Pubblicato il 16 maggio 2007 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Devo dire che sono rimasto in parte sorpreso dalle reazioni
moderate alla tragedia dell'autobus di Vercelli della settimana scorsa, dove
hanno perso la vita due poveri bambini. Parlare di questa cosa è piuttosto
scivoloso per il drammatico epilogo che ha avuto, e proverò a farlo a
toni bassi.
Le analisi fatte sul sangue del conducente hanno indicato che l'uomo aveva fatto
uso di cannabis, e di alcol (ma questo non lo si sottolinea troppo). Lui stesso
ha ammesso di aver fumato la sera prima (e di aver bevuto nella pausa pranzo;
come sopra).
Tuttavia, a parte i soliti noti (come Donna Letizia da SanPatrignano), la cosa
non ha suscitato eccessive reazioni. Solo La Stampa di Torino, forse sull'onda
dell'emotività locale, ha titolato in prima pagina "L'autista era
drogato".
Anche se il nesso di causa-effetto tra la fumata della sera prima e l'incidente
del giorno dopo non sta molto in piedi, mi fermo subito su questa strada, non
è quello che mi interessa.
Il ragazzo che guidava potrebbe essere uno sfortunato che ha avuto un colpo
di sonno nel momento più sbagliato della sua vita, o forse è un
delinquente che la sera prima ha fatto le ore piccole (fumando pure una canna
e bevendo) sapendo di dover guidare un pullman pieno di bambini il giorno dopo.
Non so, non indago oltre, non spetta a me definire i contorni della vicenda.
Resta il fatto che, per ora, per una volta, si è evitato di strumentalizzare
una tragedia con i soliti eccessi anti-cannabis. Forse perché la mente
è andata subito ai 4 adolescenti uccisi da un ubriaco al volante solo
tre settimane fa. O ai brutali violentatori di Vico del Gargano del giorno prima,
strafatti di alcool (e sicuramente anche di tutto il resto).
Forse non ce ne rendiamo conto perché siamo abituati alla morte per alcol.
E allora la cannabis, coinvolta ogni tanto (anche a sproposito) in fattacci
del genere, fa sempre più notizia di uno qualsiasi dei tanti, tantissimi
killer "guidati" dall'alcool, responsabile del 35% dei decessi dovuti
a incidenti stradali. E si sa, dopo un po' la monotonia stanca.
Eppure, ancora oggi non si riesce a parlare di cannabis in modo obiettivo. Eppure,
di fronte ad un consumo sempre in crescita, per nulla arginato (secondo me incentivato)
dal fascinoso modello proibizionista, non si riesce non a dire banalità
come quelle del sindaco di Torino Chiamparino, che propone di far fare gli spazzini
a chi usa sostanze stupefacenti o gli inservienti nelle case di riposo, avventurandosi
in una coraggiosa analisi sociologica: dove la minaccia della galera e delle
sanzioni amministrative attuali falliscono, più potrà lo spettro
dello strofinaccio!
Chiamparino è disperato! Vede dilagare il consumo, come disperati sono
tanti genitori e tante persone comuni. Purtroppo né lui né tanti
altri si rendono conto che il dramma enorme, nella nostra società, come
in tantissime altre comunità, è l'alcool. Dovunque ci siano situazioni
di disagio, di povertà (materiale o culturale), di emarginazione, di
solitudine, di fantasia, è l'alcool il vero assassino.
Ed il dramma ancora più grosso arriva dalla più ovvia della reazione
dell'uomo della strada a questi discorsi: "e allora dobbiamo pure aggravare
le cose legalizzando gli spinelli"?
Come a dire, "se li legalizzo, oltre all'alcool, i giovani fumeranno pure
quelli!" Vi siete fermati a pensare un attimo a questa affermazione? Se
non lo avete fatto vi comunico ufficialmente che vostro figlio di 15 anni se
vuole rimediare qualsiasi droga (e non c'è legge Fini, o altra, che abbia
mai retto) basta che esca di casa con delle "buone" intenzioni. E
l'uomo che gli fornirà la cannabis (il prodotto che a lui interessa meno
piazzare), grazie ai tanti che dicono che le droghe sono tutte uguali, lo convincerà
a provare anche altro. Il vero mercato liberalizzato, e pericoloso, è
quello di oggi.
Drogarsi non è bello, fa male al fisico, così come fa male bere
e fumare. Alcune droghe sono più dannose di altre, così come una
birretta chiara è diversa da un Negroni o un Long Island.
Ma se continuiamo a lasciare un mercato che è impossibile eliminare in
mano ai criminali, si finisce per indebolire non solo i ragazzi, ma anche la
percezione di quando sia giusto o meno rispettare la legge. E anche nella Torino
di Chiamparino, come altrove, è arrivato quel clima di decadenza che
fu portato nell'America degli anni venti dall'inutile proibizionismo sugli alcolici.
E non ci sarà mai educazione familiare, scolastica, sociale che possa
reggere il confronto con la seduzione del proibito.
Ogni anno gli antiproibizionisti dicono le stesse cose, ed ogni anno la situazione
generale peggiora. Ma fare gli struzzi politicamente paga.
Se tutti rileggessero Pinocchio! Si ricorderebbero che non sono i divieti o
le minacce di punizioni che impediranno a uomini e burattini di resistere alle
tentazioni.
E le tentazioni proibite, da Eva in poi, sono sempre state le più irresistibili.