Pubblicato il 27 gennaio 2010 su La Voce di Romagna
di Simone Mariotti
E fortuna che solo una settimana fa speravo di vedere l'inizio
di una nuova campagna elettorale senza steccati, fatta di politica vera. Che
l'incanto sia davvero durato così poco?
La Bonino, per esempio, è diventata oggetto di un tanto divertente quanto
ingenuo attacco dei giornali degli Angelucci (e delle loro cliniche private).
In modo assai grossolano, hanno "smascherato" Emma con quello che
lei stessa rivendica con giustissimo orgoglio da sempre (aver fatto calare gli
aborti in Italia con la legalizzazione), svelando così un segreto che
gli amici di Libero e del Riformista dovevano avere scordato,
avendo solitamente a che fare con una classe politica omologata, e ne sono rimasti
spiazzati: i radicali non sono imbarazzati dalla loro storia.
Andare a spulciare nel passato di politici come Pannella e Bonino, che ben più
di una volta gli eventi hanno trasformato in Cassandre, non è una gran
strategia vincente per gli avversati di oggi. Lo hanno capito Socci e Avvenire,
chiedendo, anche a Giuliano Ferrara, di far basta con una campagna diffamatoria
tanto dura quanto perdente, prima che si ripeta il disastro dell'ultima crociata
antiabortista, con la quale il direttore del Foglio è stato
capace di aggregare le folle attorno a un "autorevole" 0.3%. E da
un sondaggio di ieri i primi risultati già si vedono: la Bonino per la
prima volta era in vantaggio sulla Polverini.
Ecco che allora sono ancora speranzoso di assistere a una bella campagna elettorale.
E, dopo tutto, un vero duello con gli Angelucci e gli altri soloni della sanità
privata e pubblica, la vera battaglia su cui si giocherà la partita nel
Lazio, se condotto in modo serio potrebbe davvero arricchire il paese e portare
interessanti spunti di riflessione e di rinnovamento. Dopotutto gli avversari
della Bonino devono "solo" portare a loro sostegno le prove della
bontà dello status quo sanitario che difendono (se le trovano).
Eppure quando c'è di mezzo la sanità, in tutti i suoi aspetti,
si tende a perdere un po' la testa, e qui passo al locale per una questione
che lascia di stucco per i toni e le parole con la quale la si omaggia.
Ho un vocabolario Zingarelli degli anni '80, e non credo che i concetti filosofici
siano cambiati in vent'anni. Vado alla voce "laicista" e leggo: a)
proprio dei laici; b) sostenitore del laicismo. Cerchiamo allora "laicismo":
atteggiamento ideologico di chi sostiene la piena indipendenza del pensiero
e dell'azione politica dei cittadini dall'autorità ecclesiastica.
Però, sembra una definizione niente male! In pratica vuol dire essere
sostenitori di uno stato che rifiuta cose come la sharia. Cioè,
essere laicisti significa ritenere che il Vaticano, l'Iran, e gli altri stati
in cui i principi religiosi sono trasformati direttamente in leggi siano una
cosa, e il resto del mondo un'altra. Bene, sono laicista, e credo di essere
in buona compagnia, per esempio quella degli stati le cui bandiere sventolano
sulla nostra testata.
Il problema però non è neanche questo, e qui ritorno all'esagerazione
degli Angelucci e dell'esasperazione dei miei avversari ideologici che scrivono
su queste pagine. Se vogliamo aprire un dibattito su laicismo e confessionalismo,
se ne può discutere, come fatto spesso in passato. La cosa che invece
da drammatica sta diventando quasi divertente, è il bollare tutto di
"laicismo", attribuendo alla parola significati tenebrosi che non
sono suoi, specialmente, e qui c'è il paradosso, se l'oggetto della discussione
non ha nulla a che fare con questioni religiose, spirituali o filosofiche.
Sono uno di quelli che ha scritto un testamento biologico e lo ha consegnato
al Sindaco (protocollo 108161, 30 giugno 2009). In quel documento in sostanza
ho scritto che, nel caso non fossi più in grado di intendere e volere,
per le decisioni sanitarie di ogni tipo che mi dovessero riguardare delego ogni
decisione ai miei familiari (mio babbo e mia sorella). Ora, secondo la curiosa
definizione di alcuni, tra cui il nostro giornale (vedi sabato scorso), per
questo io sarei un laicista.
Il consigliere comunale (di Rimini) Fabio Pazzaglia ha presentato la richiesta
dell'istituzione del registro dei testamenti biologici, e la proposta è
passata. Ancora il tutto forse non potrà avere valore legale, ma forse
in parte sì, ci sono esperienze in altre città, si vedrà,
è un inizio, forse è inutile, forse no. Accetto ogni obiezione:
ma che c'entra il laicismo?
Pazzaglia ha citato l'Aldo Moro ai tempi della Costituente il quale si esprimeva
con argomentazioni che oggi potrebbe usare la Bonino. Il che significa che non
è che devi essere d'accordo con Moro su tutto, ma semplicemente che la
religione con questa cosa dei trattamenti sanitari forzato o meno non c'entra
nulla.
Fino ad appena pochi decenni fa si moriva e basta perché i bio-ingegneri
ancora non avevano costruito macchine capaci di tenere artificialmente in vita
coloro che erano stati chiamati, se accettiamo una visione religiosa, alla "casa
del padre". E' la scienza che si è appropriata di una cosa che,
per la religione, forse non gli apparteneva. E il paradosso di oggi è
che chi chiede che prevalga il corso naturale della vita viene bollato di "laicismo",
come fosse un insulto. Ma se la stessa scienza viene applicata alla nascita
allora è rifiutata dai "non laicisti". Paradossi che sorgono
quando si vuole infilare la religione a forza là dove non riesce a stare.
E' un po' come la storia di "al lupo al lupo", e dopo un po' se ne
perde in serietà. Lo dico ai miei avversari: usate con la dovuta parsimonia
certi termini, scegliendone alcuni magari più appropriati, altrimenti,
dai e dai, finirà che se la prossima estate comprerò un gelato
alla fragola alla mia nipotina, ci sarà qualcuno che mi accuserà
di "istigazione laicista" per aver corrotto una bimba con un cibo
lussurioso dal colore demoniaco, invece che rassicurarla col candore paradisiaco
della panna.