Poche semplici regole per orientarsi tra la previdenza integrativa
Pubblicato il 1 novembre 2006 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Prima di continuare il nostro cammino pensionistico, ricordo un dato statistico per stimolare un po' chi ancora tende a rimuovere dalla sua testa le problematiche previdenziali, o a sottovalutarle.
Nel 1999 una ricerca Istat sui centenari italiani mostrava che i supernonni erano circa 6000. A luglio 2006, dopo solo 7 anni, una seconda indagine censiva in 10.441 il numero dei centenari nostrani. La progressione non cedo necessiti troppi commenti. Cosa fare, dunque?
Occhio ai miti, innanzitutto. Anche avendo deciso di accantonare del denaro in un fondo pensione, snobbando quindi, giustamente, i moniti di quelli che la settimana scorda definivo i "terrorizzati", non bisogna cedere alle lusinghe dei "fanatici" del mercato azionario.
Che non ci sia una regola definita su cosa sia meglio fare, anche per il lungo periodo, nello scegliere tra azioni e obbligazioni è un dato di fatto che da anni trova continue conferme. L'ultima analisi ce l'ha mostrata Fabrizio Galimberti su Il Sole 24 Ore del 23 settembre 2006, in cui ha mostrato i risultati di una simulazione fatta replicando il comportamento di un ipotetico pensionando che versa contributi annuali per 40 anni investendo nella borsa americana (i dati andavano dal 1911 ad oggi). Galimberti chiuse scrivendo: "c'è n'è abbastanza per consigliare un "giardinetto" in cui non fioriscano solo le azioni". Attenzione: non "solo" azioni, non "no azioni".
Per dare un'idea di come il mondo stia cambiando, basti sapere che i fondi pensione inglesi, che nel corso della loro storia avevano mantenuto una percentuale di investimento azionario di circa il 70%, hanno progressivamente calato questa percentuale portandola al 50%. Il caso limite fu quello della catena farmaceutica Boots, che annunciò nel 2001 di aver trasferito la posizione del suo fondo totalmente sul mercato obbligazionario, precisando che non si trattava di una scelta di breve periodo legata al market timing, ma di un cambio deciso di strategia di lungo periodo.
"LA PREVIDENZA PUNTA SUI FONDI". Era il 5 luglio 1993, e Il Sole 24 Ore annunciava con un gran titolo a piena pagina un lieto evento che avrebbe dovuto essere epocale per la finanza e la previdenza italiana: la nascita dei fondi pensione italiani.
Dopo 13 anni, però, la nostra previdenza complementare è ancora al palo, e il patrimonio depositato nei fondi pensione è pari al 3% del pil contro il 117% degli USA. Il fatto è che ai cittadini italiani sono state in passato, e vengono tutt'ora, offerte più che altro soluzioni previdenziali di tipo assicurativo, anche se con un po' di confusone tutto viene chiamato "fondo pensione". E il forte cartello bancario-assicurativo ha giocato un ruolo determinante nel mantenere ad un livello lillipuziano la nostra previdenza complementare.
Non è questa la sede per distinguere nel dettaglio l'universo dei prodotti previdenziali. È importante però tenere a mente alcuni punti fermi. E ricordiamoci quello che scrisse il più grande esperto americano di fondi d'investimento, John Bogle, in uno dei suoi libri più celebri, Common Sense on Mutual Fund, 1999: "Il segreto dell'arte di investire è che, dopo tutto, non c'è nessun segreto".


1. Cercate di iniziare ad accantonare risparmi per la pensione il più presto possibile, per voi o per i vostri figli. Il tempo è l'elemento più importante.


2. Una polizza assicurativa non è un fondo pensione. Non necessariamente è peggio di un fondo pensione, perché può avere delle garanzie aggiuntive, specialmente per quel che riguarda la conversione in rendita del capitale accumulato, ma dovete chiarire bene il livello dei costi, che al 90% sono quelli che fanno la differenza tra i due prodotti. I fondi pensione sono generalmente più trasparenti ed hanno una quota il cui valore è pubblicato sui giornali.


3. In caso di polizze, verificate l'eventuale presenza di garanzie sulla conversione finale del capitale. Cioè: che tipo di tabelle di conversione verranno utilizzare a scadenza? Quelle che fisso oggi o quelle che saranno in vigore al momento del pensionamento, quando la vita media sarà più lunga e quindi per me più penalizzanti?
4. Se avete più di dieci anni di tempo optate per una linea di investimento che preveda sia l'investimento azionario che obbligazionario. Se avete meno di 10 anni evitate linee che contengono azioni.


5. La fiscalità gioca un ruolo importante, ma sono diversi gli aspetti da considerare. Se optate per un prodotto deducibile, dovete anche tener conto che la rendita finale andrà all'87,5% in dichiarazione dei redditi. Se invece il vostro contratto non è deducibile oggi sarà esente totalmente domani. Anche i vincoli sono diversi da contratto a contratto.


6. Dedicate un po' di ore all'esame di un prodotto previdenziale, non una semplice chiacchierata con un consulente. Fate domande, fatene tante, sono forse molto più importanti di tutto il resto, perché servono per capire, e purtroppo gli italiani ne fanno pochissime.







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