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Intervista a Simone Mariotti
Sensi Magazine, febbraio 2013




Intervista realizzata da Andrea Sarti
Rubrica: Design - la Rimini del futuro

 

Che cosa ne pensa del nuovo tracciato per la nuova ss16 e più in generale del concetto di consumo del suolo (causato sia dalle strade che dalle nuove costruzioni)? Esiste la possibilità di costruire senza divorare altro suolo che potrebbe essere utilizzato a fini agricoli o semplicemente lasciato incolto?
Il discorso è molto complesso e riguarda anche le politiche economiche nazionali e le rendite legate all’immobiliare che andrebbero colpite più duramente. Tuttavia il mercato oggi sta facendo da solo un lavoro cha poteva essere fatto prima regolando meglio il consumo del territorio con piani urbanistici più rigorosi, cosa che invece non è accaduta. Vede, se una comunità decide di crescere e di espandersi, anche a livello immobiliare e di consumo del territorio, non è un male, neanche per l’ambiente se lo si pianifica. Per esempio, a proposito della statale, strade che funzionano e che non creano congestioni sono un necessità per qualsiasi comunità, ma là dove si pianifica bene, prima si fanno le strade e le infrastrutture adeguare, poi si costruisce attorno fino a che si può. Poi magari si ristruttura, si ottimizzano gli spazi (anche con uno sviluppo verticale, se proprozionato), si ricostruisce sul brutto. Ecco quello che serve oggi: un serio programma di demolizione del brutto. Invece qui, come in tutta Italia ovviamente, si è costruito a macchia d’olio per accontentare ogni volta il gruppo di pressione di turno, sempre con un bell’inciucio di spartizione con l’opposizione. Questo almeno sino al duello Gnassi-Renzi.

Che possibilità vede per il futuro, anche turistico, del centro storico? In particolare, non si potrebbe mettere mano all’area intorno al castello per eliminare (o interrare) i parcheggi? E poi c’è il vecchio Teatro Galli...
Sì, va bene, questi sono i soliti sogni, e nessuno mai dirà che sono cose che non vanno fatte. Però restano sempre sulla carta. Ma se non si riesce neanche a fermare definitivamente un’idiozia come il TRC che è persino invisa alla stragrande maggioranza dei riminesi, e vista dai più come un mostro inutile e mangiasoldi! Del Galli ne parleranno ancora i nostri nipoti. Lo sa che i primi bandi per la ricostruzione risalgono agli anni 50? Per l’esattezza fu il “Concorso Architetti Italiani” svolto, appunto, per la ricostruzione del Teatro Galli, finanziato dalla Cassa di Risparmio di Rimini, ed eravamo nel 1955. Si figuri…

E l'annosa questione legata della rete fognaria mista, come è stata affrontata in passato e come può essere affrontata in futuro?
Dire che non si è fatto nulla, come molti di coloro che hanno scoperto il problema negli ultimi due anni si divertono dire, non è corretto. Opere ne sono state fatte, e progetti e proposte per il futuro ci sono. E’ che gran parte di ciò che è stato fatto, e anche di parte di quel che si andrà a fare, ha sempre avuto come enorme limite quello di non essere stato pensato come parte di una soluzione di lungo periodo, bensì come di una toppa, come se l’inadeguatezza della rete fognaria fosse un’emergenza isoalta. E questo perché i vecchi tecnici, grandi responsabili del disastro odierno, hanno sempre sottovalutato il problema. E comunque né i politici né le categorie non si sono mai messi seriamente attorno a un tavolo a ragionare delle condizioni che creavano quelle situazioni di emergenza e che condizionano negativamente tanti altri aspetti/progetti per la reale crescita della città. E quando fondammo Basta Merda in Mare alla fine degli anni novanta, per lungo tempo agli occhi di politici, tecnici e delle categorie sembravamo quasi degli alieni che parlavano della vita su plutone. Poi improvvisamente si son svegliati tutti, bene, e si comincia a capire, sperando che non sia troppo tardi (perché nel frattempo i soldi son volati via o sono stati destinati ad altro), che le fogne sono un po’ come il collo di bottiglia da cui tutto deve passare. E se non si allarga quella strettoia tutto il resto che andremo a progettare sarà destinato a fallire.

Come l’area del centro benessere a Rimini sud? l’idea della “terza gamba” è ancora valida?
Ecco un primo esempio di quel che dicevo. Lei ce la vede una città che vuole ambire a essere identificata come polo del benessere e che allo stesso tempo a ogni pioggia emette puzza da ogni tombino e scarica in mare quello che scarica? E oltretutto uno degli scarichi più attivi è proprio quello a fianco di Rimini Terme e della sua presa d’acqua. Cioè, le potenzialità e le strutture ci sono, ma sempre con la spada di Damocle delle fogne, madre di tutti i problemi. Se non investi prima lì, il resto farà poca strada. Oltretutto con le note disposizioni europee sulle acque che incombono.

Le colonie rappresentano un problema o potrebbero essere un'opportunità? Cosa pensi possa si possa o si debba fare con queste strutture?
Problema per chi? Su non mettiamoci a discutere sul sesso degli angeli! Le colonie sono uno dei simboli per eccellenza del degrado della politica locale, di ogni colore, e della guerre tra bande immobiliari che ci girano attorno. Sono il simbolo delle occasioni perdute, a mio avviso ancora peggio della farsa che va avanti da decenni sul teatro. Un fallimento su tutta la linea.

Come potrebbe presentarsi un realistico piano spiaggia e per il lungomare?
Liberandosi dall’idea suicida che per fare qualcosa di buono ci vuole del nuovo cemento, e far sì che il mare sia pulito. Vale quanto detto per il benessere: inutile farsi i vestiti nuovi se poi non ci si lava e si puzza.

Se ti fosse data carta bianca per realizzare un progetto in una zona di Rimini, quale sarebbe e in cosa consisterebbe?
La demolizione immediata dei palazzi che costeggiano i bastioni settentrionali per creare un doppio senso di marcia lungo la parte finale del porto, e poter chiudere così definitivamente il ponte di Tiberio al traffico così come il tratto di via Giovanni XXIII che parte dalla Domus e arriva la Corso. E allo stesso tempo prolungare via Caduti di Marzabotto sino alla parte alta del parco Marecchia e alle Celle, espropriando quella villa che blocca da decenni la viabilità riminese, e impedisce la messa a riposo del Ponte e il decongestionamento del traffico nel Borgo.


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Data creazione pagina: 2013-02-23 (1169 Letture)

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