Pubblicato
il 13 maggio 2009 su La Voce di Romagna in prima pagina, e su L'Idea Vegetariana - Il mensile dell'Associazione Vegetariana Italiana, Settembre 2009, pag. 22.
di Simone Mariotti
Tempo fa, durante una delle riunioni della commissione
che si occupava delle imprese all'interno del piano strategico, a cui
partecipavo, scambiai due parole con il rappresentante dei coltivatori
diretti a proposito del consumo di acqua in agricoltura. Le mie erano
domande forse ingenue, ma nascevano dall'apparente contraddizione di informazioni
che avevo sulla spinosa questione dello spreco di acqua dovuta alla produzione
di foraggio per il bestiame.
Quello che sostengono i vegetariani lo sappiamo, e in provincia ne abbiamo
uno tra i più sanguigni, Onide Venturelli (dirigente nazionale dell'AVI
e, va detto, tanto rigoroso quanto poco integralista), che ce lo ricorda
a ogni occasione: la produzione di carne è deleteria dal punto di vista
ambientale perché assolutamente inefficiente nel suo processo di trasformazione
da vegetale (mangime) ad animale, con uno scarto di oltre 5 kg di cereale
per chilo di carne prodotta.
A questo si deve aggiungere la montagna di acqua che si utilizza per i
cereali. Ne ho parlato varie volte anche io in passato, e propendevo per
questa versione dei fatti. Poi, però, sul fronte del consumo di acqua,
un amico agronomo ugualmente rigoroso mi ha fatto notare che forse c'era
una falla nel ragionamento: è vero che si consuma molta acqua per far
crescere i cereali, tuttavia la pianta ne assorbe solo una minima parte,
il resto passa nel suolo e torna in falda, quindi il problema dello spreco
idrico è da ridimensionare.
A chi dare ragione? Non avendomi ordinato il dottore di parteggiare per
una delle due parti, mi sono messo alla ricerca (non affannosa, devo dire)
di un agricoltore. Ed ecco che mi capita l'occasione al Piano Strategico.
Oltretutto il rappresentante degli agricoltori era quello che aveva detto
alcune delle cose più sensate in quella riunione, e proprio a proposito
di acqua, anche se nella semi-indifferenza generale. E cioè che quando
si fa una pianificazione territoriale suddividendo i terreni tra agricoli
e industriali, non bisogna relegare quelli agricoli al ruolo di tappabuchi
della situazione come se andasse bene qualsiasi pezzo di terra (pratica
sostanzialmente seguita sino ad oggi grazie al "potere" della pianificazione
riminese), ma si devono assegnare all'agricoltura quelli dove c'è un'adeguata
falda acquifera.
Durante la pausa pranzo l'ho avvicinato e gli ho posto il quesito sul
consumo di acqua che finalmente è stato risolto, penso in modo credibile
perché si è trattato di una "confessione". "Entrambi i tuoi amici hanno
ragione", mi ha detto, "perché è vero che si usa tantissima acqua per
irrigare, ma è ugualmente vero che la pianta ne usa poca; tuttavia...
c'è di mezzo il terzo incomodo: il sole. L'80% dell'acqua irrorata in
effetti viene buttata perché evapora. Sarebbe bello che tornasse in falda,
ma basta poco calore per prosciugare il terreno bagnato, e forse anche
meno del 20% di quella inutilizzata si salva".
Dunque l'allarme acqua lanciato dai vegetariani è fondato. Chiaramente
non è solo da lì che arrivano i problemi idrici e, specialmente in Italia,
è lo spreco a giocare un ruolo da primario a causa del cattivo stato degli
acquedotti.
Tuttavia cresce nel mondo la consapevolezza che procedere a questo ritmo
carnivoro non è più sostenibile.
La colpa non è tanto degli italiani, che tra gli occidentali sono quelli
che ne mangiano meno, ma sarebbe lungimirante sostenere a livello internazionale
campagne come quella intrapresa dalla Germania, dove un paio di mesi fa
l'agenzia governativa che si occupa dell'ambiente (Uba) ha consigliato
ai suoi concittadini di mangiare carne solo la domenica e nelle altre
feste comandate, evidenziando tra l'altro un secondo, noto problema: l'allevamento
è responsabile in Germania del 15% delle emissioni di gas serra ed è il
settore del comparto agricolo che richiede più energia. I tedeschi da
anni hanno intrapreso un processo di spostamento delle loro abitudini
alimentari e se ancora sono i tra maggiori consumatori di carne, i vegetariani
rappresentano oggi ben il 10% della popolazione, mentre 20 anni fa non
arrivavano all'1.
La riduzione nel consumo di carne (una volta la settimana) è una delle
strade da intraprendere per poter mantenere accettabile la qualità di
vita in un pianeta sempre più affollato.
La scarsità d'acqua è un argomento di discussione in meeting tra scienziati
e conferenze Onu, ma scarseggia nelle agende della politica. Ma è un fatto
risaputo che la carenza di risorse idriche sta condizionando la vita di
almeno due miliardi di persone e sta spargendo i semi di futuri gravi
conflitti.
Ridurre il consumo di carne pro capite nei paesi occidentali, che tante
alternative hanno a disposizione per nutrirsi, non è più solo un fatto
culturale o animalista. E' una delle opportunità che avremmo a disposizione
a costi contenuti (zero se si attua un opportuno piano di conversione
agricola) per migliorare salute e ambiente, e tentare di arginare il sorgere
di drammi più gravi. Sembrerebbe solo questione di buon senso, come sembrerebbe
buon senso lavare le strade con l'acqua che esce dei depuratori o usarla
per irrigare. Ma, "chissà perché", passano gli anni e ancora non lo si
fa.
L'Idea Vegetariana - Il mensile dell'Associazione Vegetariana taliana - Settembre 2009