Pubblicato il 14 febbraio 2007 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Nelle 4 puntate precedenti abbiamo stabilito che:
1) no ai prodotti garantiti, troppo costosi ed inefficienti;
2) l'ideale è un mix di azioni ed obbligazioni;
3) il tempo che avete davanti a voi ed i costi sono gli elementi chiave: più
tempo più azioni (senza esagerare);
4) entrate nella mentalità della rendita e non del solo capitale quando
affrontate un investimento previdenziale. La scorsa settimana avevo anche concluso
con l'invito ad aderire ai fondi pensione.
A questo punto bisogna vedere cosa si presenta davanti a noi. Che fondo scelgo?
Abbiamo 4 tipologie di fondi sul mercato.
Ci sono i fondi "negoziali" (o di categoria), ai quali si può
partecipare solo in forza di un certo tipo di contratto di lavoro. Per esempio,
se lavorate in aziende tessili o dell'abbigliamento e calzature c'è il
fondo Previmoda, se appartenete ad una piccola azienda associata all'API c'è
il Fondapi, il Fonchim per i chimici, il Cometa per i lavoratori delle aziende
metalmeccaniche. Sono spesso la scelta migliore per il dipendente, a patto che
il fondo disponga di più linee di gestione in modo da poterne scegliere
una adatta alla vostra anzianità. Sono a basso costo e spesso si può
usufruire anche del contributo del datore di lavoro, se si versa qualcosa in
più del solo tfr. Il che è un buon motivo per aderire: oltre a
un rendimento di lungo periodo superiore al TFR, c'è il contributo datoriale
in più.
Occhio però, perché se invece il vostro fondo negoziale è
un monocomparto, e se lo è di solito è una gestione prudente a
basso rischio-rendimento, e se avete molti anni davanti a voi, conviene forse
cercare una gestione più adatta al vostro orizzonte temporale tramite
l'adesione a un fondo aperto perché è assai probabile che i guadagni
di una gestione di lungo termine eccedano il contributo aggiuntivo del datore
di lavoro.
Il contributo del datore di lavoro, che tra l'altro è deducibile dal
vostro reddito, non è detto che non sia previsto anche in caso di adesione
libera a un fondo aperto; dipende da cosa prevede il vostro contratto collettivo
di lavoro. E' bene informarsi per valutare le opzioni a disposizione. Proseguiamo.
Simili ai fondi negoziali, che sono nati dopo la riforma del 1993, ci sono i
fondi pensione detti "preesistenti", quelli cioè già in vita
nel 1993 e creati più che altro da singole aziende (soprattutto banche)
per i loro dipendenti, ma anche da qualche categoria, come il Fondo Giornalisti
o il Previndai per i dirigenti industriali. Attualmente sono 348 e rappresentano
la fetta più grossa del mercato. Tuttavia, a parte una ventina di essi
gli altri sono molto piccoli e pochi ce la faranno a mettersi in regola con
i nuovi obblighi imposti dalla riforma. Oltretutto in molti casi la gestione
è tutt'altro che trasparente, e persino un fondo importante come quello
della Cariplo non ha ancora dichiarato la performance del 2006. Altri sono ancora
fermi con i dati al 2005, e stanno affiorando i primi scandali gestionali con
relativi ammanchi, come quello recentissimo della Cassa IBI.
Non sentitevi così sicuri quindi con un fondo preesistente (a parte quelli
più importanti), anche se, essendo istituito dall'azienda in cui avete
lavorato per 30 anni e vi sembra di sentirlo più affidabile. Non è
così. Il fondo pensione dei vecchi dipendenti COMIT, per esempio, uno
dei più antichi in Italia, è stato da poco messo in liquidazione
per problemi di gestione, liquidazione tra l'altro contestata da molti. I pensionati
riceveranno un capitale che li risarcirà dei versamenti effettuati, ma
gli sarà preclusa la possibilità di usufruire della rendita vitalizia
che era stata promessa loro. Ad ogni modo è vostro diritto trasferire
l'intera posizione maturata in essi su altri fondi negoziali o aperti se al
30 giugno il vostro preesistente non avrà adempiuto agli obblighi di
trasparenza contabile e gestionale imposti dalla nuova riforma.
I fondi cosiddetti "aperti", sono quelli ai quali possono aderire
tutti indistintamente. E' un settore che si svilupperà molto in futuro
anche per l'arrivo di fondi esteri che stimoleranno la concorrenza. Rispetto
ai negoziali hanno il vantaggio di essere più trasparenti e gestiti in
modo professionale direttamente dalle società che li istituiscono; il
contro è che per fare ciò si fanno pagare, a volte troppo. Attenzione
però a non farsi incantare dall'elemento "basso costo". Costi
bassi sono necessari, costi troppo bassi devono far riflettere sul futuro della
gestione. Oltretutto un problema che possono avere alcuni negoziali, è
il basso numero di aderenti, e di conseguenza avere un patrimonio esiguo (alcuni
sono addirittura sotto i 10 milioni di euro; il Cometa, che è il maggiore,
supera i 3 miliardi di euro) che rende poco ottimale la gestione.
La quarta opzione a nostra disposizione sono le polizze assicurative, alle quali
dedicheremo una delle puntate successive.
La settimana prossima invece approfondiremo alcuni aspetti relativi ai costi,
alle tasse ed ai fantasmi che aleggiano su tipi di fondi oggi descritti.