La Voce di Romagna, 15 maggio 2015
di Simone Mariotti
Nella sentenza con cui la Corte Costituzionale giorni fa ha annullato alcune parti della legge Fornero si legge che “la mancata rivalutazione, violando il principio di proporzionalità tra pensione e retribuzione e quello di adeguatezza della prestazione previdenziale, altererebbe il principio di eguaglianza e ragionevolezza, causando una irrazionale discriminazione in danno della categoria dei pensionati”. In questa frase, inserita in un contesto giuridico certamente inoppugnabile, si racconta molto di quel che sta accadendo nel paese e di quel che accadrà domani.
Una decina d’anni fa, trentacinquenne, scrissi una serie di articoli intitolati “Chi ha rubato la mia pensione” che fecero arrabbiare i più grandicelli e i già pensionati. Il tema era quello dei famigerati (per chi scrive) “diritti” acquisiti, già percepiti come problema generazionale allora, anche se certamente meno di quanto lo siano oggi, con l’invecchiamento della popolazione progredito spedito e la stabilità del sistema pensionistico che ha richiesto interventi strutturali e dolorosi, come la discussa legge Fornero.
La legge Fornero probabilmente fu fatta in fretta, e non discuto che dal punto di vista giuridico la Consulta abbia prodotto una sentenza ineccepibile. Ma quando scrive che la legge avrebbe causato “irrazionale discriminazione in danno della categoria dei pensionati”, bisognerebbe forse ricordare ai giudici che di pensionati che necessitano tutele non ci sono solo quelli di oggi, ma anche quelli di domani, e che un diritto acquisito, se va a ledere i diritti di altri, non è un gran bel diritto da difendere.
In un commento a un intervento del prof. Vincenzo Galasso apparso la settimana scorsa sul sito lavoce.info, un utente, Luciano, riassume la questione “diritti acquisiti” con la seguente storiella, semplice ed efficace:
«Dove nascono i diritti acquisiti? Dal vocabolario. Sul pianeta X abitava il cittadino A, il quale percepiva una pensione proporzionalmente superiore ai contributi pensionistici versati. Sul pianeta X abitava anche il cittadino B. Il cittadino B era stato “riformato” dal Governo planetario e sapeva che quando sarebbe toccato a lui andare in pensione avrebbe percepito una pensione proporzionalmente inferiore ai contributi pensionistici versati, perché questi, oltre che a finanziare la sua futura pensione servivano anche a finanziare una parte della pensione del cittadino A. Un giorno sul pianeta X atterrò un marziano. Spiegò che su Marte non esistevano cittadini di tipo A e di tipo B, in quanto le leggi erano ispirate al principio di “equità”. Su Marte, il cittadino A sarebbe stato considerato fruitore di un “privilegio” e su Marte era proibito acquisire privilegi, per il fatto che essi avevano la caratteristica sostanziale di essere iniqui. Il marziano volò via e il Governo planetario, dopo un’attenta riflessione, per evitare possibili turbamenti dell’ordine pubblico dovuti al contatto extraterrestre, decise che da quel giorno nel vocabolario l’espressione “privilegio (acquisito)” sarebbe stata sostituita, per legge, da “diritto (acquisito)”».
Lo scontro è destinato inevitabilmente ad acuirsi. E se la miopia sociale della Consulta non permette neanche di applicare un contributo di solidarietà come quello che era stato previsto per le pensioni d’oro, dichiarato pure quello incostituzionale, prima che ci pensi nuovamente il mercato a forzare la mano in modo drastico, sarà forse il caso di valutare con meno fastidio governativo i suggerimenti proposti dal presidente dell’INPS Tito Boeri per intervenire intanto, almeno un po’, sulle pensioni più cospicue.