Pubblicato il 25 marzo 2009 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Tempo fa ho avuto uno scambio di mail con un amico che lavora
all'estero per una multinazionale high tech quotata al Nasdaq. L'ho provocato
ricordandogli sia che il prezzo delle loro azioni si era dimezzato rispetto
a un anno prima (quando sembrava già basso, secondo loro) sia che anche
il residenziale inglese era in forte calo, cosa che lui avendo vissuto lì,
riteneva difficile che accadesse.
"Ciao Simon! Ah, ma qui mi provochi? Beh, sull'azienda mi difendo dicendo
che tutte le ditte NASDAQ hanno perso più o meno lo stesso valore. La
nostra ha liquidità ed è comunque in crescita e il nostro settore
è solido: chi al giorno d'oggi non ha bisogno di aumentare le proprie
capacità nello storage dei dati digitali?
Però il problema è che le conseguenze del buco di sta "finanza
creativa" non sono ancora ben chiare e quindi non ti so dire come andranno
le azioni considerando anche la recessione.
Noi qui si fa business as usual. Ma si cerca di sprecare meno vista la tempesta.
Nessuno qua è in panico al momento. I grossi manager si sono ultra arricchiti
negli anni passati (il nostro amministratore delegato ha il jet privato) e non
credo siano disperati.
Le case: si avevi ragione, anche se tutti un po' se lo aspettavano che prima
o poi un marasma sarebbe arrivato (se ne parlava già nel 2003 mi ricordo
quando ero in Inghilterra). Ma anche la borsa, mamma mia… Comunque in
Inghilterra sono soprattutto i più abbienti, quelli che hanno potuto
comprare case ancora più sopravvalutate, che ci rimettono di più.
La maggioranza delle persone che conosco io se vendesse adesso non ci perderebbe
molto rispetto al valore iniziale.
Quello che sostengo io è che al problema delle case mancava l'alternativa
alla gente comune. Dove vuoi che investa un giovane (o una coppia) il cui problema
principale è pagare l'affitto esoso? Mica vorrai che si metta a investire
in borsa? Ed i subprime nascono proprio da quella fascia lì. Il problema
sono gli speculatori secondo me, non chi ha cercato di investire in una casa".
Sembra un discorso che fila... e un po' fila, infatti, a parte
il finale romantico-mattonaro con tanto dello spettro degli speculatori. Che
rispondere…
Sì, forse per un po' dovevano pagare un affitto "esoso", e
vallo a dire a quelli (tutti) che hanno un muto variabile con la rata che tra
2007 e 2008 si è raddoppiata! Ora le cose sono tornate normali, ma sono
normali con l'euribor al minimo storico: resterà così per vent'anni?
Temo che di nuovo si tiri un sospiro di sollievo sui conti familiari troppo
presto. In America, poi, che non ci abbiano rimesso molto è un'affermazione
assai discutibile, e in Inghilterra pure. Il Sole di sabato scorso riportava
dei dati di alcune agenzie inglesi secondo i quali in varie zone di Londra (il
residenziale West End, per esempio) i cali rispetto a due anni fa erano anche
del 50/60%, peggiori di quelli della borsa.
Tuttavia, se volgiamo trovare l'alternativa al mattone non bisogna pensare solo
alla borsa. Nel lunghissimo periodo può andare. L'alternativa vera si
trova nel super classicissimo mix tra azioni (40%) e obbligazioni (60%), roba
da manuale di economia del nonni. E quante volte ho detto a persone che volevano
disinvestire titoli per comprare una casa da affittare per aver la famigerata
"rendita" che, a conti fatti, tra quello che la pagava, spesso un'enormità,
e quel che ci prendevano di affitto netto, si arrivava più o meno al
rendimento di un BTP, molto più liquido e sicuro.
Comunque, per la cronaca, chi ha comperato quel mix tra azioni e obbligazioni
nel periodo 2002-2004, gli anni più in auge per il glorioso mattone,
oggi (dopo che il mercato azionario ha perso il 50%) non è che un investitore
ci perda gran che, anzi, basta guardare il dato dei vituperati fondi bilanciati
a 5 anni, che sono tra l'invariato e la leggera perdita, con cali raramente
sono superiori al 5-10% e tutto calcolato a valori terribili di oggi, e liquidabili
subito.
Ma è sempre la stessa storia. Nel '98-2000 bisognava comprare case o
obbligazioni (ma tutti compravano azioni), nel 2002-2005 azioni (ma nessun lo
faceva), nel 2006-2008 stare liquidi e oggi forse ricomprare azioni e titoli
obbligazionari aziendali, perché il ciclo immobiliare negativo è
partito da poco e di opportunità di acquisto se ne vedranno parecchie
negli anni a venire. Che accadrà? Che le azioni si riprenderanno, ma
nessuno ci guadagnerà perché pochi vi mettono quattrini oggi.
Anzi la massa vi investirà di nuovo quando saranno tornate care, e nel
frattempo gli immobili avranno esaurito il loro ciclo ribassista e torneranno
a essere meglio delle azioni, che invece in molti vorranno. La solita storia.