Quella strana razza dei Malatestiani

Pubblicato il 20 dicembre 2006 La Voce di Romagna a pagina 33

di Simone Mariotti

Cos'è che fa di un uomo, di un romagnolo, un Malatestiano? Chi è il Malatestiano? Come si presenta? Di sicuro c'è che "chi non è Malatestiano vorrebbe diventarlo e soffre per non esserlo". Non ve la caverete sbandierando un certificato di nascita né sbrodolando un po' di dialetto. Definirlo è arduo. Chissà, forse un incrocio tra un vitellone ed un cavaliere jedi, un po' musicista e un po' prete comunista, un po' Mantegazza, ma con qualche gene del povero Paolino. Chissà! Innanzitutto bisogna iniziare a pensare da Malatestiano, e a leggere, poi… Il poi non c'è, il bello è questo. Ce l'hai nel sangue, la faccia di Sigismondo che ride!
Le "Nuove Cronache Malatestiane" appena pubblicate da Giuliano Bonizzato (Raffaelli Editore, Rimini 2006), Gibo per Malatestiani e non, sono il terzo atto di una triologia (per ora!) iniziata vent'anni fa, o giù di lì, che affonda le sue radici molto più indietro nel tempo e che ha avuto come primo nume tutelare Glauco Cosmi, che tanto ha significato per la cultura e per l'ironia in questa parte di mondo.
Come le altre, anche quest'ultima serie di Cronache (una selezione tratta dall'omonima rubrica che Bonizzato tiene da anni su questo giornale) regalano all'eternità un modo diverso di leggere la storia di Rimini, o della Romagna, un modo forse più vero di tanti altri, perché permeato da quell'ironia che colpisce e scuote tutti senza vergogna e irriverenza. Ed alcune di esse, come le due bellissime intitolate "Ai vecchi dovrebbe passarlo la mutua" e "Chi fischietta in Cassazione?", andrebbero appese sui muri Malatestiani della città, magari assieme ad alcune delle Cronache pubblicate in precedenza come l'avvincente "Le Avventure di Zaf la Mort" del 1982, un dramma breve su una piaga invece eterna come la vicenda della colonia Murri.
Il bello dei Malatestiani è che sono una razza che non si estingue; ce ne possono essere pochi in un certo periodo, troppi in altri. Sono così, arrivano, si nutrono del sapore della città, lasciano il segno. Leggere le Cronache di Giuliano è indispensabile, anche se non si ambisce a raggiungere tale livello. Ed anche le sue poesie. Io ve ne regalo una tratta da una sua raccolta di qualche anno fa ("C'è gente"), tra le sue più belle:

C'è gente dentro la nave
Nelle cabine serrate
Che parla, borbotta, grida
Piange, tira pedate
Scuote le porte, stride.

C'è gente, là in fondo, che vive.
Nessuno ascolta il brusio
che il vento si porta via
o forse qualcuno.

Tu ed io.

Gibo mi odierà per averne scelta una che mostra il suo lato più tenero, ma sto ancora studiando da Malatestiano, e degli errori sull'argomento ancora lì commetto.
Le "Nuove Cronache Malatestiane" invece vanno lette una per una, e declamate, e per tutti gli aspiranti Malatestiani l'appuntamento d'obbligo è per oggi, 20 dicembre, alla presentazione del libro che si terrà alle 18,15 presso la sala Riunione del Palazzo Buonadrata, Corso d'Augusto 62 a Rimini, assieme all'autore, a Titta Benzi e ad Angelo Trezza.







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