Pubblicato il 24 settembre 2008 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Alla parola speculazione si associa spesso un significato negativo.
Ultimamente poi, durante la forte crisi di borsa scoppiata nel primo semestre
di quest'anno (e proseguita dirompente sino ad oggi con il fallimento di Lehman
Brothers), gli speculatori sono stati identificati, come altre volte in passato,
con i ribassisti. Ma sono così negativi questi ultimi? Il ribassista
scommette al ribasso, ma non può pilotare il mercato. E se gli va male
ci lascia pure le penne. Il fatto è che lo odiamo se scommette contro
le nostre azioni. Ma odieremmo un ribassista sul petrolio? I punti di vista
sono sempre due.
E' fallita la Lehman. Peccato, è la prima cosa che mi viene da dire.
Ma 135 anni fa negli Stati Uniti fallì la colossale Jay Cooke&Co.,
la banca di Jay Cooke che contribuì alla ricostruzione seguita alla guerra
di secessione e che era uno degli assi portanti della finanza statunitense dell'epoca.
Fallì a causa della sua sovraesposizione nel settore ferroviario attorno
al quale, esattamente come accaduto in Inghilterra trenta anni prima (lo abbiamo
visto all'inizio di questa serie di articoli), si era creata una bolla speculativa
pericolosamente gonfia. Fu una catastrofe epocale che diede inizio a una lunga
depressione economica da cui poi però ci si riprese. Venti anni dopo
fallì la Baring (lo vedremo a breve) in Inghilterra, poi ci fu il panico
bancario del 1907 (una crisi bancaria molto simile a quella di oggi). Nel '29
fallirono un numero spropositato di banche, negli anni ottanta il sistema delle
Casse di Risparmio americane fu messo in ginocchio e, alla fine di quel decennio
super speculativo, prima ci fu il crack dell'ottobre 1987 poi fallì la
Drexel, altra storica banca d'affari.
E' mai finito il mondo? Ovviamente no. Ci sono sempre stati un bel po' di morti,
certo, e ogni volta si è imparato qualcosa. E in tutte quelle occasioni
è stata pronunciata la più ovvia e banale delle frasi finanziarie:
"questa volta è diverso".
Il "questa volta è diverso" è una frase sciocca perché
manca di una parola chiave: "anche". Bisognerebbe dire "anche
questa volta è diverso", per comprendere che il mercato è
sempre diverso, e l'eccezionalità dell'ultima "sciagura" è
solo l'ultima di tante altre situazioni estreme. Dal passato possiamo così
capire gli errori di valutazione e di comportamento, per non ripeterli, non
prevedere la sicura diversità che caratterizzerà una crisi futura.
E ad ogni crisi, seguirà una ripresa, anche se con attori diversi. Sarà
un grave danno per chi c'era prima, un grande vantaggio per quelli sbocciati
dopo, grazie proprio alla morte dei primi. Solo su questo la storia si ripete
uguale.
Pensate che la crisi dell'Argentina che ha colpito i risparmiatori che investirono
nei suoi titoli alla fine degli anni novanta del '900, non è stata altro
che una copia di un "caso Argentina" che si verificò in modo
drammatico sempre negli anni novanta, ma dell'800. E tra i tantissimi malcapitati
fortemente esposti a Buenos Aires ci fu anche la storica banca d'affari londinese
Baring Brothers, il cui pesante coinvolgimento nel crack per poco non fece saltare
tutto il sistema aureo, mettendo in grave difficoltà la Banca d'Inghilterra.
Altre volte invece si è affibbiata la parola "speculazione"
a disastri finanziari che permisero invece la nascita di grandi opere, come
il dissesto della società francese che si doveva occupare della costruzione
del Canale di Panama a fine Ottocento. Il protagonista della vicenda fu Ferdinand
de Lesseps, che dopo aver portato a termine la realizzazione del Canale di Suez
(1869), a partire dal 1879 tentò una nuova impresa ai Caraibi. La "Compagnie
Universelle du Canal Interoceanique de Panama", grazie anche all'entusiasmo
popolare per il precedente successo di De Lesseps in Egitto, raccolse sul mercato
francese una valanga di denaro in obbligazioni. Ma il progetto incontrò
notevoli difficoltà e il fallimento, avvenuto nel febbraio 1889, creò
un colossale scandalo sia finanziario che politico, che mandò in rovina
migliaia di famiglie (i lavori furono poi portati avanti dagli Stati Uniti ed
il Canale di Panama fu inaugurato nel 1914).
Nella storia si è "speculato" un po' su ogni genere di merci,
anche quelle innocue come i francobolli. Ci fu per esempio una mania filatelica
nell'Italia degli anni '60, quando anche gli esemplari ordinari (anzi soprattutto
quelli) videro i loro valori gonfiati oltremisura da un commercio febbrile più
simile ad una catena di sant'Antonio che ad un mercato di scambio. Ci pensò
Bolaffi a riportare tutti con i piedi per terra pubblicando, alla fine del decennio,
un catalogo con i prezzi sgonfiati. E in campo numismatico è da menzionare
anche la frenesia scatenata sui mini-assegni italiani a metà degli anni
settanta.
Poi ci sono i "fantasisti fortunatamente incompresi". Uno dei casi
più curiosi è stato quello dell'imprenditore-finanziere Rodolfo
Marusi Guareschi (che ha avuto i suoi problemi con la giustizia) che in provincia
di Parma fondò una società chiamata Avatar che, attraverso una
massiccia emissione obbligazionaria, si prefiggeva di creare una nuova moneta
(il "dhana"), realizzare la "Repubblica della Terra" (una
forma di autogoverno di tutti gli abitanti del mondo!) e portare avanti tanti
altri progetti come l'auto volante a decollo verticale.
Le ultime bolle sono state gli immobili e i mutui, il private equity e le materie
prime. Alcune di queste ultime sono ancora in auge, altre tra 2007 e 2008 hanno
preso delle vere batoste come il nickel e lo zinco che dai massimi si sono più
che dimezzate.
A chi toccherà la prossima volta? Io non lo so, e con questa piccola
saga sulla speculazione mi fermo qui. Però sicuramente lo scopriranno
(perchè saranno ancora sul mercato) quelli che non si lasceranno mai
convincere che la ricchezza è dietro l'angolo grazie ad un investimento
molto sicuro, ma estremamente redditizio.