Acqua del rubinetto da bere, ed Hera deve fare di più

Pubblicato il 6 giugno 2012 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

Qualcosa si muove sul fronte acqua, forse per colpa (merito, in questo caso) della crisi, che porta a ridurre le spese, forse per un’aumentata consapevolezza dei danni arrecati all’ambiente, degli sprechi dei trasporti, dell’assurdità di spaccarsi la schiena per pagare 300 volte di più quello che hai già in casa. Di fatto, se tre anni e mezzo fa scrivevo un articolo simile ricordando il primato globale degli italiani in fatto di consumo di acqua minerale in bottiglia, oggi siamo sempre al top dell’Europa, ma se non altro pare che, a livello pro capite, almeno un paio di paesi come gli Emirati Arabi e il Messico ci stiano davanti. Certo, sono paesi tropicali e un po’ più assolati e aridi del nostro, ma rallegriamoci comunque per la notizia. E registriamo anche che negli ultimi anni, secondo una ricerca effettuata per Aqua Italia da Customized Research & Analysis, e riportata dal Sole24Ore giorni fa, la percentuale di italiani che dichiara di bere acqua del rubinetto è arrivata al 47%, con il Nord che stacca di quasi 30 punti in Sud, dove le difficoltà degli acquedotti sono più gravi.
Ricordare queste cose serve a poco se poi non ci sono i mezzi per mettere in pratica i buoni propositi. Cioè, un abitante di Crotone difficilmente potrà imitare un cittadino finlandese che beve 10 volte meno acqua in bottiglia di un italiano. In Romagna però la situazione sarebbe già potenzialmente a livelli nordici, eppure siamo ancora indietro.
Se guardiamo allo sforzo economico delle famiglie che bevono acqua in bottiglia, considerando che la media nazionale pro capite è di circa 190 litri e che solo la metà delle famiglie usa acqua del rubinetto, si può stimare un consumo di un litro al giorno per i fanatici delle minerali, che equivale a un esborso pro capite che oscilla tra i 130€ e i 170€ l’anno per le acque di medio prezzo, spesa che sale a ben oltre i 200€ per quelle più care. In provincia di Rimini vivono 300 mila persone, e se il 50% beve acqua minerale, questo comporta un costo collettivo di circa venti milioni di euro l’anno.
Ora, la tariffa base di Hera (la fascia di mezzo tra quella “agevolata” e quella “di eccedenza”) corrisponde iva inclusa a 1,342€ al metro cubo (1000 litri). Per dirla in un altro modo, se una confezione da 6 bottiglie da 1,5l di una classicissima minerale molto pubblicizzata costano, in offerta, 3,5/4€, vuol dire che 9 litri di minerale costano quanto 3.000 litri di acqua di rubinetto, una quantità in grado di dissetare una famiglia di 4 persone per due anni.
Se rifacciamo il calcolo collettivo considerando anche la spesa da versare ad Hera per l’acquisto dell’acqua di rubinetto con cui sostituire la minerale, da quei venti milioni dovremmo togliere meno di 100mila euro. Il risparmio resta quindi elevatissimo. Ma a tutto questo, ed è l’aspetto più importante per la sostenibilità ambientale, va aggiunto il costo del trasporto e dello smaltimento di milioni di bottiglie di plastica.
Hera presenterà venerdì prossimo il suo “Bilancio di Sostenibilità”, e sarà presente l’amministratore delegato Maurizio Chiarini, che nel video di presentazione che si trova nel sito si presenta dietro una scrivania su cui campeggia una bella caraffa d’acqua, di rubinetto suppongo.
Forse economicamente può non essere la priorità numero uno fare grandi investimenti sull’acqua ad uso civile (e l’esito dei referendum 2011 non aiuterà), acqua che per oltre il 99% non viene bevuta, ma utilizzata per alti scopi, lavaggi vari in primis. Ma avendone la possibilità, sarebbe un vero peccato far prendere ai cittadini una nuova cattiva strada, quella che dalla schiavitù della minerale porta a quella dei filtri per le caraffe o per gli impiantini sotto il lavandino, che drenerebbero gran parte di benefici economici ottenuti, e parte di quelli ambientali.
La multi utility guidata da Chiarini ha messo on line le caratteristiche chimiche dell’acqua che esce dai rubinetti. La qualità sembra accettabile, ma si può far meglio, e le differenze tra i comuni ancora sono troppe, e lo strumento on line dovrebbe essere affiancato e supportato da altri mezzi di comunicazione più diretti come la stampa dei dati direttamente sulla bolletta di igiene ambientale, che arriva tutti i mesi, in modo che siano sempre chiari e visibili a tutti, almeno sino a che una percentuale “nordica” di cittadini non abbandoni l’acqua in bottiglia. Questo si che sarebbe un bel progresso in fatto di sostenibilità da presentare nei bilanci dei prossimi anni! A patto che l’acqua sia buona: i dirigenti di Hera cosa bevono?







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