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Benedetto Benedetti




Ho conosciuto Benedetto molti anni fa, ed ogni volta che mi capita di scambiare due parole con lui è sempre come entrare in un mondo in cui le misure della nostrà ordinarietà non valgono più.
Vi rimando ad un articolo che scrissi per i dieci anni di una mostra su Ennio Flaiano cui lavorammo assieme: Se Flaiano fosse ancora qui

Ma per una visione più chiara di quello che è il modo di parlare e vivere di Benedetto, riporto la prefazione che il romanziere e saggista Manlio Cancogni scrisse per la prima edizione de L'invornita

"Questi due racconti di Benedetto Benedetti sono due tranches de vie ricavate dalla rappresentazione di un mondo fra il contadino e il preindustriale che ha qualcosa di mitico, pur essendo assolutamente reale, storico. Non mi risultava che nella prima metà del secolo sulle colline della Romagna ci fossero delle miniere, e più precisamente delle zolfare.
Nel dopoguerra esse furono chiuse. Quel mondo paesano, minerario, sparì. Benedetti lo ricorda ancora non come un felliniano Amarcord, ma come una realtà ancora presente pur nella sua stranezza.
Ciò che colpisce in questi due racconti è soprattutto l'atmosfera notturna. Grava sulle cose e sui viventi un buio che annera tutto, salvo a rompersi, qua e là, in brevi squarci di luce: un acetilene, le luci della miniera, il lume di un caffeuccio, luogo di transito per chi comincia a lavorare prima dell'alba. In questa mezza tenebra i viventi hanno una presenza spettrale e tuttavia molto concreta. Specie le donne.
Difficile definire il carattere; ma forse la suggestione che esse esercitano, così forte e misteriosa, sta proprio nel loro essere inesplicate. E che dire dello stile? E' così aderente a quel mondo popolare e un po' arcaico da somigliare a un dialetto, anche se Benedetti, tranne qualche parole qua e là, scrive sempre in italiano.
Ma è un italiano così stravolto, anche sintatticamente, da evocare la vita di chi normalmente non si esprime in lingua. Siamo così davanti a una doppia realtà: quella delle parole non corrisponde a quella che esse evocano.
Come accade, per intendersi, leggendo Verga"



Benedetto ci ha lasciato il 20 genaio 2014.
Di seguito trovate solo alcuni degli gli ultimi suoi lavori, mentre più in basso ho riportato le pagine de La Voce di Romagna del 21 gennaio 2014 con l'articolo scritto da Davide Brullo in occasione della sua morte.

A questo link invece potete leggere il ricordo della giornalista e scrittrice Helena Frith Powell, figlia di Benedetto Benedetti, e autrice del libro a lui dedicato Ciao Bella (la copertina è riprodotta in questa pagina, più in basso)


                         
  L'invornita                    
    L'invornita, Raffaelli Editore, Rimini 2000      
                     
                         
  Zandonai e Carpegna                      
      Zandonai e Carpegna, Conferenza spettacolo, novembre 2000    
                       
                         
  La prolungata diceria del ballo angelico a Maiolo                    
    La prolungata diceria del ballo angelico a Maiolo, Edizioni e Produzioni della Miniera, Novafeltria 2002      
                     
                         
  Rimini Napoleonica                    
    Rimini Napoleonica, Edizioni e Produzioni della Miniera, Novafeltria 2005      
                     
           
La signorina Notte
La signorina Notte, Guaraldi Editore, Rimini 2007
Cartolina di Leonardo Sciascia      
  Una cartolina che Leonardo Sciascia scrisse a Benedetto nel 1972  
     
             
Ciao Bella    
 

Il libro scritto dalla figlia di Benedetto, sulla loro storia familiare, uscito a Londra nel 2006.

Helena Frith Powel, è collaboratrice di diversi quotidiani inglesi e francesi

 
   
             
Benedetto Benedetti          
    Benedetto Benedetti



Benedetto Benedetti - La voce di Romagna, 21 gennaio 2014

Benedetto Benedetti - La voce di Romagna, 21 gennaio 2014









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Data creazione pagina: 2007-07-14 (9804 Letture)

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