Pubblicato il 17 dicembre 2008 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
La loro sfortuna più grande, forse, è di essere
meno famose degli oranghi, meno belle, e più indipendenti. Ma le nasiche,
le incredibili grandi scimmie proboscidate, sono tra le creature più
insolite che si possano incontrare nella foresta del Borneo, e anche tra le
più rare purtroppo. Trenta anni fa questi straordinari e unici primati
potevano mostrare il loro buffo naso, simile a una grossa patata rossa lunga
e schiacciata, e il loro curioso pancione rigonfio in stile barilotto senza
troppa paura. Nel Sarawak ne vivevano quasi 7000, ma oggi purtroppo ne sono
rimasti meno di mille. Un po' di più se ne trovano nel Sabah, ma la popolazione
totale del Borneo, l'unica zona del mondo in cui riescono a sopravvivere, non
supera forse le 5000 unità. Ne vidi alcune durante il mio periodo nel
Borneo, ma solo in una piccola area del Sarawak. Nel Sabah invece, l'altro stato
malese che occupa la fascia nord del Borneo, lungo il fiume Kinabatangan, si
recò anni fa colei che è diventata un baluardo mondiale nella
lotta per la sopravvivenza dei questi unici primati.
Se i gorilla avevano Dian Fossey, e gli scimpanzé e gli oranghi hanno
ancora Jane Goodall e Birute' Galdikas (i tre "angeli" del paleontologo
Louis Leakey, che le destinò ciascuna a una scimmia), anche le dimenticate
nasiche hanno da qualche anno la loro piccola eroina: Kristina Medici. E' un'etologa,
vive e lavora poco lontano da Rimini, a Bologna, e il sito web che ha creato
(www.proboscismonkey.org) è diventato il punto di riferimento globale
per chi vuole fare qualcosa per le nasiche. Oggi facciamo due chiacchiere con
lei, che da bambina voleva fare la zoologa, "ma non sapeva cosa volesse
dire". Poi tanti viaggi in oriente, fino all'incontro con quella specie
così "splendidamente orrida": le proboscis monkeys, appunto.
Ma sentiamo da lei com'è andata.
Come mai questa passione per le nasiche? Come sei entrata in contatto
con loro la prima volta?
Durante il mio primo viaggio in Borneo sono rimasta affascinata da questi incredibili
primati. Di ritorno in Italia mi sono subito informata prendendo contatti con
il centro primatologico di Roma e anche controllando in rete chi si occupasse
della loro salvaguardia, in Italia o all'estero. Incredibilmente questi animali
semi sconosciuti non facevano parte di programmi di ricerca o di protezione.
Sono subito partita con il mio progetto per la raccolta di firme di solidarietà
direttamente da un sito internet. Da allora i contatti si sono accresciuti e
il sito è diventato il principale punto di contatto per scienziati, addetti
ai lavori e simpatizzanti.
Il tuo sito in effetti gode di vasta popolarità e anche Google
(pagina internazionale) lo piazza al primo posto. Che obiettivi ti sei posta
e come precede il lavoro?
Stiamo progettando un restyling del sito e abbiamo in mente un'iniziativa per
"viralizzarlo" oltre i motori di ricerca. Il nostro principale obiettivo
è di utilizzare il web per dare notorietà a questo animale, quindi
nel 2009 seguiranno iniziative anche su Facebook e altri social network. Vorremmo
raccogliere fondi sufficienti per fare guadagnare spazio alle nasiche anche
sugli altri media. Solo così si potrà innescare quell'interesse
da parte delle aziende o di investitori privati senza il quale non sarebbe possibile
realizzare azioni significative in Borneo.
Tu hai contatti a Kota Kinabalu (la capitale dello stato malese del
Sabah), come collaborate?
Con il gruppo di KK per ora collaboriamo a livello di ecoturismo, con la completa
disponibilità a fornire informazioni sui costi per l'eventuale creazione
di una riserva privata. Ci auguriamo che questo presidio in loco possa essere
ampliato, sempre grazie a fondi e possibilmente investitori illuminati.
C'è la possibilità di investire nella salvaguardia delle
nasiche in modo serio? Cosa si potrebbe fare in concreto dall'Europa?
In Europa questo animale non è conosciuto, di conseguenza viene ignorato
e abbandonato tristemente al suo destino di oblio. La risposta è nel
marketing e nella capacità di coinvolgere i media. Sono convinta che
la proboscis monkey possa rappresentare in qualsiasi momento uno splendido testimonial
per un prodotto di generale consumo, per esempio fazzolettini di carta. Sarebbe
un modo simpatico per farle conoscere veramente su larga scala, e magari destinare
una quota delle vendite a iniziative in loco. Ai bambini piacerebbe moltissimo.
Arrivano spesso al sito letterine di bambini statunitensi e australiani che
adorano le scimmie e vorrebbero aiutarle. Anche creare riserve private da destinare
all'ecoturismo o "affittare a distanza" pezzi di giungla per sottrarli
alla deforestazione non è impossibile. Occorre trovare formule creative
che premino tutti: le nasiche e il loro habitat, le aziende coinvolte, che ne
ricaverebbero un beneficio di marketing, e l'economia locale.
Mi dicevi che invece che ci sono resort e centri salvataggio fasulli
lungo il fiume Kinabatangan. Da chi sono gestiti?
Al momento attuale non esistono veri territori protetti lungo il Kinabatangan,
uno degli ultimi luoghi dove possono vivere le nasiche. Ricordiamo infatti che
questi animali non sopravvivono negli zoo, in particolare occidentali. Come
mai? Il loro delicatissimo sistema digestivo consente loro di nutrirsi solo
di semi e foglie presenti nel Borneo. Molti esemplari rinchiusi si sono comunque
lasciati morire d'inedia. C'è poi il centro per la protezione di Labuk
Bay, ma in realtà è un resort gestito da cinesi che mostrano a
turisti curiosi sparute nasiche ormai allo stato semi selvaggio. Un rapporto
troppo ravvicinato con l'uomo si rivela deleterio per l'animale, che impara
accattonaggio e dipendenza.
Ma i turisti sono davvero interessati? Io inizio a essere scettico.
Quando mi trovavo nel parco nazionale a Bako, della trentina di persone che
in quel momento stavano visitando l'area protetta, appena una decina hanno atteso
il tramonto con me tra le mangrovie sul mare per vedere scendere le nasiche
dalla collina, ed era lo spettacolo più straordinario di quel posto.
Gli altri avevano paura che il cibo alla mensa finisse (sigh!)...
Una delle ragioni per cui i turisti non hanno atteso per un incontro ravvicinato
con questo insolito primate potrebbe essere appunto che non avevano ben presente
di che animale si trattasse. Come ho sempre sostenuto, ci sono animali presentati
e resi noti dai media, da marketing e pubblicità, come i delfini, le
balene, gli squali che ben pochi rinuncerebbero a vedere avendone l'opportunità.
E grazie a questo si sono creati un margine in più di attenzionalità
sul loro destino. Le proboscis se scompariranno verranno rimpiante solo dai
pochi che conoscono la loro esistenza. Se ne andranno per sempre in un assordante
silenzio. Perché questo non accada, occorre giocare la carta della popolarità,
l'unica che veramente possa funzionare.
Poi ci sono le solite minacce che arrivano dallo sviluppo. Mi pare che
ci siano delle proteste in corso contro la costruzione di una centrale a carbone
a Sandakan con tanto di sito web. Tutto il mondo è paese insomma. Io
ho viaggiato più che altro nel Sarawak, ma la situazione non è
molto diversa, e di nasiche ne restano pochissime anche lì. Del Borneo
indonesiano (il Kalimantan) sai qualcosa?
Non sono molto al corrente della situazione in Kalimantan, certo sapevo che
l'Indonesia si trovava in condizioni economiche molto sfavorevoli, e le nasiche
continuano, credo, a essere cacciate per essere mangiate dalle popolazioni locali.
A questo proposito ho ricevuto l'anno scorso una e.mail che segnalava che anche
in Sabah la popolazione non musulmana cacciava le scimmie per mangiarle. Per
mancanza di fondi non ho potuto sviluppare un progetto in loco per sensibilizzare
la popolazione locale sconsigliando il consumo di carne di nasica. Pensavo di
far stampare cartelli da posizionare in vari punti, dalle zone di mangrovie
ai villaggi. I fondi servono anche per questo.
Grazie Kristina, e speriamo di aver accresciuto almeno un po' la popolarità
di queste che sono certamente le più curiose tra le grandi scimmie.
