Sì ad Ikea, ... in teoria
Pubblicato l'11 gennaio 2006 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

"Di Ikea Rimini non ha bisogno" tuonava Luigi Valentini la settimana scorsa posto di fronte allo spettro della forte concorrenza che il colosso svedese potrebbe rappresenterebbe per le sue industrie.
Non ne ha bisogno? E perché?
In questa storia di Ikea l'unica cosa chiara è che il Comune ha sbagliato ancora.
Ubriacati dalla mania di aprire un centro commerciale ogni 3 chilometri, l'arrivo di un nuovo soggetto, e perché no, di un Mercatone Due, deve aver lasciato indifferenti i nostri amministratori.
In realtà Ikea avrebbe sin da subito rappresentato un elemento di vera concorrenza nella nostra zona. Concorrenza non solo sul fronte prezzi, ma anche, finalmente, su quello merceologico.
Mi sono trovato nelle ultime settimane, per motivi personali, a fare un giro a 360 gradi nei centri commerciali, o grandi magazzini, della nostra zona dal Conald-Leclerc all'Iper di Savignano, passando per il Mercatone Uno, I Malatesta, Obi più, ovviamente, tutta la serie degli "elettronici".
Chi ha fatto la stessa esperienza non può non essersi reso subito conto di una cosa: siamo di fatto circondati da una serie di shopping center l'uno il clone dell'altro, che si differenziano solo per la struttura muraria. All'interno ci sono in vendita gli stessi prodotti. Gli stessi televisori, le stesse lavatrici, gli stessi mobili in kit di truciolare ricoperto (di cui Valentini è giustamente e onorevolmente un riconosciuto pioniere), le stesse "cose per la casa". Ed anche i prezzi il più delle volte differiscono solo di pochi euro sullo stesso articolo. Ci sono un pio di aspirapolveri che vanno per la maggiore ovunque, per non parlare delle scarpiere e dei mobiletti porta pc.
Ikea rappresenta invece da anni un'alternativa anche alla scelta. Valentini proseguiva: "non ci sono reali guadagni neppure per i consumatori rispetto al rapporto qualità prezzi". Su questa frase sarebbe anche superfluo replicare.
Bastano le tantissime persone (specialmente i giovani che devono mettere su casa) che decidono ogni tanto di spendere una mezza giornata a Casalecchio di Reno (dove si trova l'Ikea più vicina alla Romagna).
Richiamare da anni e con continuità clienti lontani anche più di 120 km, che si mettono volentieri in auto per andare a scovare offerte e prodotti che valessero il viaggio, è cosa che non si può dire avvenga per altre strutture distributive.
Ikea funziona. Ha un modello industriale vincente, offre prodotti validi (se pur limitati al mondo dell'investimento economico), ha un suo stile, ed è unica. In poche parole, è il vero concorrente che ha tutte le carte in regola per diversificare e stimolare il mercato.
Per quale motivo allora la popolazione romagnola dovrebbe preferire un altro, ennesimo (per i contenuti) Mercatone agli svedesi di Ikea? Perché non c'è il made in Italy, come strumentalmente si sostiene? Non è che sia una grande motivazione nell'epoca della globalizzazione e dell'Europa unita! E poi scusate, ma dove vengono prodotti il 90% degli articoli venduti all'interno dei vari Iper tecnologici, e non solo?
Mi spiace, ma se c'era una mega struttura commerciale che avrebbe rappresentato un plus per la regione Romagna, quella era l'Ikea, del cui arrivo si parla, a dire il vero, da anni.
Ovviamente i maghi della nostra pianificazione territoriale non ci hanno pensato ed oggi siamo davvero in un bel casino. Ikea in effetti attira gente da molto lontano, che però arriva a Rimini in autostrada. In tal caso la locazione prevista è ottimale, probabilmente la migliore tra tutti i "capolavori" logistici realizzati sino ad ora, da la Nuova Fiera a Le Befane.
Purtroppo si è perseguita la logica di affollare i nostri dintorni di centri inutili. Di megastore alimentari superflui, quando sarebbe bastato potenziale gli attuali supermercati, meglio distribuiti sul territorio, mentre ancora da noi mancano i piccoli drugstore aperti fino a tarda notte, vero futuro della distribuzione alimentare e non solo, al dettaglio (ma questo è un problema tutto italiano).
Si è costruito ovunque dando lavoro agli stessi che oggi protestano per Ikea, senza pensare alle strade. Si è edificato un bel centro come le Befane fotocopia dei tanti shopping center che sono la norma nel resto del mondo, con la piccola differenza che altrove, in quelli così vicini alla città, ci si arriva solo in metropolitana e le strutture sono a molti più piani, per limitare l'occupazione del territorio, e magari fare qualche svincolo, o parco in più.
Non so se per Ikea ci potrà essere ancora spazio, ma siccome "c'è da costruire un gran bel palazzo", sono sicuro che in comune qualcuno è già andato in brodo di giuggiole al solo pensiero di tutto il cemento in arrivo.









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