Di seguito trovate alcuni articoli sul mare riminese scritti da Giuliano Bonizzato per la rubrica Cronache Malatestiane che l'autore tiene settimanalmente sul quotidiano La Voce di Romagna
IL MARE DI RIMINI E' VIVO E SANO. E VI SPIEGO IL PERCHE'
La Voce di Romagna, 9 luglio 2012
I nostri turisti, frastornati da una sorta di terrorismo coprofobico dell’informazione, sono ormai giunti al punto di confondere l’intorbidamento dell’acqua dovuto alla “microalga da depuratore”, con gli escrementi che vengono scaricati in mare durante i temporali. Il bello è che la disinformazione parte spesso proprio da chi dovrebbe “far opinione”. E’ apparso recentemente sulla Voce un articolo, scritto da persona intelligente, colta e da me stimatissima, che, proprio per questo, mi ha fatto ancor più imbufalire. E siccome il mio amico scrive sempre in perfetta buona fede, la conclusione che ne traggo è una sola. Che lui, (come la maggior parte dei riminesi purtroppo!) del nostro mare non ha capito un accidente… State a sentire: “Il mare di Rimini è ormai morto, definitivamente e irremissibilmente morto e sepolto (!) e con lui anche il turismo balneare…E questo è successo “dopo quarant’anni di merda in mare… che per ritornare allo status quo ante,dove poter immergersi senza rischiare l’infezione (sic!) di anni ce ne vorranno il doppio”. Considerazioni apocalittiche, esiziali, quelle sì, per il nostro turismo balneare, originate semplicemente dal fatto che il nostro opinionista, dopo essersi immerso con le pinne il fucile e gli occhiali nelle celestiali acque delle Antille, ha poi eseguito un confronto con il Mare Nostrum, sottocosta, constatando che in quel momento era talmente torbido da non permettergli di vedere a pochi centimetri dal naso. Ma dai! Intanto è evidente che tu hai snobbato, sino all’altro ieri, i nostri fondali, che spesso, sottocosta, sono torbidi, per circostanze dovute a svariati fattori, uno dei quali rappresentato in particolar modo dalla quantità d’acqua dolce sparata dal nostro depuratore. Fattori che però con la cacca hanno nulla a che vedere. Io, che abitando a cento metri di distanza, nel mio mare ci nuoto quasi tutti i giorni, e spesso la mattina presto, prima di andare in studio o in Tribunale, posso anche assicurarti che, a metà giugno, grazie allo scarso afflusso di villeggianti, non solo l’acqua di Marina Centro era limpidissima, ma che, addirittura verso riva, stazionavano branchi di cefali lunghi più di un palmo. E a proposito di mare morto e sepolto, Ti consiglio di immergerti in un posticino fantastico soprannominato “Le Piramidi” dove troverai da divertirti - senza fucile- in mezzo a nugoli di corvine, cefali spigole, branzini, dentici nel blu e passere, capponi, pagelle, balestre, triglie, paguri seppie e tanto altro ancora, sul fondo. Il bello è che sarebbe sufficiente, perché anche tu possa renderti conto della incredibile ricchezza della fauna marina adriatica, affondare a trecento metri dalla battigia dei semplici sacchi di sabbia, come hanno fatto a Riccione, ricreando, anche a Rimini, un ecosistema analogo. Ma vallo a spiegare a chi, a Palazzo Garampi, ha fatto di tutto sinora per rendere il nostro mare sempre meno divertente, a partire dall’abolizione dei trampolini…
Informazione, dunque. Consistente anche nell’illustrare l’assoluta funzionalità ed efficacia dei nostri modernissimi impianti di depurazione nel rispetto di una normativa italiana assai più severa e restrittiva di quella della Comunità europea, per quanto riguarda la presenza, in percentuale, di coliformi fecali. I quali, quando la cacca va in mare, vengono comunque eliminati dalla sua naturale salinità, nel giro di ventiquattro ore. Il nostro mare non è morto. E’ vivo e sano. Te lo dice chi si è battuto per dieci anni a fianco degli amici della meritoria Associazione Basta Merda in Mare, sia collaborando con una monografia giuridica a una loro pubblicazione, sia con una ventina di articoli, che potrai – se ne hai voglia - reperire facilmente in rete, digitando su Google il mio cognome abbinato alla parola “mare”. Ciao!
Giuliano Bonizzato
MICROALGA DA DEPURATORE. POTREBBE DIVENTARE UN PROBLEMA
La Voce di Romagna, 19 settembre 2011
Forse, dopo l’apertura della Inchiesta della Procura sugli sversamenti fognari, il nostro nuovo Sindaco ha avuto troppi problemi con quella vera per occuparsi anche della “similcacca” algale che, dopo aver minato la trasparenza delle acque costiere per tutta la stagione ha infine, in agosto, come avviene sempre quando il mare è caldo e calmo, dipinto il mare di rosso e di marrone lungo la fascia di balneazione destinata soprattutto ai bambini.
Per cui gli ripropongo nuovamente, in sintesi, ma con ulteriori puntualizzazioni e aggiornamenti, la domanda di cui alla mia “lettera aperta” pubblicata dalla Voce di Romagna del 18 luglio u.s.
Caro Sindaco ci sa dire, nel fragoroso silenzio dei suoi predecessori (che non solo non hanno risposto alla “Voce di Romagna”, ma neppure alle reiterate interpellanze consiliari sul tema) per quanti anni ancora, dovremo tenerci nei primi cento metri dalla battigia, là dove fanno (o vorrebbero fare) il bagno i bambini, le micro e le macro alghe da depuratore con conseguente mancanza di trasparenza del mare e strane e allarmanti sue colorazioni? Vi è qualche probabilità che, in futuro, i reflui del depuratore (il nostro Po!) e relativi fosfati e nitrati vengano utilizzati per irrigare i campi o lavare le strade anziché per concimare il mare?
Tenga presente, caro Sindaco, che, da Buon Cittadino Riminese, mi sono sempre premurato di informare il pubblico, attraverso queste mie Cronache, che, dopo essere stati i primi in Italia ad installare i depuratori, li possediamo, ora, di ultimissima generazione e tali da rendere quasi potabile l’acqua del mare, a differenza di tante bellissime località che vantano acque trasparenti ma inquinatissime. E che, inoltre, i nostri parametri, circa la presenza di coliformi fecali, sono di gran lunga più severi di quelli fissati dalla Comunità europea. Ma, caro Sindaco, l’acqua del mare, oltre che potabile dovrebbe essere anche azzurra e trasparente, come quando i depuratori non esistevano. Perché come si fa a spiegare a un Milanese saccente che non conosce neanche come è fatto un depuratore, a un tedesco incazzato che giura che il prossimo anno andrà in Croazia o a una mamma disperata perché non sa se deve fidarsi o meno di mandare in acqua i pargoletti, che l’alga non è merda, che il bacterium coli è invisibile e non dipinge il mare di rosso e che la microalga non può essere tossica stante il monitoraggio continuo della Costa da parte dell’Arpa?
Insomma, caro Gnassi, mi creda: è stata fatta tanta di quella confusione tra merda saltuaria e alga costante che ormai la maggior parte di quelli che una volta si chiamavano bagnanti, non ci capisce più un tubo.
Bisognerebbe almeno, in attesa di risolvere il problema, che Lei, avvalendosi del Suo Prestigio Istituzionale, provvedesse a dissipare l’equivoco merda = alga, alga = tossicità, magari anche attraverso il Publiphono. Meglio che niente. Che ne dice? E poi, per favore, si convinca che il problema potrebbe assumere altri e più preoccupanti aspetti, se sulla nostra costa arrivasse davvero l’Ostreopsis ovata, microalga tossica caratteristica dei climi caldi e tropicali che predilige proprio gli ambienti dove, come da noi, sono già presenti alghe brune o rosse e tratti costieri caratterizzati da bassi fondali privi di correnti. Facciamo pure i debiti scongiuri. Ma resta purtroppo il fatto che l’Ostreopsis, dopo aver fatto il suo ingresso in Puglia nel 2001, aver colpito la Liguria nel 2005, interessato la Costa di Fregene nell’estate del 2006, provocato una fioritura eccezionale nelle Marche tra il Passetto e Sirolo nel settembre 2008, si è presentata quest’estate, non solo a Trani* ma, nuovamente, al Passetto di Ancona. Con conseguenti divieti di balneazione.
Non pensa che sarebbe meglio prevenire questa possibile eventualità, attuando rapidamente almeno il Piano più facile e meno costoso, già approvato da ben sei anni, comportante la destratificazione delle acque dolci attraverso la loro immissione nel Porto Canale con conseguente notevole abbattimento delle fioriture algali?
A proposito. Il mare, in questi ultimi giorni di settembre è notevolmente migliorato in termini di trasparenza e vitalità. Sono tornati perfino i branchi di pesciolini sulla riva. Poiché, infatti i nostri ospiti si sono per lo più dileguati, anche la quantità di acqua sversata in mare dal depuratore (120.000 metri cubi al giorno nei periodi di maggior afflusso) è drasticamente diminuita con i conseguenti benefici effetti di cui sopra. Come volevasi dimostrare.
In attesa di Suo cortese riscontro voglia gradire i miei migliori saluti.
Giuliano Bonizzato
* Dopo la diffusione da parte dell’Arpa dei dati relativi al monitoraggio della presenza di Ostreopsis Ovata, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani ha convocato un tavolo tecnico con la partecipazione di Legambiente e WWF, Comando della Capitaneria di Porto, Comando Corpo Forestale dello Stato, ROAN Guardia di Finanza, Arpa Puglia. E’ stato attivato un call center. Le autorità sanitarie e le Forze dell’Ordine sono state allertate. Le riunioni si svolgeranno periodicamente per coordinare le varie attività.
QUELLI CHE TANTO LA COLPA E’ DEL PO
La Voce di Romagna, 23 maggio 2011
A Rimini (dalla mucillagine in poi) si è progressivamente abbandonata la politica balneare in favore di quella di altri cento turismi che col mare non hanno nulla a che vedere. “Complesso pelagico”, l’ho chiamato io a suo tempo. Già! Un complesso freudiano, da lettino dello psicanalista. Mare brutto, cattivo, non mi fido, pussa via, perché devo pulirti il sederino dalle alghe che dopo tanto ti sporchi ancora con la cacca? Viene il dubbio d’essere stati amministrati sino ad oggi da gente che, vivendo al di là del muro di Monfalcone e magari non essendo neppure di Rimini, conosce il nostro mare soltanto di vista, non ci ha mai nuotato nè sotto né sopra, e, naturalmente, non si rende neppure conto di come, una volta, fosse trasparente e guizzante di vita a cento metri dalla riva, per la gioia dei bambini e dei subacquei dilettanti.
Quasi due anni fa, fui piacevolmente sorpreso nell’apprendere che il gruppo “Partito Repubblicano Italiano” in persona del suo presidente Architetto Giulio Gherardo Starnini, aveva presentato una interpellanza al Sindaco avente ad oggetto, una volta tanto, non la solita merda dopo i temporali, ma la trasparenza, colorazione e vitalità del mare sottocosta causati dall’afflusso estivo di 110.000 metri cubi di acqua dolce al giorno da parte del depuratore sui nostri fondali, troppo bassi e privi di correnti, con relative fioriture algali. Starnini, prendendo a riferimento il mio “ripetuto intervento pubblico nelle consuete Cronache Malatestiane” chiedeva (riproducendo integralmente le medesime domande da me rivolte alla Pubblica Amministrazione) le ragioni per cui, a distanza di quindici anni dalla sua approvazione da parte del Comune, il progetto di riqualificazione marina attraverso la deviazione dei reflui del depuratore nel Parco Marecchia e successiva loro miscelazione nel porto canale, non venisse ancora considerato prioritario. E che significato avesse alla luce di tale progetto, economico e facilmente realizzabile, la richiesta di fondi regionali per una “fertirrigazione,” in contrasto con la vigente normativa e con la presenza sul territorio del Canale Emiliano Romagnolo. Analoga interrogazione, era stata avanzata, poco prima, in termini ovviamente più “politici”, dal solito Grillo Parlante Gioenzo Renzi, riminese di marina, che da sempre si era dato da fare per la realizzazione del progetto, ottenendo, come primo passo lo smantellamento della diga mobile che ostacolava la circolazione delle acque nell’invaso del Ponte.
Bene. A distanza di quasi due anni l’Amministrazione non si è degnata di rispondere. Né a me, né a Giulio, né a Gioenzo.
Giudicate voi, se questo arrogante silenzio sia giustificabile, in considerazione soprattutto dell’importanza che il Progetto “Alpina acque” riveste per restituire al mare sottocosta la sua naturale colorazione, trasparenza e vitalità. Infatti ( come esaurientemente documentato dallo studio dei docenti di Idraulica alla facoltà di Ingegneria di Bologna Bragadin e Mancini) spostando l’acqua depurata dalla foce del deviatore al vecchio alveo del Marecchia , non solo si creerebbe, al centro del Parco, un vivace ruscello di acqua dolce pulitissima, con continuo ricambio nell’invaso del Ponte di Tiberio e conseguente salvaguardia dei piloni dalla corrosione ora operata dalla salsedine, ma si otterrebbe, (a differenza di quanto avviene oggi nel “lago” creatosi alla foce del deviatore) la miscelazione nel Porto Canale dell’acqua dolce con la salata grazie anche alle oscillazioni di marea. Ed è appunto attraverso tale miscelazione che si risolvono - come pure documentato nel “progetto per Rimini” dei due citati studiosi - i due problemi che affliggono i nostri bassi fondali in condizioni estive di tempo secco: quello della proliferazione della microalga sottocosta -per fortuna ancora non tossica come invece è capitato nelle Marche - e quello, strettamente correlato, della morte sul fondo della fauna marina.
Ma chi ci ha sinora amministrato ha dimostrato ampiamente che della bellezza del nostro mare non glie ne può fregare di meno. Si tratta di personaggi che alle domande scomode sull’argomento, hanno sempre opposto il classico “muro di gomma”. Di gente che, non si è ancora capito se per ignoranza o malafede, è stata capace anche di affermare, in pieno agosto, dopo due mesi di siccità, quando il mare, nella striscia sottocosta, era giallo, nero o marrone (e, sotto, c’era il cimitero) che “tanto la colpa è del Po…”
Ma che vadano tutti “a fà ‘n bagno”, come si dice dalle nostre parti!
Giuliano Bonizzato
L'INTERPELLANZA REPUBBLICANA E IL MURO DI GOMMA
La Voce di Romagna, 28 settembre 2009
Mare Nostrum.
Perché non rispondono? -si domandava Simone Mariotti in un suo recente
articolo.
E perché-ribadivo io- l'opposizione non" interroga"?
Ebbene finalmente, dopo ben sei nostri articoli di denuncia l'opposizione ha
cominciato ad interrogare. E, in un certo senso, anche ad interrogarsi. Dopo
l'intervento di Gioenzo Renzi di cui ho parlato la scorsa settimana, ora si
è mosso, con grande potenza di fuoco, facendo integralmente proprie le
mie domande, anche il gruppo "Partito Repubblicano Italiano"in persona
del suo presidente Arch. Giulio Gherardo Starnini. Questo il testo della relativa
interpellanza. Oggetto: "Qualità acque di balneazione"
Sig. Sindaco, prendo a riferimento per questa interrogazione
il ripetuto intervento pubblico svolto dall'avvocato Giuliano Bonizzato nelle
consuete cronache malatestiane che alimenta su un quotidiano locale. Nelle sue
Cronache poneva all'amministrazione (ma anche all'opposizione, che ci è
sempre apparsa piuttosto fiacca in tema di eutrofizzazione e anossia da depuratore)
le domande che qui, sinteticamente, ripropongo:
Perché, dopo quindici anni dall'approvazione del progetto di riqualificazione
delle acque marine attraverso la deviazione dei reflui del depuratore nel Parco
Marecchia e la loro miscelazione nel porto canale lo stesso progetto non viene
ancora considerato prioritario?
Che significato abbiano, alla luce di tale progetto, poco costoso e facilmente
realizzabile:
a) la richiesta di fondi regionali per la fertirrigazione attraverso i reflui,
costosissima e attualmente irrealizzabile per contrasto con la normativa, nonché
incomprensibile dal momento che l'acqua buona è già arrivata a
Bellaria, trasportata dal Canale Emiliano Romagnolo;
b) la costruzione di faraoniche piscine sulla spiaggia del tutto inutili una
volta risanato il mare grazie alla soluzione di cui sopra;
c) l'altro progetto di scaricare i reflui al largo della costa con relativa,
costosa manutenzione dei numerosi "diffusori" indispensabili per eliminare
la "stratificazione", ammesso e non concesso che l'idea possa funzionare
sui nostri bassi fondali.
Orbene. Per ora, tali semplici e logiche domande, non hanno
avuto risposta. Non possono infatti essere considerate risposte "Non conosco
il problema" "Sarà mia premura verificare" "Lei ha
ragione ma mancano i soldi". " I soldi ci sono, ma manca la volontà
politica". "Ci stiamo lavorando" " Tanto la colpa di tutto
è del Po…" Affermazione, quest'ultima, non solo umoristica
ma allarmante nella sua disinformata perentorietà.
Mi sono reso conto, comunque, che, la maggior parte dei "politici"
non solo ignora che la proliferazione dell'alga sottocosta è dovuta esclusivamente
ai nutrienti del "nostro" Po personale (il depuratore!), ma non si
è mai curata di accertare la tristissima situazione marina determinatasi
in seguito ad essa: la morte, sottocosta, per mancanza di ossigeno di qualsiasi
forma di fauna marina.
Né la maggior parte dei suddetti politici è rimasta turbata dal
fatto che il mare sottocosta, anche quando non è afflitto da periodiche
strane colorazioni, abbia comunque perso quella trasparenza che lo rendeva particolarmente
gradevole ai nuotatori, soprattutto nelle prime ore del mattino, prima del naturale
leggero intorbidimento delle acque dovuto esclusivamente alla movimentazione
del fondo sabbioso.
Poi, saltuariamente, a completare il quadro, c'è anche la merda, dovuta,
come ha detto recentemente il Sindaco, a quarant'anni di inerzia della precedente
Amministrazione per la colpevole mancata realizzazione delle doppie condutture.
Ma non confondiamo i due problemi. Ché tanto ci pensano loro, a confondersi,
dopo i temporali.
Qui si chiede semplicemente a "questa" Amministrazione cosa intende
fare per eliminare "l'alga da depuratore". Quale progetto, dei tanti
in cantiere, voglia adottare. E, soprattutto "quando".
Si chiede risposta scritta e la trasformazione in mozione da discutere in commissione
II^ a garanzia e controllo sugli atti amministrativi.
Staremo a vedere. E controlleremo se le risposte (quando verranno)
verteranno esaurientemente su tutte le questioni sollevate, o non si limiteranno,
invece, alle formule di stile paventate dallo stesso interpellante.
Resta il fatto che dopo ben tre mesi di martellanti interrogazioni pubbliche
da parte di un quotidiano (La Voce di Romagna) non è a tutt'oggi pervenuta
una risposta altrettanto pubblica da parte della (Pubblica!) Amministrazione.
Mariotti ha parlato di "muro di gomma" dei politici: "Quelli
che contano, quelli che decidono come spendere i nostri soldini, non hanno risposto
alla città. Eppure li paghiamo per amministrarci, sono nostri dipendenti…".
Hai ragione, Simone. Dai dipendenti dovremmo attenderci almeno un po' di rispetto.
Giuliano Bonizzato
MA I RIMINESI AMANO ANCORA IL LORO MARE?
La Voce di Romagna, 14 settembre 2009
Caro Simone Mariotti,
Rispondo volentieri alla missiva che mi hai indirizzato Mercoledì 12
Agosto, sulla Voce. E' vero. Alle nostre lettere aperte sul perché sia
stato accantonato un progetto per il Parco Marecchia (già pronto, che
costa poco e che, oltre a tutto il resto, avrebbe risolto i problemi del mare
sottocosta) i nostri politici non si sono degnati ancora di rispondere. L'estate
è passata, i turisti pure, ma le nostre "Zanzinarie" son tiri
a rete che, come avrebbe detto il vecchio Carosio, "non hanno sortito effetto
alcuno". Insomma va a finire davvero che ci ridurremo a scriverci tra di
noi se non altro per inveire Ciceronianamente: "O di immortale! In qua
urbe vivimus? Quam populum habemus?"
Eh, già. C'è proprio da domandarsi non soltanto in che Città
viviamo ma anche quale Popolo abbiamo. Ebbene, caro Simone, prendine anche Tu,
come me, tristemente atto. Il nostro Popolo Riminese, del suo mare, se ne sbatte
altamente. Non glie ne può fregare di meno! Hai forse letto, sulla Voce,
uno straccio di lettera che esprimesse lo sconcerto di qualche nostro concittadino
nei confronti dell'Amministrazione comunale per come sta gestendo la faccenda
del depuratore? Al massimo c'è qualcuno di noi che s'arrabbia quando
viene versata la cacca in mare. Silenzio di tomba, invece, da parte dei Riminesi,
per quanto riguarda la trasparenza, il colore, la morte di ogni forma di vita
sul fondo, l'onnipresenza della microalga, il tutto ovviamente nei primi cento
metri dalla spiaggia, la zona dove la maggior parte dei turisti (e tutti i bambini)
si ammucchiano per sguazzare …
Tristemente, ormai.
E fino a quando?
Dimenticavo. Un risultato l'abbiamo ottenuto. Come ha riferito la Voce di martedì
11 agosto, il solito Gioenzo Renzi ha presentato una interrogazione in merito
ricordando, a sua volta, a) che il progetto dei professori Mario Rossi e Luigi
Bragadin dell'Università di Bologna risale al 1994, b) che le stesse
cose lui, Gioenzo, le aveva chieste nel 1999 con mozione regolarmente approvata
dal Consiglio Comunale c) che nel dicembre del 2006 la Società Alpina
Acque aveva regolarmente depositato lo studio idraulico del Parco e del Porto
Canale.
Ogni commento appare a questo punto superfluo.
A parte il fatto che, per ora, non hanno risposto nemmeno a Lui.
-"I tempi sono lunghi…" -mi ha detto, rassegnato.
E poi quali saranno le risposte?
-"Il problema allo studio "? "Ci stiamo lavorando" "Siamo
in attesa di ottenere un finanziamento"?
Diciamocela, una volta per tutte, questa amara verità. La maggior parte
dei nostri concittadini, ivi compresi quelli che siedono in Consiglio, il mare
non lo ama nè lo conosce… La Rimini balneare e salutista è
stata, per lo più, creata da gente che veniva da fuori a partire da Paolo
Mantegazza e Antonio Murri…E quindi non c'è da stupirsi se anche
gli eletti di Palazzo Garampi non considerino una priorità (che bella
parola: priorità!) il recupero di quel mare azzurro e trasparente delle
prime ore del mattino che piaceva tanto a quel galantuomo del Commendator Arpesella…
Ma erano i tempi in cui i bambini pescavano, a riva, le acquadelle e i cavallucci
marini e i più grandi andavano sott'acqua con la maschera a caccia di
cannolicchi. I tempi dei trampolini e degli zatteroni brulicanti di ragazzi
e ragazze ed echeggianti delle loro risate, delle altalene sulla spiaggia, dell'amore
sui mosconi…
I tempi in cui il mare, oltre a essere bello era anche divertente.
Giuliano Bonizzato
FINO A QUANDO, AMMINISTRAZIONE, ABUSERAI DELLA NOSTRA
PAZIENZA?
La
Voce di Romagna, 10 agosto 2009
Da Marco Tullio Cicerone. Le nuove Catilinarie.
Ve l''avevo promesso. Ove non fosse pervenuta una risposta ufficiale da
parte del Comune alle interrogazioni mie e di Simone Mariotti circa le soluzioni
che, tra i vari contraddittori progetti, intenda adottare( e in quali tempi!)
per risolvere i danni provocati all'ambiente marino dal depuratore, sarei ricorso
alle "Invettive" di ciceroniana memoria.. Come chiameremo queste nuove
"Catilinarie"? "Ravaiolarie"? "Melucciarie"? Beh,
"Zanzinarie" suonerebbe meglio, ma mi sembra ingeneroso nei confronti
di un assessore che appare più vittima che colpevole. C'è da chiedersi
anche fino a che punto c'entri il Sindaco, impegnato su ben più impegnativi
fronti sanitari dove, davvero, è il più bravo di tutti. In quanto
a Melucci è in fondo, sia pur con delega, uno dei tanti consiglieri convinti
in buona fede che la colpa sia del Po… Secondo me la responsabilità
è di tutti, compresa l'opposizione. Perché in fondo, sul banco
degli imputati, (nonostante i consulenti da noi pagati abbiano già spiegato
loro e da oltre quindici anni, come stanno le cose) c'è, soltanto l'ignoranza
o, nella migliore delle ipotesi, la sottovalutazione del problema, da parte
di chi, in un modo o nell'altro, ci rappresenta. In ogni caso eccovi servito
Marco Tullio Cicerone. In salsa malatestiana.
Quo usque tandem abutere, Administratio, patientia nostra?
Fino a quando, Amministrazione, abuserai della nostra pazienza? Per quanto tempo
cotesta tua temeraria condotta (effrenata audacia) ci vedrà
sudditi e non cittadini? Né di Gioenzo le uniche, ormai antiche interrogazioni,
né la Voce che disvelò la tua ignavia su anossie e eutrofizzazioni
da depuratore, né il Comitato alla fecal materia avverso, né il
montante furore degli amanti del Mare, né l'opposizione unanime dei buoni
cittadini (concursus bonorum omnium) ti hanno sgomentato. Arrogantemente
tu taci. Eppure il tuo continuo procrastinar la soluzione del problema è
ormai scoperto , non te ne accorgi? Patere tua consilia non sentis?
Ciò che non facesti e potevi fare , quali decisioni prendesti che non
avresti dovuto prendere, i contraddittori progetti sulla balneabilità
che hai divisato senza realizzarne alcuno, credi tu ci sia uno solo di noi che
non ne sia informato?
O tempora o mores! Oh tempi, oh, costumi! Di tutto questo l'opposizione
è a conoscenza, il Popolo è informato, eppure questa Giunta vive!
Hic tamen vivit!
Ebbene, lo dico apertamente… Nos, nos cives, dico aperte, desumus!
Siamo noi, noi, cittadini che non siamo all'altezza dei nostri diritti e dei
nostri doveri! Fuit quondam in hac Urbe virtus…Vi fu un tempo
tanto civismo in questa Città, che i migliori punivano le Amministrazioni
coi castighi più duri…O Di immortales! Ubinam gentium sumus?
Quam populum habemus? In qua urbe vivimus? Oh, Dei immortali! In qual parte
del mondo ci troviamo? Quale popolo abbiamo? In quale città viviamo?"
Basta così. Parto per le ferie, naturalmente tra gli amici dell'Alta
Valmarecchia, ora finalmente romagnoli non solo di fatto ma anche di diritto.
Mi aspetta un cavallo talmente vecchio, da farmi sentire molto più giovane.
E un aureo libretto, edito da Einaudi tascabile, intitolato "La Nobile
Arte dell'Insulto" di Lianq Shiqiu, le cui regole mi consentirebbero di
passare, senza subire conseguenze penali (anche in virtù delle esimenti
della provocazione e della ritorsione) dal "tono di aspro, improvviso e
vivace rimprovero" tipico dell'invettiva, all'ingiuria vera e propria,
sia pur nelle nobili forme descritte dal grande autore cinese da me citato.
Ma sono certo che, finalmente, risponderanno. E che anche voi vi farete sentire,
magari con qualche e.mail spedita a francofregni@lavocediromagna.com.
Ci risentiamo a settembre.
Giuliano Bonizzato
NON RISPONDONO. ED ALLORA BASTA. PARTIREMO CON LE INVETTIVE
La Voce di Romagna, 3 agosto 2009
Nella mia precedente Cronaca ponevo all'amministrazione (ma
anche all'opposizione, che mi è sempre apparsa piuttosto fiacca in tema
di eutrofizzazione e anossia da depuratore) le domande che qui, sinteticamente,
ripropongo:
-Perché, dopo quindici anni dall'approvazione del progetto di riqualificazione
delle acque marine attraverso la deviazione dei reflui del depuratore nel Parco
Marecchia e la loro miscelazione nel porto canale lo stesso non viene ancora
considerato prioritario.
-Che significato abbiano , alla luce di tale progetto, poco costoso e facilmente
realizzabile:
a) la richiesta di fondi regionali per la fertirrigazione attraverso i reflui,
costosissima e attualmente irrealizzabile per contrasto con la normativa, nonché
incomprensibile dal momento che l'acqua buona è già arrivata a
Bellaria, trasportata dal Canale Emiliano Romagnolo.
b) La costruzione di faraoniche piscine sulla spiaggia del tutto inutili una
volta risanato il mare grazie alla soluzione di cui sopra.
c) L'altro progetto di scaricare i reflui al largo della costa con relativa,
costosa manutenzione dei numerosi "diffusori" indispensabili per eliminare
la "stratificazione", ammesso e non concesso che l'idea possa funzionare
sui nostri bassi fondali.
Orbene. Per ora, tali semplici e logiche domande, non hanno avuto risposta.
Non possono infatti essere considerate risposte "Non conosco il problema"
"Sarà mia premura verificare" "Lei ha ragione ma mancano
i soldi". " I soldi ci sono, ma manca la volontà politica".
"Ci stiamo lavorando" " Tanto la colpa di tutto è del
Po…" Affermazione, quest'ultima, non solo umoristica ma allarmante
nella sua disinformata perentorietà.
Mi sono reso conto, comunque, che, la maggior parte dei "politici"
non solo ignora che la proliferazione dell'alga sottocosta è dovuta esclusivamente
ai nutrienti del "nostro" Po personale (il depuratore!) ma non si
è mai curata di accertare "de visu" la tristissima situazione
marina determinatasi in seguito ad essa: la morte, sottocosta, per "anossia"
(mancanza di ossigeno) di qualsiasi forma di fauna marina il che è a
dire di quell'insieme gioioso di pesciolini, cavallucci marini, granchietti,
cannolicchi, poveracce, che facevano un tempo la gioia dei bambini ma anche
di tanti adulti che, muniti di maschera e pinne, perlustravano i fondali prospicienti
alla zona di balneazione. E che ora trovano il deserto.
Né la maggior parte dei suddetti politici è rimasta turbata dal
fatto che il mare sottocosta, anche quando non è afflitto da periodiche
strane colorazioni, abbia comunque perso quella trasparenza che lo rendeva particolarmente
gradevole ai nuotatori, soprattutto nelle prime ore del mattino, prima del naturale
leggero intorbidimento delle acque dovuto esclusivamente alla movimentazione
del fondo sabbioso.
Ne ho dedotto una triste verità.
La maggior parte di chi ci rappresenta del "suo" mare se ne frega.
E se ne frega perché non lo ama. Non ci nuota dentro. Non ci va sotto.
Peccato che anche quei pochi che lo frequentano non lo amino abbastanza da battersi
per farlo ritornare "com'era".
Il Teatro sì. Il mare, no.
Perché non rispondono? -si domanda Simone Mariotti riprendendo il tema
in un suo recente articolo.
Già.
E perché-dico io- l'opposizione non" interroga"?
Non resterebbe, a questo punto, che confidare in quella figura retorica che
i grandi oratori del passato, definivano "Invettiva". E poichè
mi considero ancora un cittadino e non un suddito, ove non pervenga una doverosa,
sollecita, ufficiale e convincente risposta, alle interrogazioni mie e di Mariotti,
comincerò, da questa Rubrica, ad ispirarmi alle "Catilinarie"
di Cicerone. Confidando nell'appoggio del Popolo degli Amanti del Mare. E dei
bagnini che, incazzati come belve, sono costretti a spalare da mane a sera le
alghe più grosse, quelle che si formano continuamente ed esclusivamente
sulla riva soprattutto davanti ai bagni che vanno dall'1 al 10. Quelli, tanto
per intenderci, più vicini…al nostro Po. La microalga che intorbida
l'acqua (quando non la colora addirittura di rosso o di giallo) facendo fuori
ogni forma di vita marina, arriva invece dappertutto rendendo squallido il bagno
dei bambini che non possono spingersi al largo. E del tutto inutili le immersioni
di chi vorrebbe praticare lo "snorkeling",
Poi, saltuariamente, a completare il quadro, c'è anche la merda (che
a me, personalmente, preoccupa meno) dovuta, come ha detto recentemente il Sindaco,
a quarant'anni di inerzia della precedente Amministrazione per la colpevole
mancata realizzazione delle doppie condutture.
Ma non confondiamo i due problemi. Ché tanto ci pensano loro, a confondersi,
dopo i temporali.
Noi stiamo chiedendo semplicemente a "questa" Amministrazione cosa
intende fare per eliminare "l'alga da depuratore". Quale progetto,
dei tanti in cantiere, voglia adottare. E, soprattutto "quando".
Restiamo in attesa.
Ma non per molto.
"Quo usque tandem, Ariminensis Administratio, abutere
patientia nostra?". (Fino a quando, Amministrazione di Rimini, abuserai
della nostra pazienza?)
Staremo a vedere.
Anzi, a sentire.
Giuliano Bonizzato
COSA INTENDE FARE (E QUANDO!) IL COMUNE DI RIMINI PER RECUPERARE
LA QUALITA DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE? UNA RISPOSTA SUBITO
La Voce di Romagna, 27 luglio 2009
C'era una volta la "Diga Mobile" o "Soglia galleggiante",
una delle più solenni e costose "patacate" studiate dal Comune
di Rimini per risolvere il problema dell'invaso del Ponte di Tiberio. Questo
"marchingegno" avrebbe dovuto abbassarsi una volta sommerso dall'acqua
dell'"invaso", adeguandosi altresì all'andamento delle maree.
Non funzionò praticamente mai, nonostante i 7 miliardi di vecchie lire
(di allora!) spesi per manutenzioni e sistemazioni varie. Così i piloni
dell'Antico Ponte Romano, simbolo con l'Arco d'Augusto della nostra Città,
sono rimasti immersi, per decenni, in una sorta di stagno melmoso e maleodorante.
Nel 1994 il Prof. Dott. Mario Rossi e il Prof. Ing. Gianni Luigi Bragadin dell'Università
di Bologna, nominati consulenti dal Comune, proposero una soluzione semplicissima
e relativamente poco costosa. Innanzitutto, come è ovvio, l'eliminazione
della sciagurata "Diga Mobile". Quindi il deflusso di acqua dolce
da monte, utilizzando le acque del depuratore che, pur avendo già subito
il trattamento completo, avrebbero dovuto, per maggior sicurezza, passare anche
attraverso una serie di laghetti lungo l'asse del parco per liberarsi ulteriormente
del loro carico fertilizzante di nitrati e fosfati. L'acqua del depuratore così
filtrata e purificata avrebbe provocato, finalmente, il ricambio idrico dell'invaso
e una superiore qualità del mare sottocosta.
Il Consiglio Comunale, in una seduta del novembre 1999, accogliendo una mozione
di Gioenzo Renzi, ritenne "di particolare interesse rinaturalizzare quest'area
di pregio della città e della costa, in un nuovo equilibrio ambientale
e paesaggistico con il ripristino dello scorrimento naturale e continuo di acque
dolci, per ridare vita al Parco, al Ponte e al Porto restituendoli all'interesse
della città e per ottenere quel ricambio di cui da decenni si sente la
mancanza."
Eliminata la finalmente la sciagurata Diga, ci si aspettava che a queste belle
parole seguissero i fatti. Tanto più che dagli studi effettuati emergeva
che deviando le acque del depuratore nel Parco Marecchia non solo si otteneva
un Parco esteticamente più gradevole, si salvavano i piloni del Ponte
Romano dalla corrosione operata dalla salsedine, si eliminavano melma e puzza
e si creava una nuova via di deflusso per le portate eccezionali del Marecchia
evitando così il periodico allegamento del borgo S. Giuliano, ma si conseguiva
un risultato di importanza vitale per la balneabilità. Infatti, immettendo
i reflui nell'invaso, si sarebbe finalmente ottenuta (a differenza di quanto
avviene oggi nel deviatore del Marecchia) la miscelazione dell'acqua dolce con
quella salata, risolvendo in tal modo i due problemi che più affliggono
i nostri fondali: quello della proliferazione della microalga sottocosta, e
quello, strettamente correlato, della morte sul fondo della fauna marina, entrambi
causati dalla "stratificazione".
Dopo lo smantellamento della Diga c'era da aspettarsi che i lavori iniziassero
immediatamente. Se siamo una città balneare, la prima cosa da salvaguardare
(lo comprendono anche i bambini) è la qualità del mare, anche
per scongiurare il pericolo, se non dell'alga venefica tropicale che pare sia
destinata a stazionare soltanto in Africa e dintorni, quanto meno di quell'alga
tossica che la scorsa estate ha infestato alcuni tratti della costa marchigiana.
Apprendiamo oggi dai giornali che questo intervento non rientra tra le priorità
dei prossimi venti mesi di governo della città.
Eppure dopo la "Cronaca Malatestiana" del 6 luglio con la quale, illustrando
gli studi dell'Ing. Danilo Pace e dell'Ing. Gastone Gamberini , avevo sollevato
la questione, si era fatto vivo l'Ufficio Stampa di Alpina Acque s.r.l., il
quale (dopo aver ricordato che "il Comune di Rimini già da tempo
sta pensando alla salvaguardia della balneabilità della costa, avendo
affidato alla predetta Società, un progetto idraulico di riqualificazione
del Parco Marecchia") concludeva ribadendo il concetto che "non c'è
più tempo da perdere". Dal canto suo l'assessore Andrea Zanzini,
da me personalmente interpellato, mi ha confermato che la soluzione è
già stata inserita nel Piano Triennale del Comune di Rimini, ma che,
per ora "non ci sono i soldi".
A questo punto ho cominciato a innervosirmi. Non siamo tutti d'accordo sul fatto
che per quanto riguarda la balneabilità "non c'è più
tempo da perdere"?
Perché, dopo aver fatto già trascorrere quindici anni dalla soluzione
proposta dai consulenti bolognesi, il progetto non è considerato ancora
prioritario?
Perché i soldi per finanziare altre soluzioni molto più complesse
e costose si trovano sempre?
Non è che anziché risanare il mare con poca spesa, finiremo per
costruire faraoniche piscine sulla spiaggia?
Che significato ha la richiesta di fondi regionali per rendere i reflui idonei
ad irrigare i campi (soluzione che, allo stato attuale della normativa appare
difficilissima) quando il Canale Emiliano Romagnolo, con le sue acque supercontrollate,
è già arrivato a Bellaria? E tale richiesta non si pone in evidente
contraddizione con la citata riqualificazione idraulica di Alpina Acque?
E non esiste forse anche l'altrettanto costoso progetto di scaricare i reflui
al largo della costa? Ed è vero che in tal caso la mancata miscelazione
tra acqua dolce e salata dovuta ai bassi fondali non sarebbe considerata d'ostacolo
in quanto verrebbero predisposti lungo la tubazione principale, tanti piccoli
"diffusori" laterali? E' vero o no che il sale marino otturerebbe
i forellini dei diffusori e che occorrerebbero ulteriori finanziamenti per la
manutenzione di questi ultimi, con conseguente enorme lievitazione dei costi?
Perché "è sempre così difficile ottenere uno straccio
di risposta anche sulle cose più semplici da amministratori e politici"-così
come constatato da Simone Mariotti, (riprendendo la questione da me sollevata)
in un graffiante pezzo apparso mercoledì 15 luglio su queste colonne?
Perché da noi, insomma, si fa tanta fatica a realizzare subito le cose
buone che costano poco?
In definitiva tra i tanti progetti in cantiere, cosa intende fare (e quando!)
il Comune di Rimini per recuperare la qualità delle acque di balneazione
salvandole da eutrofia e anossia da depuratore?
Siamo in attesa di una risposta circostanziata per ciascuna di queste domande.
Anche da parte dell'opposizione che, francamente, non mi sembra che, in tema
di proliferazione algale, morte della fauna e colorazione del mare, si sia data
sinora molto da fare, limitandosi a portare avanti la semisecolare questione
della merda in mare dopo i temporali, causata dalla omessa duplicazione della
rete fognaria.
Giuliano Bonizzato
L'UOVO DI COLOMBO DEGLI INGEGNERI PER SALVARE LA BALNEABILITA' (E IL PONTE DI TIBERIO)
La Voce di Romagna, 6 luglio 2009
La nuova linea acque del depuratore di Santa Giustina prevede,
oltre al superprogetto di potenziamento, un trattamento cosiddetto "a membrana"
che, abbattendo anche la concentrazione dei cloruri, consentirebbe l'utilizzo
dei reflui per l'irrigazione di qualsiasi tipo di cultura. Il "piscione"
di centomila metri cubi d'acqua dolce al giorno, responsabile della morte sul
fondo di ogni forma di vita, nonché della proliferazione (nei mesi più
caldi e a mare calmo) delle repellenti microalghe, dovrebbe finalmente essere
dirottato a fertilizzare i campi anziché l'Adriatico. Ma non mi sento
d'esser troppo ottimista al riguardo. Infatti il Canale Emiliano Romagnolo,
giunto ormai alle porte di Rimini, scalpita, nitrisce e s'impenna per entrare.
Credete davvero che la fiumana d'acqua dolce del depuratore anche se resa idonea
ai fini irrigui, basti a fermare un Canale che ha già percorso 133 chilometri
per arrivare a Bellaria?
E allora che facciamo? Ci teniamo il piscione? Rinunciamo a riavere il mare
di una volta coi cavallucci marini, i cannelli e le poveracce, i granchietti
e i pesciolini? Continueremo a vedere bambini che non potendo nuotare al largo
verso l' azzurro, si immergono in acque rosse o marrone a seconda del prevalere,
nella lotta per l'esistenza, di Diatomee o Dinoflagellate?
E' a questo punto che entra in ballo l'uovo di Colombo. E quell'uovo ( vale
a dire la soluzione più semplice ed economica per impedire ai reflui
del depuratore di continuare ad assassinare i primi cento metri dalla battigia)
me l'hanno sbattuto sul tavolo, facendolo star bello dritto, due Ingegneri Riminesi.
-Come sai, i fenomeni della microalga e della morte dei pesci per asfissia,
strettamente correlati -mi dice Gastone Gamberini- sono dovuti alla mancata
miscelazione dell'acqua dolce del depuratore con l'acqua marina, causata dai
nostri fondali troppo bassi e privi di correnti. Ebbene, se i reflui del depuratore,
anziché essere convogliati nel deviatore del Marecchia, venissero fatti
scorrere, attraverso il Parco, fino all'invaso del Ponte di Tiberio, la destratificazione
avrebbe luogo nel momento stesso in cui l'acqua dolce e quella portata dalla
marea s'incontrano nel Porto Canale…
-Non riesco a capire perché questo rimescolamento non possa verificarsi
anche alla foce del deviatore…
-Te lo spiego subito, in parole povere, come mi hai chiesto. Alla foce del deviatore,
che, ricordiamolo, è almeno cinque volte più ampia di quella del
Porto Canale, si forma un vero e proprio lago d'acqua dolce. Questa, essendo
più calda, galleggia su quella, fredda e salata, del mare e dunque non
si mescola. I reflui del depuratore immessi nell'invaso del Tiberio e dunque
provenienti da un bacino molto profondo, subendo assai meno l'effetto del riscaldamento
solare, avrebbero invece, più o meno, la stessa temperatura dell'acqua
marina, e quindi si incontrerebbero allo stesso livello. La sezione ristretta
del Porto Canale favorirebbe ulteriormente la mescolanza delle due acque, creando
una turbolenza. Te lo mostro con un grafico…
Interviene a questo punto il giovane Ingegnere Danilo Pace autore del progetto
idraulico di questa nuova canalizzazione.
-Si tratta-mi spiega- di una rinaturalizzazione del Parco Marecchia che consiste,
nel ricreare, all'interno del Parco, un corso d'acqua avente tutte le caratteristiche
di un ruscello naturale, che dunque segua nel suo corso il terreno, serpeggiando,
formando piccole cascate…insomma nulla a che vedere con uno dei soliti
canali artificiali. Si recupererebbe, così, un ambiente di tipo fluviale,
come in passato, lasciando perfettamente intatta la sua fruibilità come
Parco.
-E dal punto di vista pratico?
-Il primo obiettivo del progetto consiste nell'efficace ricambio idrico delle
acque nell'invaso del Tiberio restituendo al Ponte l'acqua dolce corrente che
ha sempre avuto, evitando in tal modo l'attuale ristagno della salsedine nel
bacino, causa principale del degrado ambientale e del danneggiamento del monumento.
Il secondo obiettivo consiste, come già illustrato dall'amico Gastone,
nel radicale miglioramento delle acque di balneazione che, dopo la descritta
miscelazione, verrebbero convogliate, dai moli del Porto Canale, a una distanza
di circa un chilometro dalla costa e condotte verso Nord e verso il largo dal
vortice che si forma a Nord del Porto…
Interviene a questo punto l'Ingegner Gamberini.
- Non dimentichiamo un ulteriore risultato positivo. Con questa diversa canalizzazione,
si otterrebbe infatti anche una nuova via di deflusso per le portate eccezionali
del Marecchia destinate oggi, ad allagare S. Giuliano perchè la sezione
attuale sotto il Ponte della Ferrovia per Ravenna, per l'effetto combinato della
subsidenza e dell'eustatismo, non è più sufficiente…
Mi fermo qui.
Non ci si venga a dire che un progetto che costa relativamente poco, ci restituisce
il mare della nostra giovinezza, salva un Ponte Romano, rende straordinariamente
più piacevole il Parco più importante della Città, e per
di più salva un Borgo dalle piene secolari, non può realizzarsi
"perché non ci sono i soldi". A meno che non si voglia favorire
"il sistema di riutilizzo delle acque reflue per scopi agronomici attraverso
la fertirrigazione" per il quale, in conformità della normativa,
la Regione Emilia Romagna dovrebbe aver già stanziato i contributi. Una
cosa è certa. In nome del turismo e della balneabilità non c'è
più tempo da perdere.
La scorsa estate, ad Ancona, è arrivata l'alga tossica…
Per fortuna dava solo un po' di mal di pancia.
In Africa ce ne sono anche di più cattive.
Giuliano Bonizzato
Acquerello del Parco Marecchia come sarebbe con l’attraversamento del nuovo fiume. Dal Progetto dell’Ing. Danilo Pace.
COME SMALTIRE LA SIMIL CACCA ALGALE PRIMA CHE DIVENTI
TOSSICA
La Voce di Romagna, 22 settembre 2008
Finalmente! Ci sono voluti anni e anni di sensibilizzazione
attraverso la Voce di Romagna * ma, vivaddio, il concetto che è l'acqua
ricca di fosfati e nitrati scaricata in mare dai depuratori a provocare il fenomeno
della microalga sottocosta, è ora un dato tecnico acquisito. Acquisito,
soprattutto, da chi insisteva pervicacemente ad attribuire tale fenomeno ai
reflui del Po pur di non ammetterne la produzione "in loco".
Quest'anno, lo possiamo dire con un brivido retrospettivo, ci è andata
grassa. Grazie alle mareggiate e al clima non eccessivamente torrido abbiamo
avuto infatti un mare splendido e la brodaglia rossa ha fatto la sua comparsa
soltanto a metà settembre.
Già. La merda in mare quando piove è roba da ridere in confronto
all'alga. Nel primo caso è sufficiente evitare di tuffarsi per un giorno
e poi il mare digerisce tutto. Ma l'alga…L'alga, se il mare è caldo
e ristagna, non te la togli dai piedi tanto facilmente. E passi quando è
innocua e basta nuotare in avanti per un centinaio di metri per ritrovare il
mare azzurro. Mi si drizzano invece i capelli sulla testa quando penso a cosa
sarebbe della "stagione" adriatica se, allo stesso modo di come i
pesci rossi, gialli e viola stanno invadendo il Mediterraneo, si accasasse dalle
nostre parti anche l'alga tossica tropicale… Assai più pericolosa
di quella che, sempre per fortuna a fine stagione, ha comportato, quest'estate,
i divieti di balneazione ad Ancona…
Non ce l'ho con i depuratori, ci mancherebbe altro. Anzi, da Riminese, ne sono
più che fiero. Siamo stati i primi in Italia ad installarli, quelli attuali
sono di ultima generazione e grazie a loro l'acqua sottocosta, in situazioni
di normalità, non presenta assolutamente pericoli per la salute. Purtroppo
l'Adriatico tende a surriscaldarsi, i nostri fondali sono troppo bassi e privi
di correnti, e l'Africa è vicina.
Deviare quel fiume in piena che, nel periodo di massima affluenza estiva, scaraventa
in mare ben centomila metri cubi di acqua dolce supernutrita al giorno è
divenuta dunque una priorità assoluta. La soluzione ventilata, valida
per il profondissimo Tirreno, consistente in un sistema di condotte sottomarine
atto a convogliare al largo la fiumana dei reflui depurati, non è assolutamente
realizzabile in un Adriatico i cui fondali "pescano" pochissimi metri.
Ed io spero vivamente che anche questo concetto non debba richiedere ai nostri
amministratori di andare a ripetizione privata dal Prof. Corrado Piccinetti
Direttore dell'Istituto di Biologia Marina di Fano.
Infatti, anche se in fatal concorrenza con il Canale Emiliano Romagnolo, la
soluzione più valida per salvaguardare la balneabilità sia dall'eutrofizzazione
che dall'anossia provocata dai depuratori, resta sempre quella studiata nel
1989 dall'Idroser, consistente nel riutilizzo delle acque reflue in Agricoltura.
Ciò, oltretutto, rientrava tra gli obiettivi che ispirarono la realizzazione
dell'impianto di depurazione di Santa Giustina. Come si legge infatti negli
Atti del Convegno"Le risorse idriche alternative per l'agricoltura riminese",
questo impianto centralizzato è stato concepito con il compito di "rendere
l'effluente disponibile per la fertirrigazione come risorsa idrica alternativa
al prelievo in falda". (punto 4) ** Orbene. Se questi impianti di riutilizzo,
dotati di tutti gli accorgimenti a salvaguardia dei vari tipi di colture, sono
già in funzione a Cesena, Cervia e Cesenatico per quali ragioni, dalle
nostre parti, tale soluzione, vitale sia per la balneabilità che per
l'agricoltura, continua ad essere ignorata?
Qualcuno ce lo vuol spiegare, per favore?
Non si comprende poi per quale altro recondito motivo si sia abbandonato il
progetto di far affluire, a monte dell'invaso del Marecchia, almeno una parte
dei reflui depurati, creando in tal modo un flusso dinamico e continuo d'acqua
dolce e pulitissima che, sottraendo al mare quei fosfati e nitrati di cui le
alghette sono avide, avrebbe contemporaneamente migliorato la balneabilità
e risolto, con la sua movimentazione, il problema della stagnazione puzzolente
sotto il Ponte di Tiberio e lungo tutto il canale. E' infatti sotto gli occhi
di tutti, oltre che ufficialmente riconosciuto dalla nostra Amministrazione,
il fallimento dell'empirico e velleitario impianto di ossigenazione dell'acqua
putrida costituito da una pompa di sollevamento posta su una zatterina legata
a una corda ancorata sul fondo e vagante sull'invaso come un cagnolino alla
catena. Ora che si è provveduto a sbaraccare questa patacata, ripulendo
il fondo, vogliamo riprendere il discorso là dove era stato lasciato,
quando, negli anni ottanta, venne prescritta all'Enel la posa di cavi elettrici
protetti in maniera tale da permettere l'installazione dei futuri impianti di
scarico del depuratore nel Parco Marecchia?
Pronto? C'è nessuno, a Palazzo Garampi?
Pare che la linea sia occupata.
Bah, facciamo il cinque e speriamo bene.
Giuliano Bonizzato
*Uomini e Mare di Roberto Venturini , Cronache Malatestiane di G. Bonizzato,
interventi vari di Simone Mariotti, Ivan Innocenti e Sergio Giordano
**Roberto Venturini "Effetti delle acque dei depuratori sull'ecosistema
marino e impiego dei reflui depurati in agricoltura" pag.40 e segg. In
Scatologia alla Riminese (Associazione Basta Merda in Mare).
OGNUNO HA LA SUA "MONNEZZA"
La Voce di Romagna, 21 gennaio 2008
Sulla questione delle immondizie napoletane mi è rimasta
impresso un salace commento di Luciano De Crescenzo-" Che volete che vi
dica? Questa "monnezza" che s'accumula è il segno del benessere.
Una volta il problema non si poneva neppure. La miseria era tanta che, al massimo,
da tutti i rifiuti di casa, ci ricavavi nù sacchettino…"
L'esperienza di Napoli dovrebbe insegnare qualcosa anche ai Riminesi.
Che ci "azzecca"?-sento già obiettare. Da noi il problema dei
rifiuti urbani non esiste. D'accordo. Ma io non mi riferisco all'immondizia
della raccolta differenziata. La "monnezza" che prima o poi è
destinata a travolgerci, allorchè si perverrà, come a Napoli,
al "punto di non ritorno" è anch'essa un prodotto del benessere.
Seguite il mio ragionamento, partendo dal "sacchettino" di De Crescenzo.
Il nostro "sacchettino" era costituito, una volta, da un numero minore
e più selezionato di turisti, da un numero inferiore di abitanti, da
un ridotto consumo di acqua, e utilizzo di servizi igienici, dall'uso di fosse
biologiche e scoli naturali, mentre oggi siamo travolti dal fiume in piena di
un depuratore che, raccogliendo gli scarichi di tutto il circondario, riversa
in mare, in piena estate centomila metri cubi d'acqua giornalieri anziché
i ventimila (per intenderci:il "sacchettino") di un tempo. Sono le
docce, le vasche, i bidet, i lavandini, i cessi di milioni di turisti a creare
la nostra "monnezza". Come?
Presto detto.
a) I nutrienti versati in mare dal depuratore (fosfati e nitrati) creano spesso,
in pieno agosto, ed in situazioni di mare calmo e caldo, il ributtante fenomeno
della "microalga" rossa o nera a ridosso della costa.
b) In concomitanza con una massiccia presenza turistica e a causa dei bassi
fondali lo strato d'acqua dolce delle acque depurate non si mescola all'acqua
salata, impedendone l'ossigenazione con conseguente sterminio di ogni forma
di vita. Il che crea un mare "morto" e deprimente.
c) La mancanza di una rete fognaria differenziata, (che, sempre per analogia,
può essere paragonata alla mancanza dellai raccolta differenziata dei
rifiuti a Napoli) comporta l'impossibilità, per il depuratore, di smaltire
l'improvviso anomalo afflusso di acqua che si determina in seguito a forti piogge,
con la conseguenza che, per evitare l'allagamento della città, si è
costretti a scaricare in mare tutto ciò che un noto Comitato ecologista
riminese ha già provveduto, assai efficacemente (e da almeno un decennio)
a definire.
I nostri termovalorizzatori (per proseguire nell'analogia) consisterebbero dunque
nella creazione di una doppia rete di condutture (da anteporre a qualsivoglia
altra "priorità"!) e (stante l'impossibilità di utilizzare,
come nel Tirreno, condotte sottomarine a causa della insufficiente profondità
dell'Adriatico), la predisposizione di bacini interni verso i quali convogliare,
le acque del depuratore, da utilizzare, poi, per usi irrigui e urbani.
Occorre aver ben chiaro il concetto, che una località balneare, per continuare
ad esistere come tale, deve avere un mare non solo sempre e comunque balneabile,
ma anche esteticamente gradevole soprattutto nel mese di maggior affluenza degli
ospiti. In caso contrario, prima o poi, si presenterà, anche per noi
, il punto di "non ritorno".
Dei turisti.
Col che, ovviamente, il problema si risolverebbe da solo.
Giuliano Bonizzato
IL MANIFESTO DI ECHAURREN E IL TEST DI RORSCHACH
La Voce di Romagna, estate 2007
Il manifesto firmato da Pablo Echaurren. che darà l'immagine
della prossima estate Riminese, mi ricorda le famose macchie di Rorschach, usate
nella psicodiagnostica per tracciare i profili di personalità. Si tratta
infatti di un disegno che, come nel famoso test citato, riporta su due facce
speculari la medesima immagine, quella di due delfini che si fronteggiano unitamente
ad altri elementi decorativi simmetrici. La tentazione di sottopormi ad una
sorta di autoanalisi è divenuta, a un certo punto,irresistibile.
-"Cosa vede in questa macchia?-mi sono quindi domandato, rivestendo per
un momento i panni dello psicoterapeuta.
-Beh- mi sono risposto, trasformandomi altrettanto istantaneamente in paziente-
Vedo innanzitutto due delfini dall'espressione perplessa. Non sembrano molto
convinti del fatto di dover rappresentare il mare di Rimini. Io me li ricordo
bene i delfini che saltavano e giuocavano, al largo, dove mi dirigevo assieme
a quella banda di piccoli nuotatori che partiva dalla palata del porto per raggiungere
le navi ancorate all'orizzonte. Da allora chi li ha più visti? Quel vecchio
manifesto di Dudovich con la ragazza sorridente che cavalcava il delfino rappresentava
in fondo soltanto il nostro desiderio di allora … che era quello di raggiungerli
veramente, quei delfini, per toccarli, per giocare con loro…
-E cosa "vede" ancora, in questa macchia?
- Vedo…le alghe. I due delfini sono circondati dalle alghe, alghe che
vengono fuori dappertutto. E poi, in alto, mi sembra di scorgere una specie
di zanzarone, un insetto enorme. che domina la scena…Anche per questo
i due delfini che si trovano là sotto. pare non abbiano molta voglia
di comunicare, e infatti non si guardano negli occhi, sembrano piuttosto preoccupati…
A questo punto immagino già la diagnosi del mio psicoterapeuta immaginario.
-" Caro avvocato. Il test ha evidenziato una componente pulsionale riferibile
alle sue prime indimenticabili esperienze marine.. Poiché ognuno di noi
rimane legato in modo più o meno manifesto al proprio mondo infantile
la perdita di quel mare mitico vissuto come appagamento supremo, rappresenta
per lei un vero trauma psichico dal quale cerca di liberarsi ingaggiando la
sua Crociata …
L'autoanalisi ha avuto il suo effetto. Da oggi, grazie al manifesto di Echaurren
e al test di Rorschach , non scriverò più una riga sull'argomento.
Tanto più che sono rimasti davvero in pochi quelli che ricordano com'era,
veramente, il mare dei delfini…
Giuliano Bonizzato
COME SI FA A NON URLARLO DALLE FINESTRE?
La Voce di Romagna, 19 marzo 2007
L'amico Ing. Luciano Gorini, già glorioso Presidente
dell'Azienda di Soggiorno di Rimini, dopo avermi ringraziato per la mia ultima
Cronaca Malatestiana "E' giunta l'ora di affacciarsi alle finestre",
in cui l'ho affettuosamente citato, mi ha voluto anche ricordare che, ai suoi
tempi, "le nostre debolezze non venivano propagate" tant'è
che quando il depuratore era ancora di là da venire, le lettere di protesta
dei turisti circa le condizioni igieniche del mare venivano lette in Consiglio
Comunale… a porte chiuse. E mi rammenta ancora, giustamente, che, proprio
in virtù del depuratore inaugurato ai tempi della sua dirigenza e successivamente
ampliato e perfezionato, riceviamo spesso la bandiera blu per la qualità
del nostro mare.
Che l'acqua sottocosta sia quasi potabile grazie a sistemi che riducono il numero
di colibacilli fecali per millilitro dieci volte al di sotto del minimo previsto
dalla normativa Cee, è un dato di fatto da me spesso sottolineato. Così
come è un dato di fatto, per quanto attiene invece la trasparenza delle
acque, che la stessa normativa sia stata, di deroga in deroga, disattesa, proprio
a causa del frequente proliferare delle micro-alghe causato dall'eccesso di
nitrati e fosfati portati dallo stesso depuratore sui nostri bassi fondali,
micro-alghe esplodono improvvisamente in concomitanza con il caldo, il mare
calmo e l'afflusso massimo di turisti che comporta una enorme gittata di acqua
depurata nei primi centocinquanta metri dalla riva. Ora, come ho già
avuto occasione di ricordare, la soluzione del problema, che si presenta, spesso
e soprattutto da fine luglio a metà agosto, è stata già
a suo tempo avanzata dagli agronomi, prevista da un approfondito studio dell'Idroser,
confermata da un agguerrito stuolo di Professori Universitari, e auspicata dall'illustre
prof. Piccinetti Direttore dell'Istituto di microbiologia marina di Fano. Si
tratta, semplicemente, di deviare, da metà luglio a metà agosto,
le acque del nostro depuratore, mandandola a fertilizzare i campi assetatissimi
del nostro entroterra anziché a nutrire la antiestetica microflora sottocosta.
E vengo al punto. Come si fa, caro Luciano, "a non propagare" come
suggerisci Tu certe cose quando, dall'altra parte, si sostiene (per rifiutare
questo semplice progetto che ci restituirebbe il mare fantastico della nostra
infanzia, azzurro, trasparente, e con i cavallucci marini) che i "reflui
sono patogeni e danneggerebbero le culture" mentre il Canale Emiliano-Romagnolo
che trasporta l'acqua del Po sarebbe, guarda un po', la manna caduta dal cielo?
E come si fa a proporre di scaricare il fiume in piena del depuratore, "qualche
centinaio di metri più in là", soluzione senz'altro auspicabile
per il profondissimo Mar Tirreno ma del tutto inutilizzabile nel bassissimo
Adriatico?
E per venire al secondo problema , quello degli sfioratori che vanno in tilt
in seguito a piogge di una certa intensità, come si fa, caro Luciano,
a non affacciarsi alla finestra gridando il proprio sdegno, sentendo affermare
dall'attuale Direttore dell'Hera, che i quattrocentotrentasei chilometri di
fognatura mista che si intrecciano nel sottosuolo Riminese, rappresentano una
realtà "non più modificabile" quando, al contrario,
le doppie condutture potevano, dovevano e possono essere predisposte contestualmente
al periodico rifacimento del manto stradale e questo non è stato fatto
neppure sei anni fa quando si è messa mano al Centro Storico?
Basta. Dopo questo doppio urletto, prometto di starmene zitto per tutta la stagione.
Con un affettuoso abbraccio al mio vecchio, caro Amico, simbolo di una generazione
di gente per bene, appassionata e competente, che ha fatto davvero grande il
nostro Turismo.
Giuliano Bonizzato
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