Hai previsto tutto nei particolari? Tranquillo, accadrà l’imponderabile

Pubblicato il 23 marzo 2011 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

Osservando gli eventi che stanno caratterizzando le ultime settimane, e leggendoli dal punto di vista del rischio e dell’incertezza relativamente alle attività finanziarie dei cittadini, mi sono tornate in mente alcune considerazione che Nassim Taleb, uno dei massimi esperti mondiali di incertezza, scrisse nel suo saggio, oramai classico, Il cigno nero (2007). Taleb, dissertando sulla probabilità di perdita in certi contesti ritenuti mappabili dal punto di vista del rischio, portò l’esempio di un grande casinò di Las Vegas che aveva avuto modo di analizzare e che aveva attuato un sofisticato sistema di protezione: “Oltre a definire le politiche del gioco d’azzardo”, scriveva, “il sistema di gestione del rischio del casinò mirava a ridurre le perdite causate dai truffatori”.
Taleb spiega che il casinò era ampio e con una vasta diversificazione di giochi tale per cui il proprietario non era per nulla preoccupato dalle saltuarie vincite, anche molto rilevanti, dei rari giocatori più fortunati, tutte statisticamente prevedibili con altissima precisione e quindi quantificabili dal punto di vista del costo per l’azienda. La preoccupazione numero uno era rivolta quindi verso i criminali. Da qui la presenza sistemi di sicurezza inviolabili anche dai protagonisti di “Ocean’s Eleven, caveau degni di Fort Konx (la riserva aurea degli Stati Uniti), ecc.
Taleb, però, fece notare che…:

Eppure, nonostante tale sofisticazione, i rischi non avevano niente a che fare con ciò che ci si poteva aspettare sapendo che si trattava di un casino. Venne fuori infatti che le quattro perdite più ingenti subite o evitate per poco dal casinò non rientravano assolutamente nei loro modelli sofisticati.
Nel primo caso il casinò perse circa 100 milioni di dollari quando un artista insostituibile dello spettacolo principale fu mutilato da una tigre (lo spettacolo “Giegfried and Roy” era una delle più grandi attrazioni di Las Vegas). La tigre era stata allevata dall’artista, il quale la lasciava addirittura dormire nella sua camera da letto. Fino a quel momento nessuno sospettava che l’animale avrebbe potuto rivoltarsi contro il padrone. Nell’analisi degli scenari il casinò aveva addirittura considerato l’eventualità che la tigre si avventasse sul pubblico, ma nessuno pensò di chiedere l’assicurazione per l’evento che poi si verificò.

Gli altri casi citati dall’autore erano simili come quello di un appaltatore che doveva costruire un edificio secondario che, deluso dal compenso, tentò di far saltare in aria il casinò con la dinamite, e ci mancò poco che vi riuscisse. O ancora di un dipendente che, del tutto inspiegabilmente, nascose sotto la sua scrivania per quattro anni dei moduli di denuncia fiscale sulle vincite più elevate dei giocatori. Si sa che gli americani con le tasse non scherzano affatto, e in quel caso il casinò rischiò di perdere persino la licenza, ma se la “cavò” con una multa spaventosa.
Se riportiamo tutto questo nella vita quotidiana, non è complicato rilevare che gli eventi straordinari che modificano il corso di un’esistenza, o il corso di un investimento, sono perlopiù dovuti a cause non solo non predeterminabli, ma anche probabilisticamente rimosse come per una sorta di presunta superiorità.
Così un terremoto, uno stato che finisce i soldi per le pensioni, un promotore che preso dal panico irrazionalmente si mette ad azzardare con i soldi dei clienti facendo un disastro, come nel caso del riminese messo in onda da Striscia, sono cose che accadranno forse ad altri, ma non noi.
Sono errori, spesso cognitivi, che capitano e su cui ci sarebbe da discutere molto (e lo faremo in seguito). Un errore congitiv-giornalistico, invece, l’ho commesso io e lo riporto nella rettifica qui sotto.


All’interno del mio articolo di mercoledì 16 marzo 2011, ho commesso un errore di fraintendimento attribuendo a Paolo Cesari un dialogo tra lui e Paolo Bulgari che in realtà non è mai avvenuto. Durante la nostra conversazione, molto informale e non nata come intervista vera e propria, Cesari mi raccontava di aver incontrato alcuni dirigenti dell’azienda romana e, tra una pietra e l’altra, mi spiegava alcune cose che stavano avvenendo nel settore dei gioielli, commentando anche alcune dichiarazioni di Bulgari, già apparse sulla stampa. Poi parlammo di altro, come dei corsi per gemmologi ideati da Assogemme, o di altre iniziative in cantiere a Rimini. Ma nella mia memoria, per una distrazione, o per uno di quei processi cognitivi in cui ti si fissano nella mente delle idee momentanee a causa di associazioni errate, e le prendi per buone (dei piccoli “cigni neri” del pensiero che ti portano a commettere errori), era rimasta l’informazione che quelle dichiarazioni erano state riportate da Paolo Bulgari in un ipotetico colloquio con Cesari, in realtà, appunto, mai avvenuto. Paolo Cesari era all’estero nei giorni scorsi, io fuori Rimini. Ieri mattina, però, per il solito “caso”, proprio poco prima che mi apprestassi a scrivere questo pezzo sull’incertezza, l’ho incontrato in città e mi ha fatto notare il mio sbaglio, di cui, con un po’ di ritardo, mi scuso sinceramente con entrambi gli interessati.





Questo Articolo proviene da Simone Mariotti
http://www.simonemariotti.com

L'URL per questa storia è:
http://www.simonemariotti.com/modules.php?name=News&file=article&sid=405