Pubblicato il 30 maggio 2012 su La Voce di Romagna
di Simone Mariotti
Un paio di settimane fa mi aggiravo per l’IT Forum di Rimini. E’ una curiosa manifestazione che unisce qualche bella conferenza a un nutrito numero di stand che insegnano all’ignaro visitatore come perdere meglio i propri denari, utilizzando un sistema di provata efficacia come il trading di borsa unito alla sua più fedele alleata in questa mission distruttiva: l’analisi tecnica.
La cosa più divertente è stata una tavola rotonda sul trading, moderata dal giornalista di Plus24 (Il Sole 24 Ore) Andrea Gennai cui partecipavano anche l’amministratore delegato di Directa Sim e il direttore commerciale di WeBank, due dei principali fornitori di piattaforme per il trading on line, e nel caso di Directa Sim si tratta davvero di uno dei pionieri del settore, a livello mondiale. Dico divertente, perché mentre negli stand di quelle stesse società il popolo circondava gli schermi multicolore dove i trader operavano in tempo reale, seguendo magari l’americano di turno invitato a spiegare i suoi “segreti” (il guru John Bollinger è ospite fisso a ogni edizione), erano gli stessi amministratori di quelle piattaforme a mostrare i soliti dati storici relativi ai risultati dell’attività di trading individuale dei loro clienti, che inevitabilmente, nell’80-90% dei casi, si conclude con delle perdite.
E’ un dato risaputo da anni, da decenni se guardiamo al mercato americano. La vita dell’investitore medio che si butta a giocare in borsa oscilla tra i 12 e i 24 mesi, con un regolare ciclo di entusiasmo, prime difficoltà, prime perdite, qualche guadagno, che resta ben impresso nella mente. Poi altre perdite, sino al graduale abbandono della scena, spesso incolpando la mancanza di tempo, perché, altro classico, quasi un disco rotto, è la frase: “se solo avessi più tempo da dedicarci!”. L’abbandono finale arriva con qualche accusa al sistema, vaghi accenni al grande complotto della finanza, e una rimozione mentale di quasi tutte le perdite, perché chissà come, ma nei loro conteggi tutti chiudono quasi sempre in pareggio o quasi.
Ma perché anche tanti che non ci provano, sono convinti di poter fare molto bene con il trading se, avendone il tempo, si cimentassero? I numeri di quelli veramente attivi sono piccoli (poche decine di migliaia di persone in Italia), ma sono gli altri a rischiare danni elevati perché vittime predestinate di chi si professa mago della borsa.
La ragione fondamentale per cui accade tutto ciò è la mancanza di una cultura finanziaria di base. E quando intere generazioni sono cresciute ignorando la grandissima parte anche dei più semplici principi della finanza, c’è poco da fare, e le riforme paternalistiche come Mifid (la direttiva europea di qualche anno fa giudicata oramai dai più un fiasco, almeno da questo punto di vista) finiscono più che altro per aumentare il numero di firme da apporre sui moduli degli intermediari, attività poco utile.
Da un po’ di tempo, però, si sta diffondendo quella che deve essere la strada maestra da battere, e cioè educare la popolazione, almeno sin dalle scuole superiori, con i primi rudimenti finanziari. E i ragazzi sono molto interessati.
Lo dico per una duplice esperienza diretta fatta prima con i ragazzi dell’Istituto Molari di Santarcangelo lo scorso autunno, e poi, pochi giorni fa, assieme al collega Manuel Pasquinelli, presso l’Istituto Valturio di Rimini (sono entrambe “ragionerie”). E se al Molari fu una lezione che tenni grazie alla sensibilità individuale di un’insegnante (Annamaria Perazzi), quella del Valturio rientra nell’ambito di un progetto molto interessante e ben più vasto (PercoRSI) portato avanti da anni in collaborazione con la Camera di Commercio dall’associazione riminese “Figli del Mondo” che, attorno al complesso e importante tema della Responsabilità Sociale d’Impresa, ha organizzato una serie di incontri tra professionisti e ragazzi delle scuole per diffondere quelle basi di cultura finanziaria necessarie per iniziare a compiere i primi passi concreti. E in tutte le occasioni la buona risposta dei ragazzi non è mancata.
Negli ultimi due anni le collaborazioni con le scuole sono partite in varie parti d’Italia e sponsorizzare da varie organizzazioni, dalle associazioni di promozione sociale come “Figli del Mondo” a quelle di categoria come l’ANASF, che rappresenta i promotori finanziari.
E’ dura, e ci vorrà molto per cambiare qualcosa, ma per difendere i cittadini dagli squali che si aggirano nel mare della finanza questa è l’unica strada che può portare a risultati durevoli, perché se sei cresciuto come tutti ignorando anche l’abc e magari vedendo solo quei film americani in cui i broker sono sempre affascinanti e vincenti anche quando fanno la fine di Gordon Gekko, fai fatica a credere che il mondo non sia così.
Il tentativo delle associazioni, seppur piccolo, va nella giusta strada, perché la cultura è l’unica cosa che produce sempre crescita. Quella cultura in cui in questo settore, come in tutti gli altri in Italia, da troppi anni si investe poco o nulla. Ma non è mai troppo tardi per iniziare a recuperare il tempo perduto.