Pubblicato il
2 luglio 2009 su Le Ragioni dell'Occidente (supplemento mensile
de La Voce di Romagna) a pagina 16
di Simone Mariotti
Può l'Islam convivere con l'occidente? È la domanda
che ci viene posta per questo numero delle Ragioni. Io allora chiedo:
può l'Islam convivere con l'Oriente?
L'Islam che tutti hanno in mente è quello che viene dalla "grande nazione
araba", come la chiamano i fanatici, quello cioè del luogo dove è nato.
Ma il mondo arabo non ha tanti elementi culturali in comune con i popoli
dell'estremo oriente, e certamente ne ha meno rispetto a quelli in comune
con gli europei. Dopotutto un turco, un tunisino o un egiziano sono molto
più simili a un altro europeo del Mediterraneo che a un abitante del sultanato
ultra islamico del Brunei, nel Borneo, in cui vige la sharia.
Appurato questo, sorge allora un problema: se ci si chiede se l'Islam
possa convivere con l'Occidente, evidentemente il problema è dell'Occidente,
dato che in Oriente Islam e non-Islam convivono da secoli, seppure tra
alti e bassi, ma convivono.
E non hanno mai prodotto guerre atroci. Il
problema maggiore ci fu durante la divisione tra India e Pakistan al tempo
dell'indipendenza, a causa però dei disastri provocati dagli inglesi durante
il periodo coloniale. Il discorso sarebbe lungo e fuorviante, perché ancora
una volta si commetterebbe un errore madornale, che ha commesso di recente
anche Obama: accomunare l'intero mondo islamico in un calderone unico
come fosse un'entità uniforme.
Così come ci sono tanti modi di intendere il Cristianesimo, così non c'è
solo la versione dell'islamico integralista che vediamo noi sparato continuamente
in TV. Su questo argomento ho già scritto varie volte in passato, ma bisogna
tornarci su perché le cose paiono anche peggiorare nella percezione generale.
Un egiziano, un malese, un bengalese, un nigeriano, un abitante del Suriname
(paese Sudamericano con un 20% di musulmani) uno sciita iraniano, un sunnita
iracheno e un musulmano americano come per esempio Muhammad Alì non è
che abbiano hanno molto in comune tra loro se non il fatto di adorare
lo stesso dio, oltretutto ognuno a modo suo.
E se fosse l'Islam in sé ad essere violento e aggressivo, come si spiegano
i secoli di convivenza orientale tra gli stati islamici e quelli buddisti
del Sud Est Asiatico? Come sempre, come al solito, la religione è stata
solo una scusa per fomentare altro odio al servizio dei dittatori di turno
o per altri motivi reconditi e spesso le guerre peggiori ci sono state
tra nazioni e culture relativamente omogenee, e persino tra stati buddisti
come Birmania, Laos e Thailandia. Tragedie non dissimili tra quelle sorte
tra cristiani negli ultimi due secoli in Europa.
Oggi molti hanno la percezione che il mondo sia molto più malvagio e pericoloso
di un tempo. Ma nella Milano di inizio Novecento c'era ogni anno un numero
pazzesco di omicidi attribuiti semplicemente ad "atti di briganti". Le
dittature dei decenni passati, ovunque fossero, erano molto più sanguinarie
di quelle di oggi, le malattie molto più devastanti, i controlli da parte
delle autorità di polizia molto meno efficaci.
Ma c'è un piccolo particolare: oggi siamo bombardati dalle informazioni
(solo negative) che prima non c'erano. E se un attentato terroristico
fa 50 morti sembra una tragedia più grave dei 500 omicidi in più all'anno
che c'erano in quello stesso stato al tempo in cui "si stava meglio".
E così la nuova febbre suina è, giustamente, un'emergenza perché ha fatto
fuori meno di duecento persone, mentre la cara vecchia malaria che ogni
hanno ne fa secchi un milione pare non essere è un problema degno di menzione
nei tg.
Tornando al nostro problema islamico, al solito è l'opera di pochi fanatici
a fare grossi danni a tutti. Certo che Islam e Occidente possono convivere!
Basta essere capaci di far rispettare le leggi in modo intelligente, educato,
e soprattutto rigoroso, e se agli islamici più integralisti alcune cose
non vanno bene possono tornare là da dove sono venuti.
Faccio un esempio. Non serve imporre classi differenziate per i bambini.
Si devono semplicemente distribuire i bambini tra tutti gli istituti,
anche se lontani da casa. Pazienza se sarà faticoso, si organizzeranno
dei bus che andranno a prendere i bambini immigrati. I tanti posti lo
si fa, non è una gran trovata.
Ci sono poi altri aspetti a cui a volte non si pensa. Perché impedire
l'apertura di moschee? Riguarda loro e il loro rapporto con il loro dio.
Perché però devono macellare gli animali (e gli ebrei fanno uguale) infliggendo
loro sofferenze atroci? Questo non riguarda più solo loro, e se le regole
di un paese prevedono un minimo di rispetto per gli animali, allora non
deve essere concesso, come invece accade. Se agli islamici più integralisti
non sta bene (in Malesia, paese islamico moderato, è permessa una forma
di stordimento per gli animali), mangeranno altro.
Nove anni fa andai in Israele e in Palestina (Betlemme). La mia guida
era israeliana e ci raccontava che loro da tanti anni lavoravano con le
agenzie palestinesi, la pace tra loro l'avevano fatta da tempo. Tra loro.
E non erano loro che volevano l'odio. Non mi piacciono le idee di certi
musulmani né tanti loro atteggiamenti, specialmente sulle donne. Ma si
sa che né in Iran né in Siria né in Libano né in Pakistan né ovunque le
masse che inneggino contro l'occidente lo fanno perché lo vogliono. Lo
fanno perché devono e ancora non hanno la forza per dire NO. E non li
giustifico, perché la colpa è anche la loro, ma lasciamo perdere parole
come la "comunità islamica globale" o lo "scontro di civiltà", che peggioriamo
le cose ancora di più.