Attacco e difesa sui fondi - seconda parte
Pubblicato il 13 giugno 2007 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

La scorsa settimana avevo difeso il sistema fondi dalla prima serie di attacchi da parte del sindacato di base CUB Emilia-Romagna-Bologna, che all'inizio di questo primo semestre di "passione" sulla questione TFR aveva stilato un elenco di sette motivi per i quali sarebbe bene lasciare il TFR in azienda. Proseguiamo.


Quarto attacco
"Per raschiare il fondo del barile in ogni modo, chi non si opporrà all'adesione si troverà iscritto d'ufficio con la formula del silenzio-assenso".
Difesa
Si, ma iscritto a cosa? Ok, il meccanismo del silenzio assenso non è che mi stia molto simpatico, e non è certo indice di grande civiltà. Ma che un sindacato di base, contrario ai fondi pensione, che si batte per il TFR pubblico e per l'Inps debba vedere in esso una grande minaccia è cosa abbastanza curiosa, dato che il silenzio assenso in molti casi finirà proprio per avvantaggiare l'Inps che raccoglierà i TFR di quei lavoratori silenti che non hanno fondi di categoria. Questo paese però si deve svegliare, e ritengo giusto dare la possibilità a chi vuole di lasciare il TFR in azienda. Dato, però, che per lui è una scelta spesso (non sempre) meno vantaggiosa, è bene che lo dica esplicitamente.


Quinto attacco
"Il "Pensiero Unico" sostiene che i Fondi sono lo strumento per realizzare una pensione integrativa a sostegno di quella pubblica, ma non dicono quanto sarà la rendita mensile a fronte del capitale accantonato. Aderendo ai fondi, al momento della pensione avremo un "montante" riferito ai soldi versati e il loro rendimento, che potrebbe anche essere in negativo. Dopo anni che Padroni e Sindacati al 50% nei consigli d'amministrazione dei fondi negoziali, avranno "giocato" con i soldi dei lavoratori arriverà il momento di fare i conti e trasformare il nostro capitale in rendita pensionistica. Prendiamo ad esempio il Fondo pensioni Telemaco (per dipendenti con contratto telecomunicazioni) e facciamo i conti con il supporto di Epheso una società che studia piani d'investimento e fornisce consulenza a Telemaco.
Lavoratore di 43 anni, prima occupazione nel 1983 diritto alla pensione nel 2024 a 60 anni si trova un capitale di 47.504 euro lordi. Epheso prevede una pensione integrativa annua di 1.943 euro lordi.
Il fondo creato dal "Pensiero Unico" incassa 47.504 euro a fronte di un versamento annuo di 1.943 euro: il 4% del capitale! Ma il capitale non è nelle mani del lavoratore! 47.504/1936 = 24 anni, ad 84 anni avrai recuperato il tuo capitale. Se invece si lascia il TFR in azienda, ossia presso l'Inps, all'età del pensionamento SI RITIRA IL CAPITALE!!!! Supponiamo che si vogliano investire i 47.504 euro in BOT, per una rendita del 2,5%. Allora!! In cambio di un misero 1,5% di differenza il fondo si appropria del capitale che potrebbe invece restare in banca e passare un domani agli eredi. Inoltre il 4% è destinato a diminuire con l'aumento dell'aspettativa di vita.
Altro esempio.
Lavoratore di 30 anni Prima occupazione nel 1996 diritto alla pensione nel 2037 a 61 anni, con un reddito lordo di 25.000 euro avendo aderito ad un fondo integrativo nel 2007, si trova un capitale di 113.061 euro lordi. Epheso prevede una pensione integrativa annua di 4.459 euro lordi. Anche qui il 4% del capitale e 25 anni per recuperare i tuoi soldi. Abbiamo dimostrato che il "secondo pilastro" è una bufala, resta solo da chiedersi quali sono i veri motivi per cui sono stati pensati i fondi".
Difesa
Questo tra tutti è l'attacco più bello. Lascio perdere la solita retorica sul "giocare" con i soldi da parte dei fondi perché è solo frutto di ignoranza. La cosa bella sono i conti perché evidenziano bene un opportunità nel sistema attuale. I CUB dicono: "Che vergogna! Il lavoratore potrebbe incassare il capitale, e si trova invece costretto ad una rendita!". Già, peccato che la legge dica che se con il 70% del maturato non si ottiene una rendita che superi almeno la metà dell'assegno sociale (cioè circa 2500€ annui) allora si può ritirare il capitale PER INTERO. Quindi, il primo lavoratore se segue il consiglio dei CUB si troverà con un montante di 47504€ sul quale dovrà pagare le tasse previste per il TFR cioè il 23% minimo. Se invece sceglie un fondo, non solo avrà avuto un rendimento aggiuntivo, ma godrà in più del contributo del datore di lavoro, e potrà comunque anche lui ritirare il capitale, solo che invece del 23% minimo, pagherà al massimo il 15%. Infatti per far scattare la clausola che permette di incassare l'intero capitale è necessario un maturato di almeno 70.000 euro, se uomo; se donna ancora di più, il tutto al netto delle anticipazioni che si possono chiedere.
Quindi anche nel secondo caso, il nostro lavoratore potrebbe aver chiesto un'anticipazione per l'acquisto o ristrutturazione della casa, per se o per i figli, e ridurre così il maturato, e chiedere il capitale per intero.
Ma siamo sicuri che ciò sia un bene? Il gravissimo e pericolosamente miope errore di base che si commette con la smania di avere i soldi "pochi, maledetti e subito" è quello di ignorare completamente il rischio demografico.
La prossima settimana ripartiremo da questo punto, perché è forse il più delicato di tutta la faccenda.








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