Pubblicato il 28 novembre 2014 su La Voce di Romagna
di Simone Mariotti
Una mamma riminese preoccupata per i propri figli scrive all’associazione Salvagente Monza. Vuole sapere come agire in caso di soffocamento e come insegnarlo ad altri. Lei è Valeria e oggi è una dei formatori dell’associazione (che da qualche tempo ha una sede anche a Rimini), mentre altri lo sono diventati dopo aver perso un figlio. Sono volontari e fanno un lavoro preziosissimo perché l’Italia è, al solito, uno dei fanalini di coda tra i paesi sviluppati. E se nel Nord Europa e negli Stati Uniti oltre il 70% dei cittadini adulti è in grado di eseguire le manovre salvavita, da noi la percentuale è ancora imbarazzante. Dopo aver partecipato a una dello loro utilissime lezioni ho allora deciso di intervistare il presidente di SalvagenteMonza, Mirko Damasco. Ascoltiamolo con attenzione…
Ho un figlio di pochi mesi e con mia moglie ho partecipato a molti incontri proposti da enti vari dove magari ti dicono che un bimbo può soffocare sotto la copertina, ma di disostruzione pediatrica non si parla mai, e prima di voi, credo solo la Croce Rossa organizzasse dei corsi: come mai? Il fenomeno è così marginale?
E’ proprio qui il nocciolo della questione, e per questo il nostro non è strutturato come un corso sanitario, ma culturale. Nessuno te ne ha parlato, ed è un problema sconosciuto anche agli addetti ai lavori, ma ogni anno muore un bambino a settimana di ostruzione delle vie aeree, e quasi tutti non avevano di fianco nessuno che sapesse eseguire le manovre. Il prof Gregori, con il quale abbiamo una partnership, ha il più grande database mondiale sul soffocamento pediatrico: 22.000 casi censiti. Questo ci mette davanti agli occhi la fotografia di un problema terribile e sottostimato. Per fortuna però i genitori sono ben focalizzati sul problema, e dopo un primo corso sporadico effettuato a Rimini siamo stati costretti ad aprire una sede a causa delle numerosissime richieste ricevute.
E’ difficile imparare le manovre di disostruzione?
E’ semplicissimo, e sono manovre alla portata di tutti. Le possono eseguire anche per i bambini. Abbiamo più testimonianze di piccoli che hanno salvato i loro compagni soffocati a tavola, e in un caso uno ha salvato la mamma. Per questo, quando teniamo i corsi, non ci sono mai problemi nel far assistere anche i propri figli. E nelle scuole andiamo a fare lezioni dall’ultimo anno della materna.
Ci sono rischi a non eseguirle in modo corretto?
Se si è eseguito un corso è impossibile sbagliare, perché sono veramente facili. Come ogni manovra può avere degli effetti collaterali, ma in letteratura scientifica esistono solo danni modesti. Un bambino che soffoca è un bambino morto senza intervento; quindi preferisco avere eventuali danni (percentuale infinitesimale) ma salvargli la vita, tanto più che non esiste alcun problema legale nell’intervenire, a patto che io sappia cosa fare.
Il personale di scuole e asili è formato?
Purtroppo questo è un grosso punto dolente. Non esiste, ad oggi, una legislazione che obblighi qualcuno a conoscere le manovre: non solo le maestre, ma anche i medici ad esempio non hanno nel curriculum di studi queste nozioni. Stiamo lavorando per far approvare una legge su questi temi e soprattutto per fare il vero salto culturale: inserire nelle scuole il primo soccorso come materia di studio.
Che efficacia ha la manovra di disostruzione?
Il 98%. Per questo tutti devono saperla fare, perché nulla è così efficace in medicina e si salverebbero moltissime vite.
È vero che i palloncini di gomma sono tra le cose più pericolose che ci siano?
Verissimo. I palloncini, forse, sono l’oggetto più pericoloso che esista perché un palloncino sgonfio nelle vie aeree si attacca come un guanto alla parete tracheale ed è difficilissimo toglierlo da lì, anche con le manovre.
Sembra che a Ikea dopo i due bimbi morti per soffocamento nei loro ristoranti (non per colpa di Ikea ovviamente), tutto il personale sia stato addestrato, le risulta?
Non le so dare una risposta. Spero sia così.
Perché ha fondato il SalvagenteMonza?
Perché dopo anni che seguivo questo progetto in un’altra associazione non mi bastava più. Dovevamo fare meglio e soprattutto più velocemente. Quindi con due amici abbiamo deciso di fondare Salvagente per imprimere un’accelerazione sul tema della diffusione e sul tema dell’aiuto a bambini in difficoltà. Non ci occupiamo infatti solo di disostruzione.
E’ una associazione di volontariato o a scopo di lucro?
E’ ovviamente un’associazione senza scopo di lucro.
Nel corso cui ho partecipato io mi avete consegnato un attestato della Salvamento Accademy: di che si tratta?
Salvamento Academy è la società nazionale alla quale facciamo riferimento per brevettare ai corsi BLSD (rianimazione con uso defibrillatore). Se vogliamo arrivare ovunque ci serve una rete. Un antico proverbio Africano dice: “se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano fallo insieme agli altri”. Salvamento Academy è fatta di tante associazioni come la nostra e ha 800 istruttori in tutta Italia. Questo vuol dire una cosa sola: diffusione capillare ed imbattibile ovunque ve ne sia bisogno.
Quanti istruttori avete, e quanti ce ne sono a Rimini?
Salvagente ha 20 istruttori con i quali eroga una media di 8 corsi a settimana, e con i quali in un anno ha formato circa 6000 persone. A Rimini, abbiamo 2 istruttori a cui in questi giorni se ne aggiungeranno 2 di Ravenna e che presto diventeranno molti di più. L’elenco dei corsi in programmazione in tutta Italia è disponibile nel sito www.salvagentemonza.org (nel sito trovate anche un simpatico spot realizzato in collaborazione con due comici di Zelig che vi introdurrà nella visita; nda).
Bisogna avere delle caratteristiche particolari per diventare istruttore?
Assolutamente sì. Amore per la vita, capacità di stare in gruppo e amore per questo progetto. Il resto s’impara attraverso corsi di formazione ed affiancamenti, numerosi, per garantire uno standard qualitativo elevato.
Rimini è stata la vostra seconda sede dopo Monza, come mai proprio qui?
Perché Valeria, una mamma, ci aveva contattato per un ciclo di lezioni. Siamo arrivati, abbiamo visto quanta domanda di sapere aveva questo territorio e quanto erano bravi Valeria e Claudio. Quindi, dopo averli formati, siamo partiti. Mai scelta migliore, perché Rimini oltre ad avere sete di imparare, ha anche un vuoto da riempire ed alcune cose da cambiare, per esempio, sulla refezione scolastica.
Com’è la situazione a Monza, c’è sinergia con scuole e comune?
Moltissima. A Monza lavoriamo da 8 anni e circa l’85% delle scuole è formato alle manovre.
Che suggerimento date all’amministrazione di Rimini, avete già avuto dei contatti?
Abbiamo provato a scrivere a sindaco e assessori, ma per ora con scarsi risultati. Prima di tutto bisognerebbe avviare un programma serrato e mirato verso tutte le scuole della città. Tutti gli educatori, sorveglianti mensa e personale dovrebbero essere invitati a partecipare a un corso. Si potrebbe stilare una task force in questo senso. Inoltre si potrebbe rendere Rimini una delle città più cardioprotette d’Europa, dotando la città di defibrillatori in ogni luogo pubblico, condominio, società sportiva.
Che costi prevedete per tutto ciò?
Per le lezioni di disostruzione, come sempre, il costo è zero. Il senso etico di questo progetto è talmente alto che il direttivo di Salvagente ha deciso di attuarlo fornendo in proprio le risorse economiche necessarie. Per il progetto cardioprotezione ci sono i costi per i macchinari e per la formazione, ma vanno quantificati perché noi non ci occupiamo di vendita di defibrillatori, ovviamente.
Se non sbaglio avete in mente un grande evento di massa, ci può dire qualcosa?
Non sbaglia. Ci sarà un grandissimo evento che sarà lanciato dopo Natale. Posso solo dire che sarà l’evento più grande mai effettuato in Italia e che, insieme ai ragazzi di Monza, insegnerà a migliaia di persone a salvare una vita. Per ora cerchiamo sponsor. Gli interessati possono scriverci a mirko.damasco@tiscali.it.
L'evento cui accennava Damasco alla fine dell'intervista è stato poi realizzato nell'aprile del 2015. Più sotto in questa pagina potete leggere una seconda intervista realizzata per l'occasione.
Gli istruttori della Salvagente Monza
Valeria e Claudio assieme allo chef Carlo Cracco e al dr. Marco Squicciarini della Croce Rossa alla Galvanina nel settembre 2014
Bimbi e manovre salvavita, Rimini fa scuola
Intervista con Mirko Damasco, presidente di Salvagente Monza
La Voce di Romagna, 25 marzo 2015
di Simone Mariotti
E alla fine Rimini, come scriveva Giuliano Bonizzato qualche anno fa, sarà davvero “Come l’America” in quella sua capacità di provare, sperimentare, innovare. E un grande evento in arrivo in riviera farà fare un grande passo in avanti nel campo della prevenzione e della sicurezza infantile, facendoci diventare tutti un po’ più americani. Se negli Stati Uniti e nei paesi nordici, infatti, sin dalle scuole minori la popolazione è educata a effettuare le manovre salvavita, non è così per l’Italia, e la triste statistica è che negli ultimi anni è morto in media un bambino alla settimana per ostruzione delle vie respiratorie, morti quasi sempre evitabili. Ne avevamo parlato qualche mese fa con Mirko Damasco, presidente di uno dei gruppi più attivi in Italia nel diffondere la cultura della prevenzione, quello di “Salvagente Monza”. Lo incontriamo nuovamente perché il progetto di cui ci aveva parlato, allora solo a livello di idea, ha preso forma ed è diventato un grande evento che lascerà il segno e che, in collaborazione con “Trenta Ore per la Vita”, allargherà il suo perimetro non fermandosi solo alla disostruzione pediatrica.
Alla fine siete riusciti nell’impresa. Cosa accadrà l’11 aprile prossimo al 105 Stadium di Rimini?
Senza rischio di essere enfatici, direi che segneremo una tappa importante nella storia della prevenzione in Italia. Si svolgerà il più grande pomeriggio di formazione salvavita mai esistito al mondo. I massimi esperti italiani sull’argomento disostruzione e rianimazione insegneranno a tutti come salvare un bambino. Non sarà una semplice lezione, ma un evento incredibile.
Come mai proprio a Rimini?
Volevamo iniziare da una città in cui abbiamo una sede, e dalla quale ci arrivano continuamente richieste di conoscenza e di protezione della vita.
A chi è rivolto principalmente? Chi non dovrebbe mancare all’evento?
L’evento è stato studiato e pensato per tutti coloro i quali hanno a che fare con un bambino.
Chi interverrà?
Ci saranno i grandi esperti di disostruzione come Marco Squicciarini, padre del progetto, ricercatori, pediatri, il dott. Ristori, responsabile scientifico di Salvamento Academy ed esperto di rianimazione e ci occuperemo anche di sicurezza in casa e di cibo. Saranno con noi alcuni personaggi televisivi, e Lorella Cuccarini sarà la madrina dell’evento con “Trenta Ore per la Vita”.
Il programma è vasto, si parlerà anche si sicurezza in cucina, quindi…
Esattamente. Insegneremo a coloro che si cimentano con i bambini a tavola come si può farli mangiare in sicurezza. E ci sarà una bellissima dimostrazione pratica.
Questo nella giornata di sabato. La manifestazione, però, prevede anche una seconda parte domenica 12 aprile, cosa proponete?
Domenica avremo dei corsi di specializzazione. In particolare avremo il corso di rianimazione cardiopolmonare sul lattante/bambino con accenni di primo soccorso. Tutto incentrato sul bambino: rianimazione, ostruzione, prevenzione incidenti, febbre, convulsioni, reazioni allergiche, epistassi, ferite, ustioni, traumi.
Che durata hanno i corsi, e quanto contano?
Questo corso si svolgerà il 12 Aprile dalle 9.30 alle 13.30 presso il 105 Stadium. Il costo per partecipante è di 35 euro con un doppio valore: imparare a salvare un bambino e raccogliere fondi per il progetto Home di “Trenta Ore per la Vita”. Per iscriversi bisogna inviare una mail a mirko.damasco@tiscali.it.
Sabato invece la partecipazione è gratuita…
Sì, ma è necessario registrarsi e stampare il biglietti invito sul sito www.salvagentemonza.org. Inoltre sabato 11, la sera, avremo un evento speciale: potrai cenare con i nostri ospiti, in una location bellissima. La cena servirà per raccogliere fondi per il progetto Home di “Trenta Ore per la Vita”: aiutare i bambini in ospedale. Iscrizioni alla stessa email ricordata sopra.
Un ultimo appello?
Ai potenziali sostenitori. Abbiamo già diversi sponsor, ma chi volesse essere dei nostri può ancora farlo: sarà una buona azione, ricompensata da una grande visibilità durante l’evento.
