Tra la vita e la morte scelgo l'America
Pubblicato il 25 gennaio 2006 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

A quel tempo io ero un ragazzo
che giocava a ramino, fischiava alle donne.
Credulone e romantico, con due baffi da uomo.
Se avessi potuto scegliere fra la vita e la morte,
fra la vita e la morte, avrei scelto l'America.

Buffalo Bill, Francesco de Gregori

Le cose non succedono a caso. Quasi mai. Succedono, e le fai succedere. Succede che ti svegli una mattina e hai deciso di chiudere una porta per provare ad aprire un cancello. Succede che decidi di avere tempo, di prendere le cose così come le fai arrivare. E di ridere. Succede anche che un ex parlamentare, che dopo due mandati nel Palazzo sente aria di "chiuso", inizi a sparare qua è là, nel mucchio, meglio se rosso, tanto qualcuno becca sempre, così magari lo rimettono "dentro", in custodia cautelare. O capita di piangere per una "Pantera" che ha un bosco nel cuore ed una gabbia di cemento nel suo triste futuro.
Si cambia, ci si guarda indietro cerando di imparare, ed il tempo ha sempre un grande ruolo. Se si è capaci di sfruttarlo.
Quando si fa un investimento, per esempio, finanziario o immobiliare che sia, ci sono due modi per riuscire a guadagnare: provare ad avere culo o ad avere tempo.
Il dilemma è tra un'opzione per il masochismo o per il paradiso, e per molti pare che la strada da percorrere non sia così ovvia come sembra.
Ma vale anche in politica?
Per un investimento il tempo necessario di attesa è abbastanza definibile: se guadagni 10 pagnotte l'anno, ne consumi tra le 5 e le 15, ne hai accantonate 30 e se non hai il fegato del pirata Morgan, allora non devi fare niente che richieda più di 5 anni per garantirti qualche frutto tranquillo, altrimenti possono sorgere seri guai.
In politica però, specialmente in alcune parti d'Italia, questo conto è un po' più difficoltoso. Ed il tempo può non bastare mai per raggiungere la serenità.
E anzi più il tempo passa, magari anche 60 anni, e si fa fatica a poter crescere, a riuscire a disincagliare uno stuolo di amministratori, anche capaci, dalla pericolosa secca in cui si sono cacciati da soli.
Nel lontano 1858, in un passo del suo ultracitato "Saggio sulla libertà", John Stuart Mill scriveva:

"Le personalità energiche stanno diventando rare in ogni campo. Nel nostro paese l'energia non ha quasi altro sfogo che gli affari, che in effetti ne impegnano ancora una quantità notevole. Il poco che resta è speso in qualche passatempo, che può essere utile e persino filantropico, ma è sempre una cosa sola, generalmente di piccole dimensioni. Ormai la grandezza dell'Inghilterra è tutta collettiva; individualmente piccoli, sembriamo capaci di grandi cose solo in virtù della nostra abitudine ad associarci; e di questo i nostri filantropi morali e religiosi sono perfettamente soddisfatti. Ma furono uomini di altro stampo a fare dell'Inghilterra quello che è stata; e uomini di altro stampo ci vorranno per evitarne il declino".

Sarà, ma se cambiate la parola Inghilterra con Romagna questi pensieri di un secolo e mezzo fa contengono quel segreto per evitare il declino, che gli inglesi di sua maestà la Regina Vittoria seppero mettere in pratica solo in parte: discontinuità con il recente passato.
Un problema in più che abbiamo, forse minore, è che la discontinuità andrebbe cercata con troppi decenni "riminizzatamente" identici della nostra storia politica. Un problema molto maggiore, è che l'opposizione locale fa esattamente quello che l'opposizione nazionale fa verso il Governo: scimmiotta, scopiazza (nel bene e nel male), risponde (da vera sventurata), e soprattutto ha una fottutissima paura di riuscire anche solo lontanamente ad essere veramente alternativa.
E allora se potrò, tra una vecchia sinistra e una destra sfondata, tra la vita e la morte vorrei scegliere l'America!








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