Pubblicato il 30 giugno 2010 su La Voce di Romagna
di Simone Mariotti
"Le Associazioni che sottoscrivono la presente comunicazione
intendono richiamare l'attenzione delle Autorità e degli Enti destinatari
della stessa sullo stato di disapplicazione della recente normativa sulla tutela
degli acquirenti di immobili, sulle cause di tale disapplicazione e sulle gravissime
conseguenze che a ciò ineriscono, rivolgendo a ciascun destinatario la
richiesta degli interventi, di rispettiva competenza, divenuti ormai indifferibili."
E' l'inizio di una lettera inviata lo scorso 21 giugno al Presidente del Consiglio
e ai ministri competenti che tutte le principali associazioni dei consumatori
hanno sottoscritto (il documento è scaricabile dal mio sito nella sezione
download/immobiliare).
La questione è sempre quella della disapplicazione del dlgs 122 del 2005
e normativa conseguente che tentava di arginare, attraverso l'obbligo di fideiussione
bancaria per il costruttore sugli acconti versati dai compratori (norma applicata
solo nel 30% dei casi, media nazionale), la piaga silente dei fallimenti immobiliari,
che invece continua inarrestabile a mietere vittime su vittime. Già dal
varo della legge nel 2005 espressi la mia perplessità sull'efficacia
di un provvedimento che di fatto non prevedeva sanzioni effettive per chi non
lo rispettava. La crisi immobiliare degli ultimi anni ha poi moltiplicato i
casi di fallimenti immobiliari, ma sui giornali si continua a parlare solo di
altro, oggi della crisi dei bond Greci, ieri della Lehman Brother, l'altro ieri
dell'Argentina, crisi che, se messe assieme (relativamente alle perdite subite
dai risparmiatori italiani), non arrivano a raggiungere il danno arrecato alle
famiglie nostrane dai fallimenti immobiliari degli ultimi 15/20 anni.
Oggi allora vi riporto una delle ultime storie al riguardo, che mi arriva da
Assocond-Conafi, la principale associazione a difesa delle vittime di fallimenti
immobiliari.
Il cantiere è situato alla periferia di Treviso, località
Canizzano. Sono in costruzione 41 alloggi. Il permesso di costruire è
del novembre del 2004, prima dell'entrata in vigore del dlgs 122 che è
del giugno 2005. La società che vende è la Cooperativa Edilizia
Unità. La coop non aderisce ad alcun consorzio, si configura quindi come
un'impresa come le altre che però lavora in regime cooperativistico senza
praticamente esserlo.
Sono circa 25 le famiglie che nel breve volgere di qualche mese prenotano un
alloggio già nel 2006 anticipando una cospicua somma di denaro a titolo
di prenotazione. In breve tempo sono stati prenotati 20-25 alloggi, alcuni anche
da 2 immobiliari.
I lavori proseguono in maniera stentata. Dopo un certo periodo di stasi, nonostante
le continue e sollecite richieste dei soci che chiedevano i motivi di questo
rallentamento, si forma un comitato spontaneo di soci con lo scopo di monitorare
l'operato del presidente della coop.
Il presidente tenta di coinvolgere alcuni soci investendoli di cariche consiliari
all'interno del cda della stessa cooperativa. Nel 2007, alla riunione di approvazione
del bilancio da parte dei soci, venne dichiarato un passivo di 83 mila euro.
Nel 2008 grazie alla buona volontà dell'impresa costruttrice (oggi fallita)
i lavori riprendono per circa un mese e poi si fermano nuovamente. Alle continue
sollecitazioni le risposte del presidente sono sempre le stesse: siamo in attesa
di mutui da parte delle banche, i lavori riprenderanno ecc. Dopo quasi un anno
di inattività e pur con nuovi versamenti da parte di alcuni soci, i lavori
si fermano definitivamente. Da lì a poco la messa in liquidazione coatta
della coop.
Dalle situazioni contabili emerge un passivo di circa 6 milioni di euro, rispetto
al negativo dichiarato l'anno precedente di appena qualche decina di migliaia.
I tre commissari nominati per procedere alla liquidazione tentano di ristrutturare
il debito, soprattutto nei confronti delle banche, senza nessun successo.
A settembre del 2009 vengono portati i libri in tribunale e verso la fine del
mese decretato dal tribunale il fallimento della cooperativa.
Il tribunale accerta uno stato passivo per circa 75 creditori (tra soci e fornitori)
il cui credito tra privilegiato e chirografario ammonta a quasi 13 milioni di
euro. Tale debito è però riferito a ben 4 iniziative immobiliari
che la cooperativa aveva da qualche anno intrapreso e neanche una portata a
termine per un totale di circa 51 alloggi. Il tribunale deve ora fissare la
data di vendita all'asta di ciò che resta del cantiere.
Sembra che ci sia una società (Domus Certa srl) che voglia acquisire
il cantiere di Canizzano completarlo (manca circa il 25%). Questa società
ha proposto ad alcuni ex soci di riacquistare l'alloggio in quel cantiere riconoscendo
a titolo "filantropico" il 90% delle somme già sborsate. A
fronte di questo riconoscimento, il valore degli immobili è stato fatto
lievitare del 25% e oltre. Così formulata la proposta ha fatto crescere
di fatto il prezzo degli alloggi provocando una serie di rinunce. Le famiglie
coinvolte sono escluse dal fondo di solidarietà previsto dal flgs 122.