Dalla casa di tolleranza ai primi “invasori”, pugliesi e napoletani: il quartiere raccontato da chi ci ha vissuto 30 anni
di Sergio Giordano, Corriere Romagna, 30 settembre 2011
Sono nato e vissuto per circa 30 anni nel Borgo Marina.
Chi ha visitato un pochino il Mondo sa perfettamente che in ogni città le zone limitrofe a scali marittimi o ferroviari rappresentano il punto più facile per aggregare qualunque tipo di "forestiero" che tenta di trovare alternative al luogo che ha abbandonato.
Io sono nato e cresciuto al civico 3/5/7 di Via dei Mille nella Cantina con gioco delle bocce di mio nonno, Costantino Nicolò, locale che si è poi trasformato negli anni in Trattoria con alloggio e gioco delle bocce e posto pubblico telefonico ed infine Ristorante con alloggio mentre i campi delle bocce diventavano un grande giardino per cenare all'aperto.
In questo sviluppo graduale di un esercizio pubblico ritrovo anche parte della storia del Borgo Marina dal 1910 al 1985, che in altre occasioni ho già descritto.
Purtroppo quando io e mio fratello abbiamo venduto la proprietà, controvoglia, per fare contenti i soliti parenti, il Borgo Marina si stava già trasformando.
Fino a quando non c'era la televisione e "Lascia e Raddoppia" di Mike Bongiorno si viveva ancora da borghigiani, come fanno ora altri in modo meno educato, sul marciapiede dove le varie attività si esprimevano in tutte le sue forme, senza bisogno di mega centri commerciali.
Era un comprare e un vendere continuo, mentre durante le sere d'estate le famiglie si mettevano con la sedia davanti alla porta.
Negli anni ’50 gli extra borghigiani si chiamavano Napoletani o meglio "giargianesi" e frequentavano il Bar Marittimo mentre i Pugliesi preferivano il Bar Roma. Le loro attività in embrione s’indirizzavano sulla vendita di pellame oppure di orologi simil oro detti anche "bidoni".
La vita dei "maschietti" orbitava attorno ai caffè ma anche sul casino, perché cari lettori, il Borgo Marina era provvisto di una bella e nota Casa di Tolleranza .
Sui frequentatori ci sarebbe da scrivere una storia ma Fellini ne ha già parlato nei suoi film mentre le "chiacchiere" che i bambini di allora ascoltavano dai grandi ci potrebbero ora aiutare a capire e affrontare, con animo più sereno, la minaccia che molti ora temono arrivare dal "diverso".
L'ordine pubblico che si chiede giustamente oggi lo si chiedeva anche in quegli anni, molto prima di conoscere la globalizzazione, e spesso arrivava la "Celere" per spegnere i dialoghi vivaci fatti anche con l'uso del coltello.
Chiaramente noi bambini, abituati alla fionda e alle frecce, non avevamo paura, anzi era un divertimento osservare le risse tra "magliari" e ci sentivamo protetti da robusti babbi e zii.
La Parrocchia di San Nicolò, quella di Don Angelo Campana, era amplissima, dico questo da ex ciarghino che aiutava a benedire le case,dal momento che non esisteva né San Girolamo né San Giuseppe e così il suo oratorio era stracolmo di bambini al piano terra e di bambine sul terrazzo.
Che non si venga a dire che questa "moribonda" Parrocchia si trova, ora, in questo stato per colpa degli extracomunitari!
Proprio il parroco attuale ha detto di essere un pochino invidioso perché lui è costretto a chiudere per mancanza di gente mentre gli "invasori", sempre per mancanza però di spazio ,sono costretti a pregare alla loro maniera tutti insieme chinati per strada e mettendo le scarpe sui zerbini dei negozi vicini.
Sono convinto in questo remember che se le mie zie fossero ancora vive non avrebbero avuto problemi ad accogliere in quel giardino per cenare all'aperto di 1000 mq, confinante con l'attuale "moschea", una folla di mussulmani in preghiera continua.
Le Scuole Marittime, hanno smarrito il loro motto di Navigare necesse est trasformandosi in altre scuole minori per poi diventare un Centro Universitario. Cari proprietari di alloggi come mai quasi tutti i vostri immobili, non più abitati dai borghigiani doc, non si sono trasformati, come si pensava all'inizio,in alloggi per gli studenti?
Forse per metterli decorosamente a norma bisognava investire di più che lasciarli in uno stato decadente accettabile dal popolo degli extracomunitari?.
Il degrado della mia vecchia proprietà in Via dei Mille è un degrado riminese non bengalese o marocchino e sarebbe bene che tutti se lo ricordassero.
Fra qualche anno avremo dei giovani borghigiani che con occhi a mandorla o con la pelle un pochino più abbronzata parleranno il riminese alla perfezione ma anche altre lingue quelle lingue che noi pigri cittadini non riusciamo a comprendere mentre gli invasori quando parliamo di loro capiscono perfettamente cosa diciamo perchè la lingua è la cosa più importante nel mercato.
Va a finire che ora qualche genio consiglierà di "discorrere" in dialetto.
Buona fortuna Borgo Marina!
Una vecchia immagine di Borgo Marina, Rimini
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