"C'eravamo sbagliati". Se i politici imitassero Terzani

Pubblicato l'11 novembre 2009 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

"C'eravamo sbagliati". Ve lo ricordate? E' stato uno dei più discussi, controversi, splendidi articoli di Tiziano Terzani. Uno di più sinceri, in cui con onestà riconobbe un suo importante errore di valutazione, quello sui khmer rossi e sulla speranza di riscatto per il popolo cambogiano che per Terzani e altri costoro rappresentavano. Era il 1975. Lui sbagliò e lo ammise, e quando anche in Italia uscì il film Urla del silenzio sulla storia del giornalista americano Sydney Schanberg, suo amico e compagno d'avventura, e del suo interprete Dith Pran, Terzani ricordò quei giorni in un celebre articolo apparso su Repubblica il 29 marzo 1985. Come lui stesso scrisse nella sua raccolta In Asia (1998), da sinistra lo accusarono di essere un reazionario, da desta di essersi lavato la coscienza troppo tardi. Capita quasi sempre così quando fai ammenda e con lucidità ammetti un errore che svergogna quelli che di mea culpa non ne fanno mai, e sono sempre da entrambe le parti.
Perchè vi racconto questo oggi? Perchè l'esempio di Terzani è da seguire in tanti campi, compreso quello delle scelte amministrative, e soprattutto perché chiuse quel suo importante articolo con una frase altrettanto importante, che anche se riferita a quel contesto lontano, esprime un concetto valido sempre. Quella frase era una domanda retorica: "Basta davvero parlare del passato, visto che solo da poco abbiamo cominciato a discuterne?"
Questa frase la ripropongo ai tanti che si sono impegnati (e che continueranno a farlo) nel Piano Strategico.
Lo dico ai tanti che ci credono, sperando che ragionino anche loro con una visione storica di Rimini, che non si facciano gabbare dalla filastrocca sciocca e opportunista frutto di chi ha tenuto sino a ora le leve del potere che può essere riassunta con qualcosa del tipo: "il passato e le sue scelte sono il tuo destino e a esse dovrai sempre esser inchiodato".
NO! Non "decliniamo" il Piano, come vuole Melucci, sulle cose passate come se fossero tutte giuste e immutabili, non costruiamolo attorno a esse. Se "c'eravamo sbagliati" diciamolo!
Sarà sempre meglio che agire e modellare la città per i prossimi 20 o 30 anni sulle ceneri di mostri ancora da generare. L'esempio su tutti è forse il TRC. Melucci dice: "è un'opera approvata e finanziata e il Piano ne ha preso atto e lavorerà su questo". NO! E' un'opera finanziata è approvata, ma l'informazione chiave è che ancora non è partita, non c'è, ed è frutto di un sistema decisionale che non comprendeva il Piano Strategico. E' solo un esempio, ma se dal Piano quell'opera fosse ritenuta superflua o non adatta a per Rimini, posti davanti alle due opzioni: trasformare la città in un cantiere pazzesco per chissà quanti anni (ricordo che in tutto il mondo, per tutte le grandi opere sui trasporti si sottostimano assolutamente sempre sia i costi che i tempi di realizzazione) solo per usare dei finanziamenti, o non usarli, la scelta potrebbe cadere su quest'ultima ipotesi o, come qualcuno ha già suggerito, cercare di lavorare per recuperarne una parte per altre stabilite dal Piano. Idem per il PRG delle fognature e i project del lungomare.
Il solito Melucci liquida chi vuole destinate i soldi del TRC alle fogne dicendo che non sarebbero sufficienti. La solita ovvietà inconcludente, e molto poco strategica. Sufficienti a cosa? Alla soluzione totale del problema no, ma a dare un bel colpo di vanga sì, potendo anche realizzare immediatamente, per esempio, il progetto di riqualificazione del Ponte di Tiberio che langue da anni e che necessita di due soldi (altro che costi del TRC), grazie al quale si prenderebbero almeno tre piccioni con una fava (ambiente, cultura, turismo) dando un contributo fondamentale alla salubrità del mare, come già ampiamente dimostrato di tecnici.
Quello che voglio dire è che se in una situazione così ingarbugliata come quella riminese (il verbo "riminizzare", anche se altamente ingeneroso rispetto alla gran parte d'Italia, non è nato dalla fantasia popolare) un Piano Strategico non ha la potenzialità di mettere i bastoni tra le ruote a eventi colossali ancora da realizzare, allora che funzione ha? Oltretutto, per tornare all'esempio del TRC, ci si deve anche confrontare con altri comuni, vedi Riccione, che sull'opera stanno valutando la possibilità di fare cambi di rotta, e non hanno neanche un piano strategico in corso!
Nell'ultimo anno e mezzo da queste colonne mi sono rivolto più volte a Maurizio Ermeti e al Comitato Scientifico affinché si adoperassero affinché un'opportunità come il Piano Strategico non fosse trasformato in uno strumento avallatore delle scelte passate di un ciclo di pessime amministrazioni, in un generatore di belle parole, ma poca sostanza, di molta filosofia e pochi fatti. Ho sempre criticato sin dall'inizio la dispersione delle discussioni in una marea azioni, sottoazioni, idee progettuali, suggestioni, tavoli lavoro, convegni sul tutto e sul nulla (uno fu pure sulla Rai!), che ricordano molto da vicino quella che ormai è chiamata la "politica delle figurine alla Veltroni": ci metto il giovane, la bella ragazza, il supertecnico, il nero, il buono, il brutto, il cattivo, un gatto, un topo, un elefante e non mancando più nessuno si è andati tutti a casa con l'album pieno e il parlamento vuoto di idee nuove. Qui non siamo messi molto meglio. Oggi, dai nove assi iniziali siamo passati a cinque, e ancora la filosofia abbonda.
Ci vuole una sterzata coraggiosa, ora che siamo verso la fine! Che esca qualcosa di forte dal Piano, di nuovo, di concreto, che riesca a coinvolgere, altrimenti inizieranno a staccarsi molti rami e il Piano diverrà una piccola pianticella rinsecchita e assai poco autorevole.
Io ho partecipato a varie sedute del Piano come esponente dell'associazione "Basta Merda in Mare", e sempre parafrasando Terzani, se non altro noi possiamo dire con orgoglio che "Non c'eravamo sbagliati", se è vero che forse mai come nell'ultimo periodo si è scatenato un mezzo finimondo sull'emergenza fogne, oramai non più negata da nessuno, tanto che addirittura il nostro indomito Melucci durante le conferenze (è accaduto l'altro ieri a un incontro della Confartigianato sul mare) cita documenti tratti dal sito di Basta Merda in Mare, dimostrando così a tutti non solo di ritenerla una fonte credibile, ma sdoganandola definitivamente come non terroristica (il documento parlava bene di alcuni lavori fognari fatti a Rimini) anche agli occhi di quei pochissimi irriducibili che ancora non hanno capito nulla, e che portano i nipotini a fare il bagno nei liquami appena dopo la pioggia. Per la fortuna di tutti i nipotini del mondo questi signori sono rimasti veramente in pochi, il problema è che qualcuno siede in consiglio comunale.
Ma nonostante il successo di comunicazione di Basta Merda in Mare, anche il nostro sforzo sarà stato vano se dovremo tutti restare inchiodati agli sbagli del passato.







Questo Articolo proviene da Simone Mariotti
http://www.simonemariotti.com

L'URL per questa storia è:
http://www.simonemariotti.com/modules.php?name=News&file=article&sid=320