Quel necessario cambio di marcia per i grillini

Pubblicato il 30 maggio 2014 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

Parto con un piccolo aneddoto. Un mio cliente a inizio anno mi mostrò una newsletter presa in rete che preannunciava in modo preciso e articolato una mega crisi bancaria epocale per giugno e la contestuale fine dell’euro prima dell’estate. Feci una ricerca e mi resi conto che i commenti alle analisi di questo pirla che scriveva pullulavano in vari forum. E a perdersi per un’oretta da un link all’altro si aveva la suggestione che il mondo ruotasse attorno a quei dibattiti, che in realtà coinvolgevano forse qualche centinaio di persone, cioè poco più dei clienti del bar sotto casa. Poi sono andato ad assistere a una conferenza di questo tizio all’IT Forum di Rimini dove, messa da parte la fine dell’euro a giugno, era passato alla fine dell’oro, di cui però ne aveva elogiato ogni virtù un anno e mezzo fa, con l’oro al culmine di sempre, e poco prima del disastro aurifero del 2013.
Le bufale della rete galoppano, si sa. In ogni settore è più o meno lo stesso, turismo, finanza, sanità, e la progressiva informatizzazione della popolazione sta solo peggiorando questo aspetto. E chi ci vive dentro, nutrendosi di pane e blog da mane a sera finisce per restarne, un po’(non voglio esagerare), vittima inconsapevole, perché non ci si rende conto che nel mondo reale, spesso, c’è soprattutto altro. E una cosa è la diffusione di informazioni di cronaca e di attualità, grande pregio della rete globale, un’altra è l’analisi critica di un evento o di una situazione. Faccio un esempio sulla finanza.
Accreditarsi in rete di una qualche autorità in finanza è facile. Un passato di trader presso qualche banca (magari finito male perché si era dei carciofi), un sito accattivante pieno di copia incolla o di grafici riciclati, tutto condito con un servizio di newsletter, magari con una “specializzazione” sulle materie prime (che dà un gusto di esotico e di ben introdotto in certi ambienti) ed ecco che il palco è pronto per mettersi a pontificare su nickel, palladio, caucciù e caffè, infarcendo il tutto con qualche spettro di crisi globale o complotto (che fa sempre presa) mantenendo il tutto a un livello di serietà minimo, ma sufficiente da non essere subito bollato come un esaltato, pur dicendo colossali fesserie.
Ho fatto questa lunga premessa perché una analisi della non-vittoria grillina dovrebbe partire dalla consapevolezza che la rete è piena di trappole e che se un movimento vi fa troppo affidamento finisce per caderci dentro.
Un bagno di umiltà credo faccia solo un gran bene ai 5Stelle, necessario per aiutarli a distinguere tra chi sa di quel che parla (come il naturalista Marco Affronte, eletto riminese a Strasburgo) e chi si è fatto una “cultura” in rete e pontifica di uscita dall’euro come un leghista burino qualsiasi. Quella rete trasformata in divinità in un paese, però, che oggi ci si accorge essere costituito da pensionati e con una percentuale di non connessi come in pochi altri del mondo sviluppato.
E c’è da auspicare che i grillini continuino a riflettere sull’importanza del dialogo e del confronto. Rispetto all’inizio hanno fatto notevoli passi avanti, anche se ci sono arrivati a danno fatto, e il successo di Renzi che li ha schiacciati è anche figlio della loro ostinazione isolazionista o del loro spoils system interno da due soldi.
Di Battista ha parlato di lentezza del cambiamento culturale. Non è una gran motivazione, forse espressa a caldo da chi è ancora scosso dai dati elettorali. Ma se non si superano anche queste banalità pressappochiste (e magari si recupera, quella sì, un po’ di cultura politica), il complottismo spinto di tanti elementi del gruppo e la presunzione perenne che vuole solo loro come depositari della verità, che in non pochi casi è figlia purtroppo di “verità” della rete come quelle che ho ricordato all’inizio, invece degli Affronte o del pur bravo Di Battista continueranno a emergere dal movimento troppi fessacchiotti scemi che in tv si puliscono la giacca perché toccati da uno del PD, che poi trovano 1.000 fan su Facebook e si esaltano tra loro, mentre perdono 100.000 voti di persone potenzialmente interessate alle idee del movimento.
Continuare sulla stessa strada sarebbe deleterio, anche perché il successo Renzi, oltre che all’estremismo di Grillo, lo deve anche alla miseria dei moderati, che c’è da augurarsi decidano finalmente di liberarsi di Berlusconi e del suo assurdo sistema di cooptazione dei leader, per dar vita ad un vero partito conservatore che possa fronteggiare ad armi pari il PD, e tra i quali un movimento serio e indipendente come i 5Stelle, rinnovato dopo questa fase embrionale, potrebbe giocare un grande ruolo di stimolo e di futuro ago della bilancia, dato che con un PD così forte in Europa, ma senza numeri nel parlamento italiano (e ancora così pieno di mezze figure), la riforma elettorale maggioritaria che lo premierebbe tarderà a venire, mentre, ahimè, si preannuncia una nuova radiosa stagione del proporzionale. A meno di ulteriori sorprese estratte dal cappello di Renzi.







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