Ha vinto chi ha creduto nei Fleetwood Mac
Pubblicato il 14 ottobre 2009 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Un anno fa scrissi un articolo che riscosse un certo successo, molti amici e conoscenti me lo fecero notare, e anche nel mio sito divenne in brevissimo tempo uno dei dieci più letti tra gli oltre 300 ospitati.
Era intitolato La crisi di borsa e l'ottimismo dei Fleetwood Mac, e forse piacque perché sdrammatizzava un po' una situazione allora veramente tragica.
Qual era il succo del discorso? In poche parole potrei riassumere così: il mondo, anche se con difficoltà, andrà avanti; alcune cose cambieranno, ma andrà avanti nonostante tutto.
Per gioco usai una canzone dei Fleetwood Mac, Don't Stop, il cui ritornello dice di non smettere di pensare al domani perché… Yesterday's gone, yesterday's gone. E qualcosa di buono arriverà.
Era l'8 di ottobre 2008, e chiusi quel pezzo con queste parole:
Ci sarà da soffrire, e chi non avrà tempo si farà del male, ma sono sicuro che nella storia dei mercati finanziari coloro che oggi sono compratori saranno anche loro inseriti tra gli investitori di maggior successo di sempre. Chi è già a bordo deve avere tre cose: una barca senza falle (il che vuol dire non aver messo tutte le uova in un solo paniere), una buona dose di pazienza e un disco dei Fleetwood Mac come pillola per il mal di mare.
Quella settimana fu forse la peggiore del mese, che a sua volta fu tra i peggiori degli ultimi 80 anni. Cosa sarebbe successo al lettore che, tentato dal fare il contrario di quel che stava facendo il mondo, avesse riflettuto durante il week end e la mattina di lunedì 13 ottobre avesse investito un po' di soldi in azioni globali, comprando magari proprio quelle che il suo vicino di casa stava vendendo a mani basse? Avrebbe traballato certamente per un po', ma a un anno di distanza, avrebbe portato a casa un buon guadagno. Per dare un dato, dei 479 fondi Azionari Globali Large Cap disponibili in Italia, appena trenta sono negativi, e oltre 200 hanno segnato più del 10% (fonte Morningstar).
Chi, ancora più saggiamente, avesse continuato a investire un po' tutti i mesi, con disciplina, sarebbe stato premiato con risultati ancora più soddisfacenti, dato che a ottobre il minimo era ancora lontano. E chi era già investito alla vigilia del fallimento della Lehman Brothers e non ha avuto paura del mare in tempesta, oggi ha ancora i suoi soldi e anche qualcosina di più. Quanti invece si stanno mangiando le mani per aver liquidato il loro capitale in preda al panico e in forte perdita!
Oggi forse si sta esagerando nella direzione opposta. Negli ultimi 15 anni siamo andati avanti gonfiando una bolla dietro l'altra, dalla tecnologia all'immobiliare, dai mercati emergenti alle materie prima, al credito. Ora in molti vedono una grossa bolla obbligazionaria gonfiata dalla valanga di liquidità pompata nel sistema dalle banche centrali e sino a ora utilizzata più che per la concessine di credito all'impresa per acquisti di titoli governativi e, a non stare attenti, se i tassi dovessero iniziare a riprendersi, per usare le parole di un commentatore del Sole di qualche giorno fa, si rischia un "bagno di sangue". Un altro, aggiungo io.
Anche i forti rialzi di borsa degli ultimi mesi paiono basarsi, forse troppo, sulle canzoni dei Fleetwoow Mac, e non si fermano. Va bene essere ottimisti, ma se poi si esagera dall'altra parte si ripiomba di nuovo nel circolo vizioso di bolla - crisi- nuova bolla - nuova crisi.
Chi ha fatto quel che ho sempre detto (pianificare per il lungo periodo senza esporsi troppo e senza buttarsi per strada durante i cicloni) non ha nulla da temere, come l'ultimo anno ha dimostrato. Chi vuole provare a fare il furbo, cercando di stare in piedi saltando da un tronco all'altro per attraversare il fiume e arrivare al forziere pieno di dobloni (premio per chi rischia molto), nei prossimi mesi credo troverà le rapide giuste per cimentarsi. Agli altri amanti della musica, invece, non resta che restare comodi e accendere il giradischi.







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