci e i Romani non avevano Libri Sacri dettati da un Geova o da un Allah che incitassero allo sterminio degli infedeli, non avevano dogmi in cui credere e per cui scannarsi perfino tra di loro, come abbiamo fatto noi cristiani per secoli, magari per delle sfumature teologiche… Non avevano neppure  idee chiare sull’immortalità dell’anima, ognuno la pensava  a suo modo, gli Dei nazionali non erano per nulla gelosi delle divinità straniere, e i  sacerdoti  si occupavano solo di cerimonie ufficiali e di sacrifici senza  pretendere di interferire nelle leggi dello Stato o di convertire altri popoli… Eppure c’era ordine, legalità, civiltà, giustizia,coraggio, moderazione, ragionevolezza, saggezza…
-E la schiavitù? E i giochi crudeli del Circo? E  poi è venuto Gesù, a predicare la compassione, il perdono, la carità, l’amore per i nemici…
-Vero, sacrosanto, viva Gesù! Lui è veramente il Campione, l’Asso, il Fuoriclasse, il Re dei Pacifisti, quello che fa o avrebbe dovuto fare la differenza. E siamo noi, ad averlo avuto in squadra! Anche i Musulmani lo apprezzano e lo considerano un  grande Profeta! Ma quante volte è stato fatto giocare nelle partite decisive? Fino a che punto è stato capito? Si è preteso perfino di conciliare il suo Dio paterno, misericordioso tollerante, con quello dell’Antico Testamento, che invitava Mosè allo sterminio di uomini, donne e bambini nelle città conquistate! Leggiti il Deteuronomio capitolo 20 versetti 15-17 e ti si drizzeranno i capelli sulla testa! Per non parlare del Diluvio Universale, un vero e proprio esempio di pulizia etnica con Noè e familiari nel ruolo della razza eletta…Il Corano, poi, figuriamoci, è nato come la traduzione in arabo della Bibbia... E così, tracchète , di qua  come di là, ecco l’esaltazione della stramaledetta guerra santa!
-Professore, ciò non toglie che il Vecchio Testamento, così come il Corano, debbano essere interpretati alla luce della metafora, della Storia, della tradizione…
-Già! Il fatto è, caro mio, che da duemila anni a questa parte, c’è stata troppa gente, dagli integralisti  cristiani a quelli islamici, che questi due Libri Sacri li ha presi e continua a prenderli maledettamente alla lettera… E adesso basta, devo mungere la capra.
Il cagnazzo ha già innestato il suo miglior sguardo omicida. Ed io mi affretto a togliere il disturbo.
(da Nuove Cronache Malatestiane-2006-Raffaelli Editore).
Giuliano Bonizzato

 

MOSE’ VIETATO AI MINORI

Ferie d’Agosto in una casetta dell’Appennino Romagnolo. Circondato da tre nipotini, dai quattro ai cinque anni, assisto in televisione a “ Il Principe d’Egitto”, cartone animato della Dream Pictures, la principale concorrente della Walt-Disney. Il film narra la storia di Mosè attenendosi letteralmente alla Bibbia. Gli ebrei, schiavi del popolo egiziano e vessati dal Faraone Seti che li sfrutta crudelmente come manodopera da macello per le sue gigantesche costruzioni, si rivolgono fiduciosi al loro Dio affinché mandi un profeta che li liberi. Quel profeta sarà, appunto,  Mosè. Il quale, posto, neonato, dalla madre in una cesta trasportata dalle acque del Nilo per sfuggire al massacro dei figli maschi israeliti ordinato da Seti, viene salvato dalla di lui moglie e quindi adottato dal Faraone come figlio a tutti gli effetti. Quindi, fattosi adulto e reso edotto delle sue origini, decide di tornare alla sua tribù. Successivamente come ordinatogli da Dio, si reca nuovamente in Egitto allo scopo di convincere l’ex fratellastro, divenuto nel frattempo Faraone, a liberare gli ebrei. E poiché Ramses, non ne vuol proprio sapere, ecco scatenarsi sugli Egiziani, una vera e propria “escalation” di calamità naturali: Nilo trasformato in sangue, morte del bestiame, ulcere su animali ed uomini, grandine, invasione di rane, zanzare mosconi e cavallette. Ma Ramses, che è un vero duro, non molla. Al cospetto di tanta testardaggine, il Signore adotta la soluzione finale : il sangue versato dai bambini maschi ebrei fatti trucidare da Seti, ricadrà ora su tutti i primogeniti egiziani, compreso il figlio del Faraone. Occhio per occhio, dente per dente! Ed ecco dal cielo corrusco e tonante, scendere una lingua di fuoco che indugia ad esaminare minuziosamente se gli ingressi delle case siano segnate o meno col sangue di un agnello. Se il sangue c’è, significa che ivi abita una famiglia ebrea che ha usato questo escamotage, consigliato dal Padreterno tramite Mosè, per evitare confusione tra i bimbi del Popolo Eletto e quelli degli Egiziani. E quindi dove sulla porta il sangue manca, ecco la fiamma penetrare, crudele e inesorabile, in quella abitazione. La scena più straziante ha luogo quando un bimbetto poveramente vestito entra nottetempo in una misera casupola con un suo fagottino in mano, adocchiato e seguito bramosamente dalla fiamma vendicatrice. Che lo assassina non appena attraversa la soglia. Siccome si tratta di un film per bambini (!) dobbiamo soltanto intuire il momento della morte dell’infelice. Del bimbo fulminato, senza un grido, vediamo infatti solo un magro braccino penzolare a terra, vicino allo stipite. A questo punto sono passato al canale di “Cartonito”. I miei nipotini, con gli occhi sbarrati, non hanno detto una parola. Ed io (ma questa l’ho già raccontata) mi sono rivisto, a otto anni, mentre chiedo a mio padre, durante una passeggiata sul colle di Covignano : “Perché Dio se è vero che è tanto buono, ha fatto affogare con il diluvio Universale milioni di bambini come me?”. Mio padre girò ingenuamente la domanda a un frate che passava di lì e quello gli rispose di malagrazia che “un bambino certi dubbi non doveva averli” avanzando anche l’ipotesi, prima di allontanarsi, che io fossi stato educato in una famiglia di miscredenti. Il babbo - che era invece cattolico praticante - ci rimase male e io a quel frate non l’ho ancora perdonata. Mal comune mezzo gaudio, però. Ho scoperto qualche mese fa che a Vito Mancuso, noto teologo cattolico, è capitata la medesima esperienza. E la descrive a pag. 174 del suo ultimo libro “Io e Dio”. La figlia Caterina di sette anni ha letto nella “Genesi” la storia di Abramo messo alla prova da Dio che gli dice: “Prendi tuo figlio unigenito che ami, Isacco, e offrimelo in olocausto su un monte che Ti indicherò.” Senza dire una parola Abramo obbedisce. E la bimba chiede al padre:-“Papà, ma se Dio ti ordina di uccidermi, tu mi uccidi?”. Scrive Mancuso: “Momento di difficoltà. Non rispondo…Poi sento dentro di me che una risposta a mia figlia la devo e le dico senza esitare: “No, Caterina, non se ne parla nemmeno. Se Dio mi dovesse ordinare una cosa del genere gli direi di no. Sta tranquilla. Papà non ti tradirà mai”.
Mah! Forse l’Antico Testamento dovrebbe essere proibito ai minori. Soprattutto se tradotto in cartoni animati.  
Giuliano Bonizzato

 

OGGI A SOCRATE INCENDIAVANO LA MACCHINA

Ogni tanto qualche amico, battendomi la mano sulla spalla, mi ha augura di ricevere, prima o poi “il dono della fede”.
Rispondo sempre, con la frase di rito: "Beato te che il dono della fede già ce l’hai…” accompagnandola con il classico “sospiro rassegnato”.
Detto fra noi.  Qualche dubbio su questa benedetta fede che tutto dovrebbe risolvere, io invece ce l’ho.
Qualche tempo fa il Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, mi ha fatto osservare alcuni particolari del Giudizio Universale che non avevo, prima, mai notato e  che mi hanno davvero dato da pensare. Beh, se andate a riguardarvi il poderoso affresco michelangiolesco della Cappella Sistina e concentrate la vostra attenzione sui Santi che si rivolgono imploranti a Gesù (che sta giudicando chi sia meritevole del Paradiso o debba invece essere cacciato all'Inferno) vi accorgerete che neppure loro, a partire da San Pietro, hanno la certezza di farla franca. Hanno paura. Altrimenti perché si affannerebbero tanto a mostrare a Colui che deve decidere del loro destino eterno, i segni del loro martirio?
Ci sono, in effetti, persone religiosissime che in un certo senso “patiscono” i dogmi  della redenzione, della resurrezione , del giudizio  e dell’inferno…
A questa gente,insomma, la morte fa molta paura. Anche se si comportano come Santi.
Umberto Veronesi che, per la professione esercitata, ha visto morire centinaia di persone, ha infatti dichiarato in una intervista, che  i più sereni di fronte alla morte sono proprio quelli che non credono all’aldilà. Mah!
Ci sono anche molte eccezioni. Il mio amico Benito, per esempio, è assolutamente certo di andare diritto in Paradiso. Ho cercato di metterlo in crisi sostenendo che il suo peccato di presunzione gli potrebbe costare un migliaio di anni di Purgatorio senza neppure i benefici della Legge Gozzini per il buon comportamento carcerario. Niente da fare. Benny rimane incrollabile nelle sue convinzioni.  Chi è più felice di lui?
A me  viene spontaneo invece  considerare la vita eterna come qualcosa di pauroso. E su questo ho avuto la sorpresa di trovare d’accordo nientedimeno che il Papa!  “ Eterno” infatti- ha affermato il Santo Padre in una Sua recente enciclica- suscita in noi l’idea dell’interminabile  e questo ci fa paura, così come la parola “vita” ci fa pensare alla vita da noi conosciuta”. Capito? Come a me, anche a Benedetto XVI la vita eterna, come l’intendiamo noi su questa terra (un interminabile susseguirsi di giorni,mesi ed anni)  “fa paura”. Peraltro, prosegue il Pontefice,  “noi  dobbiamo presagire che l’eternità non sia un continuo susseguirsi di giorni del calendario, ma qualcosa come il momento colmo d’appagamento in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità”. Quindi, conclude  il Papa,” dobbiamo aver fede in una dimensione che prescinda dalla “temporalità di cui noi siamo prigionieri”.
Siamo sempre lì. Bisogna aver fede.  Ed io sarei piuttosto orientato a fidarmi di Ratzinger se la sua idea dell’Eternità  non contrastasse  (almeno così mi sembra)   con gli sconti di pena per  centinaia e centinaia di anni, da lui concessi per la partecipazione all’ultimo Giubileo. L’Eternità è l’Eternità. Come è possibile  che nel Paradiso il tempo trascorra  in un attimo e  nel Purgatorio si calcoli invece ancora in giorni, mesi ed anni?   Ma forse mi sbaglio. Va bene così. Altrimenti le anime non avrebbero il tempo per purgarsi. E poi, c’è anche da dire che tra indulgenze, messe a suffragio, preghiere di parenti e amici, la faccenda si risolva un po’ come nelle carceri italiane.
Resta però il problema dell’Inferno. E’ l’ergastolo eterno. E anche qui il tempo non passa mai. Altrimenti si arriverebbe al paradosso che l’Inferno sarebbe più vantaggioso del Purgatorio. un momento colmo di dolore che però passa subito, come quando ci si toglie un dente senza anestesia. Le ultime notizie sono  però confortanti.  Pare che l’Inferno esista ma sia completamente vuoto.
C’è da dire che di fronte a questi problemi ci comportiamo in maniera diversa  tra noi e siamo diversissimi dagli antichi, dalla cui civiltà, in fondo, discendiamo…La serenità greca e romana di fronte alla morte non era, infatti,  minimamente associata alla certezza della sopravvivenza eterna individuale, ma traeva origine dalla profonda convinzione  che tutto ciò che nasce deve perire per poi rinascere in un ciclo retto dalle leggi della natura alle quali l’uomo deve sottomettersi.
Già. Quelle Civiltà avevano un proprio culto per le Leggi. Quelle della Natura e quelle degli uomini.
Vedi Socrate che, condannato a morte, e pur avendo la possibilità di squagliarsela, si sciroppò, per onorarle, un bell’infuso  di cicuta …
“Le Leggi  vanno rispettate anche se da esse, per noi, derivasse un male-disse, prima di morire, quel Saggio.
Oggi gli avrebbero incendiato la macchina.
Giuliano Bonizzato

 

PROCESSO A DIO                                      
(Dal  nostro inviato Giuliano Bonizzato)
  
PARLA L’ACCUSA

E’  giunto alle sue battute conclusive il processo contro Dio, instauratosi in seguito alla denuncia presentata, dopo i fatti  di Haiti,  dal giornalista inglese Nickolas Farrell, opinionista della Voce di Romagna, non presente in aula in quanto accidentalmente colpito da un fulmine, mentre si trovava seduto sotto il pergolato di un bar di Predappio. Il tema dibattuto dall’accusa e dalla difesa e sul quale nel corso di due millenni si sono affaticati centinaia di filosofi, teologi, predicatori, è ben noto ai nostri lettori e lo esponiamo evitando di riproporre le colorite espressioni del Farrell. In sintesi: se Dio esiste perché permette tanto dolore? Dopo l’esame e il controesame dei “Testimoni per la Fede” Davide Brullo, Emanuele Polverelli e Roberto Venturini, ha preso la parola il Pubblico Accusatore Cav. Francois-Marie Arouet detto Voltaire il quale ha sostenuto che l’Imputato, in quanto Onnipotente, avrebbe potuto  impedire il tragico sisma. E poiché non impedire un evento, avendo il dovere di farlo, equivale a cagionarlo, deve conseguentemente essere ritenuto responsabile del reato omissivo improprio di strage contestatogli. –“ Non avrebbe Egli dunque il compito di impedire il Male? Dovremmo noi prestare orecchio a chi afferma che nell’ottica del Disegno Divino, i disastri di oggi si riveleranno un bene sul piano generale? Saremmo dunque agli occhi  di Dio eguali ai vili vermicelli di cui cadremo preda nel fondo della fossa? Orribile linguaggio per tante vittime! Non aggiungete oltraggio al mio dolore!”(1)
La veemente requisitoria del PM ha destato viva emozione nel numeroso pubblico convenuto.
La parte civile  Prof. Arthur Schopenauer, ha esordito affermando che ove la dogmatica cristiana venga presa in senso proprio, anziché allegorico, Voltaire ha ragione. (2) Anzi dovremmo  addirittura richiamarci al recente intervento sulla “Christian Broadcasting Network” del reverendo televisivo Pat Robertson della Destra Evangelica Americana che ha ravvisato, nella fattispecie,  la piena volontarietà dell’atto, con l’aggravante della premeditazione. L’Apocalisse di Haiti infatti –stando al predetto Reverendo-“sarebbe stata programmata dalla Giustizia Divina come conseguenza del patto che gli Haitiani hanno sottoscritto col diavolo per liberarsi  del giogo francese”. (3)
“In effetti i precedenti di un Dio Giustiziere non mancano!- ha osservato il difensore delle parti offese- Dal Diluvio Universale a Sodoma e Gomorra… “
Si è registrato a questo punto l’intervento esagitato di uno spettatore inglese, tale David Hume che dopo aver gridato rivolto alla Giuria:”Non è più tollerabile che  il terrore per gli eventi naturali ne faccia attribuire la responsabilità a Dio, per poi tentare di propiziarselo!”(4)è stato allontanato dall’Aula.

LA PAROLA ALLA DIFESA

L’Avvocato della Difesa, Jean-Jacques Rousseau, ha esordito rilevando  come il Pubblico Ministero Voltaire sia incorso in una palese contraddizione. Infatti se l’Imputato, essendo Onnipotente, avesse potuto evitare il sisma e non avesse voluto farlo, non sarebbe stato in tal caso un Dio Sommamente Buono, e ciò si porrebbe in insanabile contrasto con una Qualità a Lui connaturata. “La difesa di parte civile Prof. Schopenauer, poi –ha poi osservato pacatamente il difensore- al fine  di convincere la Giuria che l’imputato causerebbe  il Male a scopo punitivo, cita quali esempi  il Diluvio Universale e la distruzione di Sodoma e Gomorra, ponendosi in tal modo in contraddizione, per puro spirito polemico, con le sue stesse pubblicazioni sull’argomento in cui afferma recisamente (e non ipotizza)  che quanto narrato nel Vecchio Testamento  debba essere considerato soltanto nel suo significato allegorico. In difetto si perverrebbe davvero alle interpretazioni fondamentaliste e deliranti del Reverendo Televisivo Pat Robertson della Destra Evangelica Americana!
Signori della Giuria, io proclamo solennemente  dinanzi a voi che il mio cliente se avesse potuto, avrebbe evitato, nella sua infinita Bontà,  il disastro di Haiti, così come il terremoto in Abruzzo, i 230.000 morti  dello tsunami dell’Oceano Indiano del 2004 e l’ecatombe di Lisbona del 1755! Ma non ha potuto! NON HA POTUTO! Il consulente tecnico di questa difesa, l’esimio e stimato Prof. Leibniz ha infatti dimostrato, con ineccepibili argomentazioni, che il Male, essendo conseguenza ineluttabile della natura umana e della costituzione stessa dell’Universo, pone dei limiti anche alla Potenza divina, alla quale, se mai,  va ascritto il merito  d’aver scelto, tra tutte le innumerevoli varianti, quella che arrecava il minor danno, facendoci quindi vivere nel Migliore dei Mondi Possibili. (5) Che il pensiero Leibniziano, suscitante a suo tempo il sarcasmo del Rappresentante dell’Accusa (6) sia ancor oggi condiviso e per di più supportato da moderni argomenti scientifici, è dimostrato dalla articolata missiva di un semplice cittadino, recentemente pubblicata sulla Voce di Romagna, di cui produco copia onde venga allegata agli  atti del procedimento, ove si afferma che i terremoti e gli altri disastri naturali sono pur sempre indispensabili alla vitalità della terra, alla formazione dell’atmosfera e alla formazione dei mari …
“Riconosciamo anche, onestamente, Signori della Giuria -ha quindi concluso il Difensore tra gli applausi del numeroso pubblico intervenuto- che i nostri mali sono per la maggior parte opera nostra. Perché, le abitazioni vanno costruite rispettando la normativa antisismica! Perché occorre fuggire dal sovraffollamento delle Metropoli! Perchè è necessario tornare a una vita più semplice e a contatto con la natura!” (7)

L’Imputato  si è avvalso della Facoltà di  Non Rispondere.

La  sentenza è attesa dopo il GIUDIZIO UNIVERSALE.

1) Voltaire:  (1694-1778) :Poema sul terremoto di Lisbona.
2) Schopenauer (1788-1860):  Intorno al Cristianesimo.
3)“La Stampa” 15.01.2010)
4) Hume(1711-1776) :Storia naturale della Religione.
5) Leibniz (1646-1716) : “Saggio sulla Bontà di Dio”.
6) Voltaire:  (1694-1778) :”Candido”
7)  Rousseau(1712-1778):”Lettera a Voltaire sul terremoto di Lisbona”

Giuliano Bonizzato

 

NON SI UCCIDONO COSI’ NEANCHE  I CAVALLI.

Se la vita è un dono dovrei poterne fare ciò che voglio.
Non posso? Allora è un prestito.
O magari  un mutuo da restituire con gli interessi.
Oppure è come se mi avessero affidato  una bicicletta scassata sulla quale sono costretto a   pedalare anche quando sono stanco.
Ma se la mia  vita non è mia, ma appartiene ad altri,  la faccenda potrebbe farsi davvero pericolosa.  Perché potrei nascere nella  Repubblica  vagheggiata  da Platone dove, quando non servi più, la vita  te  la tolgono anche se  non vuoi, oppure in una Repubblica altrettanto  Ideale dove invece  pretendono di farti campare quando stai così male da  non veder  l’ora di staccare la spina.

E’ vero  che  la legge consente la sedazione del dolore fino al coma farmacologico .
Però ci sono anche i casi in cui neanche la morfina fa più effetto.
E quelli   in cui non te la danno per evitarti l’assuefazione putacaso dovessi sopravvivere…
E quelli in cui gli oppiacei, di cui gli Ospedali sono forniti col contagocce, sono terminati.
E poi,in coma farmacologico, non è come essere già morti?
Forse bisognerebbe garantire all’agonizzante una droga che gli  faccia fare solo sogni belli.

Mario Monicelli avrebbe meritato di togliersi la vita conversando tranquillamente con gli amici, come Socrate, come Seneca. Il suo volto di filosofo antico  si sarebbe disteso, sorridente, nella pace dell’eterno riposo…
Ed invece quel volto, conquistato a poco a poco, negli anni, in virtù della sua bellezza interiore,si è spiaccicato al suolo  dopo un volo dal quarto piano….
Lui, grande esteta, costretto a scegliere una fine  quanto mai inestetica.

Sms dal mio amico  Eremita, dai monti dell’Appennino Tosco-Emiliano dove vive in una casupola con la sola compagnia di un Pastore tedesco di nome Ratzi. “ Nei  film Western, non appena un cavallo si azzoppa il cow-boy lo fa subito fuori con un colpo di pistola per non farlo soffrire. Gli uomini valgono meno di un cavallo?”
La domanda del vecchio dottore, mi porta per una associazione d‘idee cinefilo-giuridica a domandarmi se   John Wayne lasciando la propria pistola accanto al compagno  ferito che sta morendo nel deserto, abbia commesso o meno  un  reato. Ma si tratta di un vecchio film di Ford.  Molto soft.  Wayne si allontana pensieroso e dopo qualche interminabile secondo si ode lo sparo. Dissolvenza incrociata.
Nei film più recenti l’eutanasia viene invece praticata in maniera esplicita. E sono cambiati anche gli spettatori. Quando  il tenente Mel Gibson  spara in testa  al soldato sbudellato e agonizzante  che lo implora di farlo, uno dalla platea, ha gridato:  “Finalmente un uomo trattato come un cavallo!”…

E a proposito di laicismo esasperato. L’altro giorno ho incontrato per strada Giovanni Critone, uno dei pochi repubblicani storici sopravvissuti..-“ Dopo Tangentopoli -mi ha detto-  i partiti laici (un quarto del totale dei voti)  sono praticamente scomparsi assieme alla Democrazia Cristiana che faceva da mediatrice tra loro e la Santa Sede. Ora col bipolarismo si fa a gara da una parte e dall’altra per tenersi buona la Chiesa senza la quale  pare che  nessuno possa  vincere anche se per me non è vero…  Morale?  La Cei è entrata in politica in presa diretta  bypassando  il  Concordato che lo  vieta e perfino predicando l’astensionismo ai referendum in spregio all’art. 48 della Costituzione che definisce il voto un dovere civico! Figuriamoci se avremo mai, in Italia, il  diritto di suicidarci in maniera decente!”
Gli ho risposto: “Guarda, Giovanni, che è proprio  la Costituzione, all’articolo 21, a  garantire  a tutti, e quindi anche ai preti, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto, e ogni altro mezzo di diffusione…
-Sì -mi risponde lui- ma non attraverso il confessionale e minacciando le pene dell’inferno! E nessuno ha il diritto di impormi le sue Ideologie!
E se ne va senza salutarmi.
Beh, Critone esagera. Però, dal suo punto di vista, non ha tutti i torti. Se ci fosse ancora la Democrazia Cristiana, forse, dopo il divorzio lungo avremmo avuto quello breve, la procreazione assistita si sarebbe adeguata ai canoni europei  e, magari Monicelli, anzichè spiaccicarsi sull’asfalto, avrebbe avuto il diritto a spegnersi dolcemente,  accompagnato da musiche di Mozart e visioni celestiali proiettate su schermo panoramico, come in Olanda.

C’è chi pensa, che il grande regista si sia ucciso perchè non riusciva più a vivere con sé stesso.
Al che qualche buontempone ha osservato che in  tal caso si sarebbe  preso una fregatura cosmica  scoprendo che  lo aspettava  la Vita Eterna.
Altri presumono che sia scappato  temendo  di essere fatto “prigioniero” in Ospedale come è capitato a Welby.
Per fortuna  i  Medici sono assai  meglio di quanto si pensi.

Chi  si ammazza evidentemente all’Al di là non  crede.
Chi vorrebbe risvegliarsi  nella Selva dei Suicidi, prima ridotto ad Albero Vivente con le Arpie che lo torturano nutrendosi delle sue foglie e poi, dopo il Giudizio Universale,  impiccato agli stessi rami?
Forse coloro che,  cristianamente, non  vogliono farti  morire,  hanno, sotto sotto, una gran paura del loro “dopo” e la  “proiettano” freudianamente  sugli altri…
Scriveva un Arcivescovo a  a Indro Montanelli:  “il Giudizio Divino è imperscrutabile…E anch’io lo temo!”
E Montanelli gli rispondeva: “Io no.  Mi preoccupo solo  del dolore nell’Aldiqua!”.
Incorreggibile relativista!

Tedium vitae. Cupio dissolvi. Arriveremo a vivere centocinquant’anni con un enorme desiderio, poi, di farci un dormita eterna. Ma forse, la maggior parte di noi cercherà di accelerare le cose, magari a partire dai centotrenta, centotrentacinque…Mah!

Non ho mai capito perché, nei cimiteri, si trovi scritto “Requiescant in pacem”. Insomma, dopo, si dorme o si suona l’arpa?
Beh, nel caso si debba far musica, preferirei il mio sax. Che però dovrei poter suonare come Gerry Mulligan o Stan Getz.
Se no che Paradiso sarebbe?
Giuliano Bonizzato

 

LA COMUNICAZIONE NELL’ARTE. BOTTA E RISPOSTA VIA E-MAIL

Da Gibo a Vittorio. Vorrei precisare meglio il senso della domanda sulla  “comunicazione” artistica che Ti ho rivolto dopo la Tua bellissima relazione al Rotary sull’arte contemporanea facendo un parallelo tra  la pittura di cui Tu sei Maestro e la poesia. Della quale, quando ero giovane, ho avuto qualche esperienza sforzandomi però di non cadere mai  nell’ingannevole atteggiamento “estatico-estetico” di chi pretende di farsi capire con parole evocative solo per lui.  Certi indecifrabili poeti dialogano in realtà solo con il proprio inconscio, ricorrendo ad associazioni di idee e a parole evocatrici talmente personali, da non poter assolutamente  essere trasmesse  anche se loro, in perfetta buona fede , sono convinti  di farlo. Ti racconto cosa è capitato a una mia vecchia poesia ( ispirata dalla mia passione per la bicicletta da corsa)  scritta, come le altre, per essere compresa da tutti. Apparve in “C’è Gente” sotto il titolo “Discesa”. “Esili queste strutture/lanciate a ottanta all’ora/da cavalieri senza paura /con elmi di lieve spessore…/Esili, ma resistono/ danzando tra le sconnessure/mentre sprofonda la pista/con Lei davanti al manubrio/ e al tubolare che fischia/ fare bella la vita.
Bene…con quel “Lei (maiuscolo!)  davanti al manubrio” intendevo riferirmi, il che  mi pareva ovvio, alla Signora con la Falce, dal momento che la vita viene esaltata proprio nel momento in cui la si mette in gioco …  E quindi  ritenevo di aver comunicato al lettore questa immagine…Macchè. Un professore di Lettere di cui non faccio il nome, mi domandò, candidamente, come avessi fatto a tenere una ragazza “sul” manubrio, in discesa, e per di più a quella velocità. Stupendosi anche che mi prendessi certe confidenze visto che ero sposato da poco. Ma non è finita. Quando, lessi il componimento a uno della mia squadra, laureato in economia e commercio, la prima cosa che mi chiese fu: - Lei, “davanti al manubrio” è la Mariangela, no?”
Ora devi sapere che a quei tempi avevamo con noi una ragazza stupenda, la Mariangela, appunto. E, credi Vittorio, una giovane longilinea e ben fatta in posa aerodinamica su una bicicletta da corsa è una vera e propria opera d’arte…. Naturalmente per poter ammirare meglio questo quadro in movimento ci mettevamo, a turno, sulla sua scia…E quindi effettivamente l’avevamo “davanti al manubrio”… Ma non potevamo certo distrarci a contemplarla in “quella” discesa, asfaltata, ripidissima e in certi punti sconnessa, accidenti! Non per nulla  tutti noi del gruppo l’avevamo, da sempre, battezzata “Discesa della Morte”.  Discesa della Morte! Era Lei davanti al manubrio, non la Mariangela! Come aveva fatto il mio amico a non capire?
E  se non  aveva capito  lui, figuriamoci quelli che non corrono in bicicletta e non conoscono il   soprannome di certe discese!  Ti abbraccio con affetto. Gibo.
Da Vittorio  a Gibo. Le  tue riflessioni sull'arte meritano una lunga e più approfondita chiacchierata, che faremo presto. Concordo che l'arte debba "comunicare". Non per niente ci si riferisce al "linguaggio dell'arte", al  “messaggio" ecc. Tuttavia ritengo che  la comunicazione debba  contenere una certa magia, qualche lato ambiguo, oscuro. E qualche difficoltà interpretativa ci può stare, se i tal caso l’osservatore beneficia di un più sottile piacere estetico: una conquista è più appagante se è difficile. Ne riparleremo. Riguardo la tua "Discesa", secondo me il contesto, anche visivo, dei versi predispone il lettore ad un atteggiamento vitalistico, che non contempla l'apparizione del pensiero drammatico della morte. Forse ha ragione il tuo amico ciclista: il tuo inconscio mirava, giustamente a Mariangela!…A presto. Vittorio.
Il  “conscio”  fregato dall’inconscio? Osta! Non ci avevo mai pensato…
Giuliano Bonizzato









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