La borsa e l’orlo delle gonne

Pubblicato il 9 giugno 2013 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

Qualche settimana fa ricordavo la similitudine tra l’euforia che regnava in Giappone negli anni ’80, la mania per il golf e il successivo sboom mettendoli in relazione alla notizia che i campi da golf italiani stavano andando maluccio.
Ma se in Italia i segni di ripresa stentano, tanto che e anche i golf club chiudono, in Giappone era tornata l’euforia da alcuni mesi. Ma dalla seconda metà di maggio qualcosa si è inceppato nel meccanismo messo a punto dalla banca centrale del Giappone e dal premier Abe. Se guardiamo ai dati dell’ultimo anno l’indice della borsa giapponese è ancora in forte guadagno, ma da quando si è scatenata l’euforia in tutte le sue forme più curiose, l’indice ha iniziato a flettere.
Potrei riportare un lungo elenco di report di banche, gestori e analisti non più vecchi di un mese o due e che invitavano a puntare sulla borsa nipponica, ma forse basta ricordare che quel che sta accadendo all’economia nipponica (tassi sui bond e borsa) ha più o meno spiazzato tutti, comprese le grandi banche centrali del mondo. La borsa e l’andamento dei tassi e dei cambi, insomma, non li si prevede a breve, troppo complesso è il mondo, e le tante teorie di previsione che arrivano sulla piazza fanno prima o poi la stessa brutta fine, che anche la mitica teoria dell’orlo delle gonne diventa presentabile. E proprio in Giappone questa teoria ha appena avuto un ultimo, fatale, ma simpatico omaggio. Partiamo dal principio.
Nel 1930 il professor Paul H. Nystrom scrisse un libro intitolato The Economics of Fashion in cui, abbastanza seriamente, faceva notare come la distanza dell’orlo delle gonne dal suolo (in percentuale dell’altezza della donna) aumentava o calava a seconda degli andamenti del mercato azionario: più le gonne si accorciavano, più il mercato saliva e viceversa.
La regola sembrava aver funzionato abbastanza bene negli anni ‘20, anche se già allora si poteva evidenziare qualche grossolano difetto; il picco massimo infatti lo si raggiunse nel ’27, con l’orlo che arrivava al ginocchio, restando costante (se non leggermente calante) a quel livello negli ultimi due anni del boom, che invece furono proprio i più esplosivi. E’ anche vero però che dopo il crollo le gonne tornarono ad allungarsi.
La bizzarra teoria degli orli ha continuato però il suo buffo cammino, e ogni tanto qualcuno aggiorna i dati svelandone successi e cantonate.
L’economista e grande divulgatore Burton Malkiel notò come la teoria avesse fatto cilecca nel 1947, quando si impose con successo il “New Look” che voleva gonne molto lunghe, anche se il mercato aveva iniziato a calare bruscamente da oltre un anno. Lo stesso accadde nel 1968 quando il calo della borsa precedette la moda della gonna “midi” che invece dilagò nel ’69 e ’70. La moda invece centrò in pieno il grande crollo di Wall Street del 1987. Ricorda Malkiel come “nella primavera dell’87 gli stilisti, iniziando a spedire le loro linee autunno-inverno, decretarono che in quel periodo sarebbero state alla moda gonne molto corte. Ma proprio all’inizio di ottobre, quando i primi venti gelidi incominciarono a spirare nelle valli e nelle piane degli Stati Uniti, accadde un fatto strano: la maggior parte della popolazione femminile decise che le gonne corte non facevano per loro. E non appena le donne tornarono ad indossare quelle più lunghe, gli stilisti si affrettarono ad allinearsi”. Lo stilista americano Bill Blass disse a inizio ottobre: “le gonne corte oggi mi sembrano ridicole”. Il 19 del mese l’indice Dow Jones subì il più grosso calo della sua storia, perdendo oltre il 20% in un solo giorno.
Chi investì in azioni seguendo la moda vide ancora giusto 10 anni dopo. Le sfilate imposero gonne lunghe per l’autunno ’98, riuscendo ad anticipare il pesante crollo di ottobre.
Alle fine degli anni ’90 tornò di moda da “longuette” che restò in auge per qualche anno prima che la mini dilagasse di nuovo dal 2002/3 in avanti. La teoria però anticipò troppo il periodo negativo (sino al 2000 ci fu un grande boom di borsa), anche se centrò abbastanza bene il rialzo degli anni successivi. E per la stagione autunno-inverno 2008/9 tornarono le gonne al ginocchio: trend azzeccato, dunque, ma per come sono andate le cose gli orli avrebbero dovuto scendere sin sotto i piedi.
E se ci limitiamo all’Italia le collezioni autunno-inverno 2011/12 presentarono improvvisamente gonne lunghissime. Insomma: se Berlusconi avesse dato un’occhiata anche ai vestiti femminili (e non solo al contenuto degli stessi) avrebbe potuto prevedere facilmente il collasso finanziario da cui venne travolto.
E il Giappone? La cosa curiosa è che un gruppo musicale che sta spopolando da quelle parti, le Machikado Keiki, ancora a metà maggio scorso pubblicizzavano i loro show annunciando che l’orlo delle loro gonne di scena si sarebbe accorciato in proporzione alla salita dell’indice Nikkei. Sintomi di ubriacatura generale, e oggi, temo, anche la necessità di trovare un nuovo slogan per le simpatiche ragazze giapponesi.







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