Il coraggio del nuovo per una Rimini migliore
Pubblicato il 7 luglio 2010 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

La settimana scorsa ho letto con grande interesse la lunga intervista a Mauro Santinato, responsabile della "Team Work". Le idee espresse da Santinato sono condivisibili su vari fronti e vorrei riprenderne alcune, in libertà.
Uno dei concetti più interessanti, perché arriva da un grande esperto di marketing turistico, e che condivido in pieno, è la necessità di ripensare totalmente, se non di annullare addirittura, gli investimenti in promozione così come sono pensati oggi, superflui e inefficaci. Non so quale sia la posizione di Santinato al riguardo, ma il primo da eliminare, proprio come concetto, è la costosissima buffonata di Capodanno, ritenuta addirittura come indispensabile dall'amministrazione, come se l'immagine veicolata da quell'evento caciarone e grossolano fosse positiva. E si fa finta di ignorare che la città continua il suo declino turistico nonostante da anni si segua quella linea televisiva. Ma sì ha una paura agghiacciante di tentare strade alternative.
Non c'è da meravigliarsi. La mancanza di coraggio è il tipico prodotto dei due colossali problemi della città: una classe politica diventata inetta dall'immobilismo, e le rendite di potere di ogni tipo che bloccano tutto e tutti. In un ambiente così, smuovere qualcosa è assai dura. Non è impossibile, ma è dura.
Da sempre dico (ma non svelo nulla che non sia patrimonio di tutti) che la maggioranza non vuole governare e l'opposizione non vuole vincere. Tutti si accontentano dello status quo, sperando che non piova. Ma poi in qualche modo piove sempre. Parlo metaforicamente, non solo di pioggia vera che, come dice anche Santinato, non è la causa del nostro male, ma è un'aggravante.
Continuando sulla sua linea, parlando degli alberghi che nascono già vecchi, Santinato racconta un'altra verità che io estendo anche al residenziale. Sono fioccati (mai come negli ultimi 10 anni) palazzoni su palazzoni, anche, anzi parlo soprattutto di quelli, di edilizia di lusso, totalmente privi di originalità, dove la differenza tra uno e l'altro sta nel come sono posizionate le grondaie o nella curvatura più o meno accentuata dei balconi. Paradossalmente, sono ancora molto più "vivi" tanti "ferrivecchi immobiliari" fatti negli anni sessanta e settanta che alcuni di oggi. E anche da questo punto di vista sono l'immobilismo e la rendita a farla da padrona, e questo taglia alla fonte ogni esigenza di stimolo creativo.
Un altro spunto che arriva dalle riflessioni di Mauro Santinato è legato allora al rinnovo edilizio. Lui vorrebbe vedere tante gru al lavoro sul vecchio, e sarebbe un bene. Purtroppo gli strateghi cittadini hanno innalzato tante gru, ma di fianco al vecchio, imbottigliandolo tra nuovo cemento.
E perché a Rimini i progetti di riqualificazione del lungomare e i parcheggi interrati lui puoi fare solo con motori immobiliari mentre a Riccione i progetti si auto finanziano? E se il recupero turistico deve passare per la costruzione di un grattacielo a piazza Kennedy (su suolo pubblico?), vedo molte delusioni all'orizzonte.
Oltretutto si sta lavorando alle condotte per la fogna Ausa in previsione di quel che verrà, come se fosse scontato, come se fosse "naturale" plasmare un'infrastruttura già delicata e traballante come le fogne attorno ad un progetto ancora da deliberare (approvato di fatto solo al tavolo della solita cricca), e "innaturale" che il progetto si adegui a un contesto già affollatissimo, dove tra l'altro negli anni, non si sono neanche bloccate le licenze ad uso abitativo sulla prima linea. Ma dopotutto questo è quello che i riminesi vogliono.
Molte delle persone con cui parlo sono contente delle colate di cemento a prescindere. Sono contente del Palacongressi perche è bello. Se funzionerà, le risorse che ha preso, il fallimento di quello di Riccione, l'ubicazione pazzesca, sono aspetti secondari per molti: comunque andava fatto così, senza se e senza ma.
Un altro pericolo per fortuna scampato è stato lo stadio. Non perché non ci voglia, ma pensare e valutare l'esigenza di un'opera così, con il contorno del solito motore immobiliare, solo per i temporanei successi della squadra cittadina o è folle, o è una scusa per la cricca che ragiona a breve sulle spalle di tutti. Le strutture di lunghissimo periodo si progettano e si finanziano pensando a strategie e a motivazioni di lunghissimo periodo, non alla posizione in classifica di un campionato.
Un altra debolezza cronica è sempre stata l'incapacità di rendere vivibile la spiaggia anche la notte, o almeno per una parte di essa che vada un po' oltre la mezzanotte-l'una: che sì balli in spiaggia e che gli alberghi investano un po' in insonorizzazione delle stanze! E chi se ne importa se il residenziale di fronte al mare si lamenta: se vuoi stare lì in una città come Rimini, insonorizzi anche tu le tue camere.
Sono idee sparse le mie, e non vado avanti, e non parlo di fogne, perchè chi mi legge sa che da sempre le considero il problema numero uno sulla cui soluzione va costruito tutto il resto. C'è un piano di fattibilità in corso di elaborazione. Può essere una chiave di svolta per la città, se la politica saprà gestirlo e se i tecnici non saranno solo espressine del solito vecchio che avanza a Rimini. E' la prima riqualificazione, che richiederà trent'anni e che si deve accompagnare alle altre soluzioni indicate da Mauro Santinato, che ha riconosciuto giustamente anche le tante, validissime eccellenze che ci sono. Bisogna tornare però ad essere terra di frontiera, ma libera dai troppi poteri, come scrissi un anno fa commentando un libro di Giuliano Bonizzato (Rimini come l'America). Ci vuole coraggio, e devono averlo gli imprenditori, i politici, ma soprattutto i cittadini, che da troppo tempo si sciroppano qualsiasi cosa gli venga propinata, basta che abbia un fiocco rosa sopra.







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