Pubblicato il 5 novembre 2009 su Le Ragioni dell'Occidente,
supplemento mensile de La Voce di Romagna, a pagina 12.
di Simone Mariotti
...però a quelli in mala fede
sempre a caccia delle streghe
dico: no! Non è una cosa seria!
e così è se vi pare
ma lasciatemi sfogare
non mettetemi alle strette
o con quanto fiato in gola
vi urlerò: non c'è paura!
ma che politica ,che cultura,
sono solo canzonette...
Questi versi di Edoardo Bennato, da tempo patrimonio della
cultura italiana (cultura vera in questo caso), sembrano scritti apposta per
commentare tutte le solenni disquisizioni che sorgono con una certa regolarità
attorno al velo integrale indossato da alcune donne mediorientali, discorsi
che sembrano spesso canzonette di gente che si prende troppo sul serio e che
ha voglia il più delle volte di fare solo polemica spiccia e faziosa,
scomodando la cultura, il rispetto, la religione su una faccenda che non ha
nulla né di religioso né di culturale e neanche di politico. E'
solo una brutta storia di violenza, che per fortuna riguarda una casistica talmente
lillipuziana, da rendere questo bailamme di discorsi doppiamente inutile.
Le donne con il velo integrale sono rare persino nei paesi arabi, figuriamoci
da noi. Nei paesi islamici più moderati come Malesia, Turchia, Indonesia,
Egitto sempre più donne non portano neanche il normale fazzoletto in
testa, e si sono incamminate lungo lo stesso percorso culturale avvenuto in
Italia nel corso del Novecento, quando l'uso del fazzoletto, molto usato dalle
donne di ogni età, progressivamente scemò. Un po' come successe
con il chador in Iran (che copre tutto il corpo, ma lascia scoperto
il viso), prima che venisse a forza reimposto dagli ayatollah dopo la rivoluzione
del 1979.
Di che si parla quindi? Perché se ne parla, poi, visto che è già
tutto scritto e regolato? In giro a viso coperto, e vale anche per quelle 25
rimaste in Italia a farlo, non si va. Non si va, punto. Ma non da adesso, non
da un provvedimento della destra fascista né della lega, ma da una legge
del 1975, che impone la riconoscibilità in pubblico. E la sinistra anche
quando era al governo non l'ha mai modificata né ha mai pensato di farlo
veramente. Quindi i leghisti, la Santanché e gli altri che sbraitano
contro la sinistra troppo permissiva (ma dove, che hanno paura di prendere posizione
su tutto?) se vedono una donna velata, invece che additare contro i democratici,
che chiamino la polizia, perché è affare loro, non di un gruppetto
sparuto di ignoranti che parlano a sproposito di questioni culturali.
Come tante volte ha spiegato Emma Bonino, che sola si recò a sfidare
i talebani in casa loro già 12 anni fa invitando le donne afgane a togliersi
il burqa (altro che le scenate della Santanché), "i copricapi
integrali non sono simboli religiosi, ma discendono da arcaiche tradizioni tribali
che vedono nella donna un essere inferiore la cui presenza va tenuta il più
possibile nascosta o addirittura annullata".
La cultura e la religione, quando contano, anche se contestate, sopportate con
difficoltà o rifiutate, fanno sempre parte in modo trasversale del patrimonio
di tutto un popolo non solo di una parte di esso, nel nostro caso quella maschile,
che la impone all'altra. Se il velo integrale avesse a che fare con la religione,
gran parte delle musulmane lo userebbe, ma pochissime lo fanno; e la cultura
non c'entra per lo stesso motivo, perché riguarda piccole minoranze all'interno
di uno stesso gruppo culturale. Il normale foulard è invece un fatto
culturale (ma neanche quello è un obbligo per la religione). Ma dove
c'è un uso di massa, vedi il burqa al tempo dei talebani, è
solo perchè è imposto con la violenza e la repressione.
E' vero anche che ogni popolo ha le sue forme di violenza "culturalmente
accettate". Forse alcune delle donne che si coprono totalmente lo fanno
per sincera necessità, ma chissà quale violenza psico-sociale
hanno subito per generazioni per esternare una tale paura! E questo vale per
tutti! Al tempo di Mao i cinesi non erano vestiti tutti uguali per un fatto
culturale, idem per il popolare uso delle camice nere in Italia durante il fascismo.
Sono solo pura violenza o sottomissione psichica, e su questo tutti, a destra
e a sinistra, fanno a gara a chi dice la banalità più grossa.
Spero che in futuro il velo integrale possa diventare un vezzo anticonformista,
magari quando le donne del Medio Oriente saranno più emancipate dai loro
maschi, e riusciranno magari a mettergli un cappio al collo. Dopotutto gli uomini
occidentali se lo sono messo da soli, la cravatta, il più stupido accessorio
cui gli ometti si sono sottomessi. Un giorno dovrò scrivere qualcosa
su questa freccia che indica vero la "mascolinità" e che tutti
non vedono l'ora di slacciarsi, ma che continuano a mettere per credersi eleganti,
e uomini. Che fessi! Tiziano Terzani 15 anni fa stigmatizzava i nuovi asiatici
che stavano prendendo gli usi occidentali anche in fatto di eleganza e che avevano
persino adottato la cravatta nei loro standard. "La cravatta! In origine
era stata un'invenzione dei mongoli per trascinare i prigionieri legati al pomo
delle loro selle ... appunto, con una corda al collo" (da Un indovino
mi disse).
Ho sdrammatizzato un po' per non prendermi troppo sul serio, memore di Bennato.
Ma le donne si meritano altro. Né uomini incravattati né veli
integrali né discussioni inutili su di esso né essere rappresentate
dalla Carfagna o dalla Santanché. Non devono essere trattate da uomini,
ché per fortuna non lo sono. Devono solo essere rispettate, e rispettarsi
(una chiave del discorso è anche qui), nello stesso modo in cui gli uomini
rispettano se stessi.
Emma Bonino sfida i talebani in Afghanistan nel 1997
