Vacciniamo senza paura, per il bene di tutti

Intervista al dott. Maurizio Bigi

di Simone Mariotti

Versione integrale dell’intervista uscita in formato ridotto, per motivi di spazio, su "La Voce di Romagna" il 14 maggio 2015.

Molti dei genitori che oggi hanno figli piccoli sono nati negli anni 70, quando le malattie infettive erano diffuse e le complicanze da queste malattie erano percepite come moto rare. Qual è la situazione oggi sul fronte delle vaccinazioni raccomandate in particolare quelle contro il morbillo e la meningite? A distanza di un anno siamo tornati a parlarne con il dott. Maurizio Bigi, direttore della U.O. Tutela Salute Famiglia Donna ed Età Evolutiva di Rimini della Ausl Romagna.
Dott. Bigi, le coperture vaccinali sono in calo in tutta Italia, ancora una volta siamo il fanalino di coda in Europa e l’OMS ha lanciato un monito al nostro paese, che succede?
È vero, c’è una generazione di quarantenni cresciuta senza le nuove vaccinazioni raccomandate, è sana e dice “perché devo vaccinare i miei figli contro il morbillo?” Ma se si ragiona così, allora possiamo andare indietro di 100 anni, quando ancora polio, difterite e vaiolo erano diffusi e non per questo il genere umano si è estinto! Il mondo andrebbe avanti anche senza vaccinazioni però la vita media era 45 anni, la mortalità infantile elevata e le complicanze gravi delle malattie infettive mietevano vittime. I dati storici raccontano un quadro molto meno roseo di quel che sembra.
Prendere e superare una malattia infettiva rafforza il fisico, come sostengono alcuni?
A parte che non c’è nessuna dimostrazione scientifica che lo affermi, ma se fosse cosi, cioè che ci siamo tutti indeboliti, non si spiega perché dopo decenni di vaccinazioni la vita si sia allungata e la mortalità infantile sia ancora diminuita. E’ un mito, come i tanti che circolano nel mondo dell’alternativo, ad esempio quello del latte che fa venire il catarro: peccato che lo faccia venire solo in inverno e non d’estate…
Cioè?
Generazioni di bambini sono cresciute grazie al latte; nel terzo mondo sopravvivono grazie al latte, però noi lo togliamo perché – dicono - dà il catarro, ma solo in inverno, e gli si da il “prodotto alternativo”, “naturale”, spesso ben più costoso.
Però diversi medici non la pensano così…
Temo che vi sia un legame stretto tra un certo mondo – non tutto - della medicina alternativa, e la non vaccinazione. Coloro che non vaccinano sono spesso indotti a fare una prevenzione di altra natura. Ma se, come dicono, il nostro sistema immunitario è così forte che riesce a difendersi da solo dalle malattie infettive perché quegli stessi medici che lo sostengono, sono quelli che poi prescrivono le cure per potenziare le difese per fare la prevenzione? Perché i fatturati sono così aumentati su tutto il mondo dei rinforzanti delle difese? Perché si vendono un sacco di cose costose che non servono? Vuole un classico? Sono tantissimi i prodotti propagandati per accrescere le difese immunitarie privi di qualsiasi documentazione scientifica a supporto della loro efficacia. O, allargando un po’ il campo, i 6 giorni di terapia antibiotica prescritta per bambini non necessitano rigorosamente di fermenti lattici: la nostra flora intestinale è assolutamente in grado di sopportare la terapia senza bisogno dei fermenti. Però appena i nostri bambini stanno male gli dobbiamo dare il fermento, gli integratori, le vitamine, invece che una bella spremuta.
Qual è il suo consiglio?
Misurate chi avete di fronte confrontando quello che dice con quello che poi vi mette per iscritto. Sono15 anni che aspetto di vedere una prescrizione che consiglia un trattamento alternativo e in cui, nero su bianco, “si sconsiglia la vaccinazione”. Io invece le scrivo: “la cura alternativa da sola non è efficace, e le suggerisco il vaccino”, e glielo firmo e me ne assumo la responsabilità. Questo significa assumersi responsabilità e risponderne: come noi rispondiamo dei danni da vaccino gli altri dovrebbero rispondere dei danni da non vaccino. Ci tengo molto a sottolineare questo concetto perché darebbe alle persone la possibilità di orientarsi meglio.
Qualche esempio?
Ad esempio ci sono otorini che consigliano sempre di andare a cercare, in laboratori privati, un certo parassita intestinale, ma non ho mai visto scritto chiaro: “problemi respiratori da parassitosi intestinale”: perché lo dicono solo a voce? E voglio cogliere l’occasione per ricordare alle famiglie, affidatevi ai vostri pediatri, che conoscono bene i vostri figli, sono professionisti preparati, e che all’occorrenza sano consigliare gli esami necessari e, dove davvero indicato, anche trattamenti alternativi a supporto.
Però nei vaccini ci sono molte sostanze poco presentabili, come il mercurio, o no?
Il mercurio nei vaccini non c’è più da anni. E comunque perché non ci si pone il problema che in molti alimenti di normale consumo ce n’è anche di più? E inoltre quando parliamo di danni che possono fare il mercurio o le altre componenti delle vaccinazioni, bisogna che ci confrontiamo sul terreno scientifico. Io vedo genitori che arrivano qui tutti con le stessa lista di domande, uguali, identiche, nate da un’unica fonte, però la bibliografia che viene allegata a supporto del male che farebbe il vaccino è una bibliografia che dal punto di vista scientifico si smonta facilmente, sono per lo più articoli che metodologicamente non reggono. Tant’è vero che al primo rilievo che si può sollevare non sanno già più cosa replicare. Questo mi porta a pensare che ci sia una regia che muove tutto questo, e se è così è a quel livello che vorrei confrontarmi.
Non sarà complottista anche lei?
Per carità… Di fatto però non si può non osservare che quelli che non vaccinano spesso sono gli stessi che consigliano il divezzamento alternativo, che dicono che il latte è un “killer”, e che consigliano un sacco di integratori, stimolatori ecc…
Tutte falsità?
Gli effetti collaterali gravi da vaccinazione sono rarissimi, e sicuramente sono più frequenti le gravi complicanze da malattie infettive prevenibili con le vaccinazioni, come ad esempio, e in particolare, la meningite.
Di meningite, però ve ne sono molti tipi, ha senso una vaccinazione?
Ci sono diversi ceppi e abbiamo avuto bambini contagiati da ceppi diversi da quelli contenuti nel vaccino. Ma questo perché la scienza oggi è arrivata lì. Prima avevamo il 7-valente, che proteggeva da sette ceppi, oggi siamo arrivati a coprirne13. La scienza progredisce. Prima i bambini di leucemia morivano, oggi hanno oltre l’80% di possibilità di guarire.
Perché in caso di epidemia mediamente il 15% dei contagiati è vaccinato, come accaduto di recente per di morbillo negli Stati Uniti? Il vaccino non è efficace?
Il vaccino non dà una copertura al 100 per cento: vi è una percentuale di soggetti “non responder” e altri che non possono essere vaccinati per gravi deficit immunitari, stimabile nel 10 per cento circa: ma anche questi sarebbero protetti se la copertura complessiva fosse del 95 per cento. E voglio ribadire che stiamo parlando di prevenzione, non di cura. La vera questione non è che il 15% dei vaccinati ha ripreso il morbillo. La questione è “è arrivato il morbillo”, che non doveva arrivare. Se avessimo delle coperture vaccinali adeguate il morbillo sarebbe stato vinto come lo è stato il vaiolo, che è stato eradicato, e per il quale ora non si vaccina più. Ma per questo si deve raggiungere, ribadisco, il 95% di copertura perché cosi scatta la herd immunity.
Questo aiuterebbe anche quei soggetti particolarmente deboli…
Sì, ci sono dei bambini con gravi deficit immunitari che non possono essere vaccinati, e sono proprio loro che avrebbero più bisogno di protezione. Facciamo un altro esempio: la pertosse. E voglio farlo per capirci meglio e per richiamare anche l’importanza della tempistica della vaccinazione: è importante seguire i tempi del calendario vaccinale perché da questi dipende anche l’efficacia. Tempo fa in Toscana in una neonatologia c’è stato un caso di pertosse con un decesso, perché la pertosse è mortale nei primi sei mesi. Eppure è proprio una di quelle vaccinazioni che ci chiedono di rimandare.
Un’ultima considerazione su una delle vaccinazioni più recenti, quella del papilloma virus
La copertura è ancora bassa in Italia, circa il 60%, all’estero sono più avanti. Si tratta di un vaccino estremamente sicuro, e mira a ridurre l’incidenza del carcinoma dell’utero. Perché si fanno i PAP test? Per prevenire quello che è uno dei tumori più diffusi. Capisco che legare una vaccinazione al mondo della sessualità non sia semplice, ma va precisato che questa vaccinazione massimizza il suo effetto se effettuata sugli 11-12 anni, cioè prima che le pazienti si avvicinino alla sfera della sessualità, e dobbiamo aiutare le famiglie e i genitori a ben comprendere questo fatto. Anche in questo aspetto il ruolo dei professionisti è fondamentale, così come quello dell’effettuazione del pap test che resta, come detto, un’importante forma di prevenzione”.



La Voce di Romagna, 14 maggio 2015





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