La risposta alla domanda fondamentale
Pubblicato il 20 giugno 2007 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Provate a rispondere a questa domanda: se si dovesse presentare alla vostra porta un uomo di 60 anni e vi dicesse "vorrei che lei si impegnasse a versarmi una pensione integrativa di 2.000€ l'anno sino a che avrò vita; in cambio le darò un capitale di 48.000€ che lei dovrà gestire e che resterà suo in caso di mia morte", accettereste?
I numeri sono quelli tratti dall'esempio citato la settimana scorsa. Piccolo rinfresco per gli assenti.
Il sindacato CUB, in una lista di attacchi ai fondi pensione portava ad esempio il seguente "scandalo": "Lavoratore di 43 anni, prima occupazione nel 1983, diritto alla pensione nel 2024, a 60 anni si trova un capitale di 47.504 euro lordi. Pensione integrativa annua prevista: 1.943 euro lordi. Il fondo creato dal "Pensiero Unico" (si parlava di Telemaco, nda) incassa 47.504 euro a fronte di un versamento annuo di 1.943 euro: il 4% del capitale! Ma il capitale non è nelle mani del lavoratore! 47.504/1936 = 24 anni, ad 84 anni avrai recuperato il tuo capitale. Se invece si lascia il TFR in azienda, ossia presso l'Inps, all'età del pensionamento SI RITIRA IL CAPITALE!!!! Supponiamo che si vogliano investire i 47.504 euro in BOT, per una rendita del 2,5%. Allora!! In cambio di un misero 1,5% di differenza il fondo si appropria del capitale che potrebbe invece restare in banca e passare un domani agli eredi. Inoltre il 4% è destinato a diminuire con l'aumento dell'aspettativa di vita".
Ripeto allora la domanda iniziale: se la proposta fosse rivolta a voi, accettereste? Se è così scandaloso andare in pari dopo 24 anni non dovreste avere problemi ad accettare.
In realtà questo scandalo fasullo sembra effettivamente uno scandalo vero a molti. L'errore di fondo è che si confonde, ed è una confusione fatale, un rischio-rendimento di tipo finanziario, con uno di tipo demografico. Perché?
É più che ovvio che chi si accolla un rischio sulla vita richieda un congruo tempo per rendere la scommessa equa. Nel nostro caso 24 anni. E quando è che è equa la scommessa? Quando si va alla pari in corrispondenza della vita media di una persona. Ora, usando delle tabelle di mortalità dell'Istat in vigore 10 anni fa, la speranza sopravvivenza di un sessantenne della provincia di Rimini era di 20.41 anni. Oggi forse abbiamo già colmato quei tre anni e mezzo di residuo. Però non basta andare alla pari col versato, bisogna considerare anche un rendimento. Giusto. Ma quanto sarà la vita media tra 24 anni? Non è probabile che si sia allungata ancora di qualche anno? Ecco che allora l'equità sarà attorno ai 90 anni. Bella forza: mi impegni in una scommessa che vinco se vivo sino a 90 anni. E se muoio prima? Dice lo scettico. E se vivi di più? Risponde il realista. Il realista, perché è sempre più frequente trovare ultracentenari, e si tratta di persone nate e cresciute in un mondo dove la medicina moderna non esisteva.
La "scommessa" che si fa grazie ai fondi pensione è utile in realtà proprio per evitare di scommettere in proprio sulla durata della propria vita. E ricordiamoci che stiamo parlando del TFR, e magari di qualche altro soldo in più che sarebbe bene aggiungere per far quadrare i conti in futuro. Non di tutti i risparmi di una vita, che è bene investire in modo prudente e magari trasmettere ai figli, e che devono restare la parte preponderante dalla nostra ricchezza.
Non esageriamo quindi con la drasticità delle argomentazioni come se il TFR fosse l'unica fonte di vita dell'uomo sulla terra.
Vivremo in un mondo in cui si teorizza una vita media futura per i prossimi decenni superiore ai 100 anni. Accumulare qualcosa che possa trasferire il rischio demografico ad altri vale ben più del misero (che misero non è affatto) 1.5% in più, come dicono i CUB, e con loro tantissime persone, come il mio amico liberale grazie al quale ho iniziato questa serie di articoli.
Ripeto per la terza volta: voi quanto chiedereste per assumere su di voi il rischio demografico di un'altra persona?
Il vero problema anzi, sarà vedere se in futuro si troverà ancora qualcuno disposto a farlo, perché con le prospettive di allungamento della vita, anche le compagnie assicurative, le uniche strutturare per sopportare tali rischi (infatti in fondi pensione devono stabilire delle convenzioni con loro per gestire il periodo di erogazione della rendita ai pensionati) potrebbero non essere più disposte a farlo, incentivano il riscatto dell'intero capitale subito. Cosa che a pelle farà piacere a molti, ma che dal punto di vita del rischio/rendimento sarà sempre più una scelta perdente.

L'ultimo attacco dei CUB, è l'unico pienamente condivisibile, perché è un avviso:
"ATTENZIONE! Se per un qualsiasi motivo un lavoratore, in un qualsiasi momento decidesse di entrare nel fondo, non potrà più uscirne. Un giovane che entra nel mondo del lavoro, nei primi 6 mesi è costretto a fare una scelta che lo vincolerà per sempre".
Verissimo, e proprio per questo bisogna informarsi bene. Se avete le idee confuse, prima di fare una scelta avventata potete lasciare il TFR in azienda (dichiarandolo esplicitamente), se vi prendete qualche settimana in più non succede nulla di grave.








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