Tutti felici sui mercati, ma non abbassiamo la guardia

Pubblicato il 5 febbraio 2015 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

Si respira una generale euforia sui mercati azionari ultimamente. I tassi a zero del mercato obbligazionario spingono molti a cercare alternative, forti anche dei recenti rialzi dei listini. Il dollaro poi ha dato una grossa mano a chi aveva investimenti globali. Insomma ci sono tutti gli elementi necessari per lasciarsi andare un po’ troppo, cullati dai ricorrenti sogni di crescite infinite. In questa rinnovata positività generale verso le azioni, gli aspetti da analizzare sono due, ma alle fine si riducono ad uno solo: la memoria corta degli investitori.
L’altro è l’opportuna spinta verso una diversificazione più ampia e verso una ricerca di alternative di reddito che una situazione di tassi zero induce anche negli investitori più restii a farlo. Da anni sostengo che per tutti un portafoglio ideale deve comprendere una buona fetta di bond globali e in diverse valute, e deve prevedere anche qualche elemento a maggior rischio. Ma questo non vuol dire buttarsi a capofitto nel mercato azionario né in speculazioni esotiche. Vuol dire prendere consapevolezza che nel mondo ci sono tante alternative che vanno analizzare e valutate, anche quelle azionarie.
Il problema è che questo processo deve essere accompagnato da un parallelo precorso di ricerca, e di consapevolezza che le alternative ai soliti bond a basso rischio ci sono, ci son sempre state, ma da sempre presentano un ben diverso livello di volatilità, che non tutti sono in grado di assumersi.
Arriviamo poi da un periodo non certo di vacche magre per i mercati, e come sempre accade dopo buoni rialzi i commenti generali sono tendenzialmente euforici. Vi invito a rileggere l’ottimismo a scena aperta tra fine del 1999 l’inizio del 2000 (poco prima cioè della bolla della new economy), la fiducia dell’estate 2008, alla vigilia del grande crollo, o i report delle case di investimento per il 2013 dove le star assolute erano i bond emergenti in valuta locale, poi colpiti improvvisamente al cuore dal discorso di Bernanke nel maggio di quell’anno. Ma questa è storia antica.
Walter Bagheot, leggendario giornalista finanziario inglese di fine Ottocento, diceva a proposito delle manie finanziarie che “tutte le persone toccano il massimo della credulità quando sono al massimo della felicità”, ed è un copione che si ripete regolarmente durante le fasi positive per i mercati, che sembrano destinate a durare in eterno. Ma le cose cambiano.
Mi viene in mente anche la Florida degli anni ’20, per citare un caso meno noto al grande pubblico, quando la zona fu teatro di una gigantesca bolla immobiliare. Si vendevano lotti a prezzi molto elevati propagandando la dolce brezza tropicale tipica del luogo. Ci pensò un potente e disastroso tifone caraibico a rinfrescare le idee a tutti e a far prendere coscienza agli investitori che l’aria sul mercato può anche cambiare improvvisamente.
Che fare oggi? Un consiglio che posso dare è non costruire un portafoglio monolitico, troppo concentrato e con una visione forzatamente di breve anche quando non è necessario. Evitare giardinetti di titoli e affrontare i mercati azionari con panieri (etf o fondi), e non illudersi di guadagni facili: non ve ne sono mai.
E non sarebbe male dedicare sempre una componente marginale del proprio portafoglio a quelle aree di investimento in crisi o che annoiano il mercato e sono snobbate dai venditori perché non possono vantare brillanti risultati nel recente passato. Così come i rialzi non sono eterni, anche le crisi passano, e comprare in saldo, almeno un po’, spesso aiuta.
Però tutto ha un senso se ci si rende conto che se i tassi di rendimento a basso rischio sono di fatto a zero, un motivo c’è e qualsiasi cosa punti a ottenere di più incorpora un elemento di rischio che non è mai trascurabile. A chi sponsorizza l’azionario a mani basse perché “con i bond non si guadagna più”, suggerisco di chiedere ai risparmiatori se sono anche disposti a subire eventuali cali a doppia cifra, per recuperare i quali può essere poi necessario molto tempo.







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