Pubblicato il 24 ottobre 2012 su La Voce di Romagna
di Simone Mariotti
Avete brindato alle parole di Mastrapasqua? Come perché? Il presidente dell’INPS ha dichiarato che i conti del sistema previdenziale italiano sono a posto e che addirittura ci apprestiamo a essere i più virtuosi d’Europa quanto ad anzianità media di pensionamento, vicinissimi alla Germania. E siamo quasi lì a tentare il sorpasso!
La notizia è ottima, in parte. In parte perché restano grandi spettri che aleggiano su futuro pensionistico del paese per tre motivi non proprio banali.
Il primo è che ogni presidente dell’INPS che si ricordi prima o poi durante il suo mandato ha dichiarato che i conti sono a posto, e lo dicevano anche negli anni ottanta. Ma questa è solo una malizia, quindi declassiamo questo motivo a “futile”, speriamo, e proseguiamo.
Il secondo motivo, questa volta bello solido, e che sì, a regime, quando tutte le riforme, presenti e passate saranno pienamente applicate a tutti e tutti i lavoratori in opera saranno soggetti al regime contributivo, e ai baby boomers resterà poco da vivere… insomma tra qualche decennio il sistema reggerà. Peccato però che oggi, e con oggi dico proprio oggi, l’INPS riceva una bella fetta delle sue entrate sotto forma di trasferimenti dal bilancio dello Stato. Cioè se venisse a mancare l’aiuto pubblico, i contributi di oggi, dato che il sistema è e resterà a ripartizione (i contributi di chi lavora non sono accantonati in un conto personale, ma versati a chi è in pensione – lo scambio intergenerazionale), sarebbero assolutamente insufficienti a sostenere le uscite, e tutto collasserebbe subito. La prova più evidente di ciò sta nel fatto che è lo stesso Mastrapasqua che lo ha evidenziato dicendo che il sistema sarebbe stato in piedi grazie forse anche all’applicazione delle sole manovre precedenti il governo Monti. E qui casca l’asino.
Infatti il governo Monti è arrivato in un momento drammatico, in cui ci veniva ripetuto a martello, ed era vero, che l’Italia con i tassi di interesse fuori controllo sarebbe presto finita in default, perché si sarebbe innescata una spirale che avrebbe fatto esplodere il debito e mandato per aria tutti i conti pubblici. E la conseguenza sarebbe stata, quante volte lo avete sentito, che lo stato non sarebbe stato in grado di pagare servizi, le scuole, e anche le pensioni. E questo anche se il sistema teoricamente era stato stabilizzato dalle vecchie manovre, ma solo nel lungo periodo. E solo in caso di solvibilità dello Stato. La manovra Fornero ha giustamente sentito la necessità di accorciare questo lasso di tempo intermedio in cui tutti sono comunque a rischio, e il rischio è che il debito pubblico torni a essere fuori controllo. E se ciò accadrà nel prossimo decennio almeno non ci sarà riforma pensionistica che terrà. Le pensioni resteranno a rischio per lungo tempo.
Il secondo elemento di perplessità è che se è vero che le pensioni future, sono assicurate, cioè che il sistema è ora impostato per durare e non collassare (salvo che il paese continui a produrre e non inneschi un terreno di decrescita cronica), è anche vero grazie soprattutto a una novità: i generosi assegni (rispetto ai contributi versati) del passato saranno un lontanissimo ricordo e i pensionati di domani riceveranno vitalizi ben più scarni e che creeranno non pochi problemi a una popolazione come quella italiana che, a differenza di quella tedesca a cui in modo divertente sento siamo equiparati, ancora crede poco o nulla alla previdenza complementare (fondi pensione in primis), necessaria a integrare gli assegni che arriveranno da un sistema previdenziale in ordine. Perché solitamente, in un sistema previdenziale in ordine, si finisce per ricevere poco più del minimo vitale, necessario appena per sopravvivere, non certo per vivere alla grande come molti immaginano quando si sentono raccontare che i problemi dell’INPS sono stati risolti.
Un po’ come quei corsi di difesa personale che in 10 lezioni pretendono di insegnarti a fronteggiare le aggressioni dei malviventi, il cui unico effetto è quello di illudere i partecipanti ad aver appreso veramente qualcosa di applicabile nella realtà, ma che alla prova dei fatti si rivelerà un disastro. Meglio essere consapevoli dei propri limiti (fisici e previdenziali) e agire di conseguenza.