Quel traditore di Taricone

Pubblicato il 5 agosto 2010 su Le Ragioni dell'Occidente (supplemento mensile de La Voce di Romagna)

di Simone Mariotti

Vi ricordate Viola Valentino? Nel suo più grande successo cantava: "Comprami / Io sono in vendita / e non mi credere irraggiungibile". La società italiana l'ha presa alla lettera, anche troppo. Tuttavia, lei subito dopo pareva rivedere la sua versione e ammetteva che per essere comprata e per venir via bastava "solo": "un po' d'amore, un attimo / un uomo semplice / una parola, un gesto, una poesia". Però il fascino spregiudicato di quel "comprami" così gridato ha fatto più presa del resto. Ed era anche quello un mettersi in gioco. Ed è in un certo senso quello che ha fatto Pietro Taricone a modo suo. Si è venduto, rifilando però un pacco a chi lo aveva comparato dalla vetrina del GF.
Non mi dispiaceva, non lo nego; non che fossi un suo fan, né che abbia visto molto di lui, né so quanto abbia recitato o fatto sul serio. Ma non mi interessa, perché per quanto falso potesse essere, la sua icona resta un metro per misurare quanto di decente può uscire dalla tv spazzatura e quanto gli sta sotto. E di quel che vien prodotto oggi, molto gli sta sotto.
E' vero, la sua scomparsa ha suscitato un clamore certamente esagerato, ma secondo me da un certo punto di vista meritato, se non un capolavoro post mortem, un'ultima grande beffa: esaltato da quel mondo televisivo che lui ha prima sfruttato con grande abilità e grandi capacità seduttive (non comuni), andando a toccare con furbizia tutti i punti deboli (la scelta non manca) dello spettatore televisivo italiano. Poi ha sbeffeggiato quello stesso mondo ridicolizzando i suoi stessi compari del Grande Fratello (che sgomitavano per le comparsate televisive) rinunciando al teatrino patetico di Costanzo, Filippi&C. e scegliendo, unico tra quel mondo mediocre a poter tentare, e non avendo tette da sfruttare, di provare a impegnarsi un po' alla vecchia maniera. Era un attore normale, bravo soprattutto a fare il suo personaggio, quindi certamente limitato, ma piacevole. La sua fortuna è che veniva istintivamente paragonato al grigiore da cui era sorto, e sembrava quindi un semi-Dio. E appena morto, quello stesso pubblico da lui snobbato, quello a cui lui in un certo senso aveva detto: "ma che razza di programmi vi siete abituati a guardare, quelli dove c'ero io?", se lo è ripigliato, orfano dell'unica vera star seria che aveva prodotto.
Sembra la versione italica del Groucho Marx che diceva che non avrebbe mai accettato di far parte di un club disposto ad accogliere tra i suoi membri uno come lui. Ed è un club, quello dei vip televisiv-sportiv-sociopolitici, oramai sempre più misero e noioso, più vuoto di ogni cosa e neanche più capace di essere almeno grottesco, e là Viola Valentino avrebbe proprio trovato solo dei soldi per farsi comprare.
E allora viva le due coatte di Ostia, le nuove dive di una stagione, anzi di un'epoca grigia (parlo del mondo del video) dove neanche si riescono più a trovare tormentoni estivi. Che fare?
Farrell nel proporci il tema per questo mese ci dice se non sia il caso di ribellarsi a queste forme degradate di santità (quelle dei vip del piccolo schermo idolatrati e deificati), suggerendo anche una ribellione estetica.
Ribellarsi? No, e perché mai? Sarò stronzo, ma è divertente osservare il circo di idioti teleguidati dai vip. Così com'è divertente ascoltare i commenti calcistici del popolo ruminante, che si indigna dei soldi che girano e che sviliscono lo sport, ma guai a smettere di guardare e pagare per vedere le partite e finanziare proprio quel mondo e quel sistema. E mi diverte vedere al TG i fessi che stanno due settimane davanti all'albergo della Juve in ritiro, mattina e sera.
Mi divertono gli innamorati di Berlusconi, sono fantastici, soprattutto gli uomini, ma mi intristisce un po' vedere una riviera come quella di Rimini che là dove un tempo aveva il suo vecchio salotto elegante, dove un tempo suonava pure Berlusconi, al Caffè delle Rose cioè, oggi organizza dei promo degli Show del Pepe Nero con il suo circo di cubiste.
E se Emanuele Filiberto spopola in tv con Pupo e qualche altro cadavere che non ricordo, che male c'è? Se no poi dove sarebbe il piacere di vedere le parodie fatte per YouTube, o "Mai Dire Grande Fratello" (e anche la Gialappas dopo 20 anni di onorato servizio non sa più a che attaccarsi per trovare nuove oscenità, e tutto anche lì inizia a sapere un po' di vecchio).
Indignarsi quindi? No, piangere un po', magari, e poi riderci su, che tanto la setta dei vip televisivi ha sempre meno adepti veri, che come in tutte le sette decadenti devono esasperarne l'appartenenza per riconoscersi.
Per il resto, chi davvero vuole altro basta che spenga la tv e che mandi al diavolo lo sport commerciale, che smetta di seguire i politici in questa tv e vada a farsi una corsa nel parco, una nuotata al mare, una partita a beach, e magari riuscirà a riflettere anche sul fatto che se qualcuno avesse davvero la forza per provare a comprarci usando solo una poesia ci regalerebbe una rara forma di felicità, sconosciuta a qualsiasi setta.







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