Pubblicato su La Voce di Romagna il 10 aprile 2013
di Simone Mariotti
Dal giorno delle elezioni a oggi i nostri parlamentari hanno fatto dei solitari. Poche le cose interessanti di cui si è discusso, poco l’interesse manifestato per cose non di colore. Non si è visto nulla di serio per una semplice e banale ragione: sino a che il nuovo Capo dello Stato non si sarà insediato e avrà in mano la pistola carica dello scioglimento delle Camere, si resta in sala d’attesa a filosofeggiare, da soli.
A quel momento ci stiamo avvicinando e dato che lo stallo si avvia alla conclusione si possono apprezzare alcune buone cose del dopo elezioni.
Quel nome non c’è più da anni, ma mi sento di non dissentire troppo, seppure con una forzatura, da chi sostiene che dopo 60 anni è di fatto finita la Democrazia Cristiana. Il Casini un po’ depresso di questi giorni non nasconde infatti il fallimento di un progetto centrista che di sale politico aveva mantenuto ben poco, continuando invece a vivere di doppi o tripli forni dettati non dalla condivisione di idee, ma dalla più spudorata spartizione di poltrone, e il caso riminese delle ultime provinciali fu da manuale. Ma da noi, come dice il nostro Giuliano Bonizzato, accade sempre tutto prima. E Casini oggi, lui che per puro opportunismo era un proporzionalista convinto, ammette la sconfitta e la necessità, pena la continua ingovernabilità, di un ritorno sistema maggioritario. Meglio tardi che mai.
Non molto diversa è la situazione di un altro proporzionalista della prima ora, Vendola, certamente più forte dal punto di vista parlamentare, ma politicamente fortemente alle strette. Se infatti il PD sceglierà la grande coalizione significherà per lui l’abbandono di gran parte, se non tutte, delle sue proposte; se si tornerà al voto, a meno di un suicidio politico/elettorale il PD con ogni probabilità manderà in campo Renzi, non proprio il paladino delle tesi vendoliane. Se invece alla fine i grillini accetteranno il dialogo col PD e faciliteranno un accordo a sinistra, saranno loro a dirigere la scena nelle battaglie condivise SEL. Pazienza, si dirà, sennonché tra vendoliani e grillini il confronto non è dei più sereni, il che potrebbe mandare al macero anche quel po’ di cose che potrebbero fare assieme.
Infine il gruppo coalizzato attorno a Ingroia, altro covo proporzionalista, è stato spazzato via, mentre la Lega è ridotta ai suoi minimi.
Resta da definire la posizione elettorale di Grillo, che ancora è assai vaga, ma le forze più storicamente proporzionaliste sono state fiaccate. Ma Grillo nei prossimi giorni inizierà a innervosirsi.
L’elezione del nuovo Capo dello Stato, infatti, sarà il momento in cui, se sarà furbo e scaltro, Bersani potrà gettare la patata bollente (o con noi o elezioni) nelle mani del comico genovese, che sino a oggi ha avuto gioco facile a fare il duro, dato che le Camere non possono ancora essere sciolte. Così come gioco facile lo ha Berlusconi a fare il buono sapendo che non ha nulla da perdere: in caso di nuove elezioni si sarà mostrato dialogante e ben disposto alla responsabilità, ma se la grande coalizione prende corpo per lui sarà la fine definitiva dei suoi problemi, giudiziari e politici.
Con la patata in mano i grillini avranno due opzioni: mandare tutti al diavolo, compresi loro stessi, e tornare a voto con esiti per il movimento che dubito saranno così travolgenti, almeno a sentire il loro elettorato, piuttosto indiavolato davanti alla possibilità da loro rifiutata di mettere per sempre all’angolo il Cavaliere, o diventare molto rilevanti in un governo col PD, in cui loro sarebbero in grado di dettare molte condizioni. In tale contesto, forse, a lungo andare sarebbe il PD a trarne maggiore vantaggio elettorale, e questo spaventa Grillo, che già vede i suoi iniziare ad adagiarsi sugli scranni. Ma la prima opzione per loro sarebbe il suicidio di un gruppo di folli. E molleranno appena quella patata inizierà a scottare.
Resta il fatto che una svolta popolarissima e importantissima la potrebbero proporre sin da subito e assieme, cambiando la legge elettorale per passare a quel sistema maggioritario puro a doppio turno alla francese che è il sistema più simile all’apprezzata e collaudata legge con la quale si eleggono i sindaci, che il Pd ha sempre detto di non disprezzare, che dovrebbe piacere anche ai grillini (vi hanno ottenuto importanti vittorie) e che raccoglierebbe importanti consensi anche nello schieramento opposto.
Una cosa urgentissima, trasversale e di buon senso che proprio per questo, probabilmente, resterà lettera morta.