L'inutile macchina burocratica dei corsi obbligatori "per legge"
Pubblicato il 4 febbraio 2009 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Ho sempre apprezzato assai poco i corsi obbligatori, quelli in cui chiaramente chi vi partecipa, essendo obbligato, e non essendo affatto motivato non recepisce che una minima parte di quanto "insegnato", e chi insegna non fa sforzi eccessivi dato che gli iscritti gli arrivano dall'alto. Ma questa mania dei corsi di formazione su tutto e per tutti, partorita dall'iper regolamentazione ossessiva del nostro paese, è dilagata negli anni finendo per risucchiare in questo vortice malefico più o meno ogni categoria, dalle maestre d'asilo ai consulenti finanziari, dai salumieri, agli avvocati agli spalatori di neve.
Tutto per avere il famoso terribile "pezzo di carta" che para il culo della responsabilità a chi dovrebbe controllare veramente, e non importa se non hai imparato concretamente nulla: l'importante è che tu perda del tempo, dimostri di averlo perso, magari pagato anche dei bei soldi, e tutto è a posto. Nel mio caso, i corsi sono di natura finanziario e previdenziale: le varie autorità ti costringono a frequentare corsi con colleghi che finiscono in chiacchiere da bar o a passare ore a rispondere a quiz sul computer. Per avere un saggio della serietà di questi ultimi, secondo la normativa i miei prevedevano una fruizione di 15 ore di studio e un test finale; sarò un genio, e così i miei colleghi, ma al max in 4 ore, andando con calma, il percorso formativo era completo, il test eseguito e il pezzo di carta stampato. Ma quanto costa mantenere l'esercito di quelli che creano, pensano e vivono di corsi paraculo?
Poco prima di Natale mi era arrivata la mail di un lettore, che riesco a pubblicare solo ora, che mi raccontava la sua analoga esperienza.

"Caro Simone, su questo tema dei corsi ti posso parlare del mio settore. Io ho un piccolo minimarket ove sono nato, cresciuto, mi sono riprodotto e spero vivamente di non morirci dentro, in quanto l'aria si è fatta impossibile per i piccoli negozi (la mia giornata va dalle 6 del mattino a tarda sera) con guadagni oramai nulli.
Bene, anni addietro i vari Osfin o Iscom della zona ti telefonavano gentilmente per sapere se eri disposto ad accettare ragazzi stagisti per qualche settimana, i quali ci affiancavano passo passo nei lavori (non era manodopera gratuita, bada bene, erano solo "ombre") prendendo appunti e valutando alla fine la realtà economica dell'azienda stessa, con relazioni finali molto carine a mio parere.
Gli apprendisti (nel mio caso nel solo periodo estivo) è vero che vengono assunti in primis per risparmiare sui contributi, ma è pur vero che un ragazzo/a con nessuna esperienza lavorativa è una palla al piede per qualche mese, e nel mio caso tremo quando devo assumere un nuovo stagionale, in quanto per il primo anno mi combina poco o niente, anzi. Viceversa un banconiere qualificato con esperienza si trova solo a peso d'oro; non sto parlando dei banconieri tipo ipermercato con servizio "mordi e fuggi", quelli vanno bene negli iper e stop, non da noi ove vige ancora il rapporto di fiducia con il consumatore.
Ora con la liberalizzazione amministrativa in essere (rinnovo licenze sparito, tanti altri lacciuoli burocratici pure) le varie organizzazioni sindacali Confcommercio e Confesercenti ad esempio, si trovano prive di lavoro, allora hanno inventato questi fantomatici "corsi" del tutto inutili per noi piccoli imprenditori, ma altamente remunerativi per loro. Dell'apprendista non gliene frega molto poco.
Te ne dico un'altra: a seguito delle (purtroppo) continue tragedie sul lavoro, dal 1/1/09 tutte le imprese (anche le micro come la mia) devono necessariamente aggiornare il manuale sulla sicurezza sui posti di lavoro (legge 626) con un corso obbligatorio (gestito sempre per almeno un dipendente responsabile dal costo dai 300 ai 400 euro più la settimana di paga dovuta anche se non mi lavora in azienda. Io ho deciso di non farglielo fare, basta tangenti inutili!
A lato del mio negozio ho un fruttivendolo che fino a un paio d'anni fa aveva 4 moto Ape per la consegna merci, un buon volume estivo di fornitura alberghi, eccetera. Sai come ha risolto? Ha licenziato tutti i dipendenti, annullato il servizio di consegna a domicilio, iscritto un altro socio nell'azienda e fanno solo quello che possono con le loro forze all'interno del punto vendita.
Devo dire che hanno avuto ragione; anche se gli è diminuito il fatturato, almeno quello che fanno e guadagnano è solo loro e basta, e non lo devono dividere con organizzazioni pseudo sindacali varie".

Non bisogna generalizzare mai, né lo faccio in questo caso condannando tutto e tutti. Ma credo di trovare parecchi sostenitori se dico che almeno il 50% dei corsi obbligatori in circolazione (o il 50% dei programmi di tali corsi) insegna aria fritta ed è pensato sono per rioccupare tutto un mondo che viveva di burocrazia e che stava perdendo appeal. Ancora una volta l'Italia diabolica fa le pentole e scorda i coperchi. Si semplifica da una parte, poi si rifà entrare la burocrazia dall'altra, sempre ispirati dal faro accecante del paternalismo oppressivo: fai il corso e appendi in ufficio/azienda/negozio l'attestato che dice che sei bravo. Che tu lo sia veramente interessa a pochi, e che così tante risorse vadano sprecate in questo modo pare interessare ad ancora meno persone.







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