Pubblicato il 3 settembre 2008 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Nella Francia del XVIII secolo, e precisamente tra il 1716
e il 1720, si sviluppò uno degli episodi più avvincenti ed interessanti
di esaltazione collettiva che la storia ricordi: il grande affare della Compagnia
del Mississippi, che fu supportato dallo sviluppo e dalla diffusione di massa
della moneta cartacea su base fiduciaria. Artefice di tutto ciò fu uno
scozzese con il pallino della finanza. Il suo nome era John Law. Lo storico
Antoine Murphy, scrisse su di lui:
"Nacque nel 1671, ma la sua data di nascita spirituale fu in realtà
di trecento anni successiva, il 1971, l'anno in cui fu finalmente infranto l'ultimo
legame tra il sistema monetario del mondo occidentale e la moneta metallica.
Egli si comportò più che altro come un uomo del ventesimo secolo
che sapeva che il sistema bancario non aveva bisogno di essere ancorato all'oro
o all'argento".
Il giudizio su questo personaggio è ancora oggi controverso, ma a differenza
di tanti altri "speculatori", John Law non era un farabutto. Fino
in fondo credette veramente al suo progetto e, anche all'apice del successo,
rimase l'uomo che era sempre stato. Non cercò di arricchirsi personalmente
e tutti i suoi guadagni li investì in Francia in possedimenti e proprietà
che affondarono insieme con lui. Il suo problema fu che non seppe fermarsi in
tempo, sottovalutando alcune criticità. Ma partiamo dall'inizio.
Partito da Edimburgo John Law, era arrivato in Francia dopo aver peregrinato
a lungo in mezza Europa. Abile nei calcoli, era stato educato dal padre all'attività
bancaria ed aveva una gran passione per la finanza, il gioco d'azzardo e le
donne. Scrisse vari saggi su commercio e moneta, sempre più convinto
della necessità di una radicale riforma monetaria che rendesse più
fluidi gli scambi. Le sue teorie non avevano ancora trovato applicazione, ma
la sua fama in Europa era con gli anni diventata notevole. Nel 1707 aveva fatto
un primo, ma infruttuoso tentativo con il Re Sole. Non convinse Luigi XIV, ma
conobbe Katherine, una donna inglese piena di fascino, di cui si innamorò
perdutamente e che divenne una fedele compagna che rimase al suo fianco per
tutto il resto della vita. Tornato in Francia nel 1713, entrò in amicizia
con Filippo II Duca d'Orleans, il nipote scavezzacollo, ma di mentalità
brillante ed artistica, di Luigi XIV. Era poco simpatico al Re, ma a causa di
una serie di lutti familiari, era destinato ad essere nominato reggente di Francia
in attesa che il legittimo erede al trono, il futuro Luigi XV (allora di soli
4 anni), avesse raggiunto la maggiore età.
Il 1° settembre 1715 Luigi XIV morì dopo 72 anni di regno. Pochi
al mondo lo piansero e lo scaltro Duca d'Orleans non era tra questi. Nominato
reggente, giocò bene le sue carte: fece annullare dal Parlamento alcune
disposizioni di Luigi XIV che gli limitavano il raggio d'azione e gli fu riconosciuto
il potere assoluto.
Il Re Sole se n'era andato lasciando la Francia in una situazione finanziaria
terrificante. Il debito pubblico che aveva finanziato le guerre del re (nonché
ogni altro genere di dissolutezze) era lievitato oltre ogni limite, ed il nuovo
reggente, totalmente ignaro sul da farsi, era in notevoli difficoltà.
I provvedimenti che inizialmente furono presi, come raschiare le monete d'oro
in circolazione ed inasprire i controlli fiscali (fino ad ingenerare un vero
e proprio terrore), dimostrarono l'insipienza finanziaria dei nuovi governanti.
La Francia aveva bisogno di un grande esperto di economia che l'aiutasse a risollevarsi,
e Law era pronto ad offrire i suoi servigi.
Law era quello che potremmo definire un mercantilista indipendente che riteneva
il commercio il fondamento su cui si basava la ricchezza dello stato. A loro
volta gli scambi andavano stimolati attraverso l'offerta di moneta perché
i metalli preziosi, con la loro rigidità, ostacolavano il fluire delle
attività commerciali ed avrebbero finito per impoverire la nazione. Bisognava
quindi passare ad una moneta fiduciaria, sotto forma di biglietti di carta,
la cui offerta doveva essere regolata dal potere centrale che avrebbe reso più
agili le transazioni e stimolato le attività economiche.
La prima concessione che ebbe dal reggente fu quella di istituire una banca
(la Banque Générale, 1716) che in seguito avrebbe anche avuto
il potere di battere moneta. Egli garantì la convertibilità delle
nuove monete cartacee rendendole pagabili a vista in un uguale controvalore
delle vecchie monete metalliche. I suoi proclami sulla consistenza delle riserve
e sull'affidabilità del sistema generarono un iniziale successo. Le nuove
banconote si svalutavano meno delle monete d'argento, continuamente assottigliate,
e potevano anche essere usate per pagare le tasse; anche il commercio ebbe un
sussulto di vitalità. La macchina di Law si era messa in moto.
Collocato sul mercato, il capitale sociale della banca andò a ruba tanto
che fu deciso che le azioni si sarebbero potute pagare anche con i titoli del
debito pubblico. Il sistema di rastrellare i molti billets d'état in
circolazione (i titoli di debito emessi da Luigi XIV) sembrava trovato. Fu allora
che Law avviò il progetto del Mississippi.
Nel 1717 costituì una società chiamata "Compagnia del Mississippi"
che avrebbe avuto l'esclusiva del commercio con il bacino del grande fiume americano,
ritenuto custode di ricchezze favolose, e all'epoca parte del dominio coloniale
francese. Furono messe in vendita diverse quote azionarie, ma all'inizio furono
accolte tiepidamente, e per un po' di tempo il valore dei titoli rimase sotto
la pari. Law cercò di porre rimedio alla situazione di stallo che si
era creata convincendo il reggente a concedere alla compagnia altre esclusive
come quella per il commercio con l'oriente. I suoi sforzi furono coronati dal
successo. Inoltre, le azioni della Compagnia erano vendute in cambio di titoli
di stato al loro valore nominale, quando sul mercato il valore di questi ultimi
era nettamente inferiore. Il profitto apparve a tutti evidente, soprattutto
quando, più avanti, Law promise un dividendo di 200 lire su azioni che
non solo venivano vendute a 500 lire, ma erano pure pagate con titoli di debito
che sul mercato ne valevano solo 100.
Il reggente si fece prendere la mano senza che Law potesse impedirglielo. Su
iniziativa del sovrano venne stampata una quantità smodata di banconote
pronta per essere scambiata con il debito circolante, senza però che
ci fossero le fondamenta economiche per farlo. Intanto Law acquisiva sempre
più poteri e sia alla Banca che alla Compagnia vennero concessi sempre
più privilegi. La follia sulle azioni scoppiò incontrollata, e
durò per tutto il 1719.
I francesi si erano convinti che Law fosse un genio della finanza in grado di
trasformare in oro tutto ciò che toccava e, pur di accaparrarsi le emissioni
che di volta in volta venivano concesse, erano disposti a tutto. Rue de Quincampoix,
la via dove risiedeva il quartier generale di Law, era diventata il punto più
affollato di Parigi, tanto che la notte doveva intervenire l'esercito per far
sgomberare la folla. La frenesia era tale che Law non poté esimersi dall'emettere
un numero sempre maggiore di azioni e dal continuare ad inondare il paese con
cartamoneta, il cui valore, prima o poi sarebbe crollato. Le richieste però
non cessavano e nel dicembre 1719 le azioni emesse ad un valore nominale di
1.000 venivano vendute a 10.000. Quando un mese dopo la banca di Law si fuse
con la Compagnia del Mississippi ci furono addirittura tumulti popolari per
l'attribuzione delle nuove quote azionarie.
Le prime avvisaglie del disastro imminente le diede il Parlamento, ammonendo
il reggente sul fatto che la creazione di una tale quantità di moneta
avrebbe portato il paese alla bancarotta. Anche Law si rendeva conto della delicatezza
della situazione, ma si ritiene che poco abbia potuto contro il volere di un
sovrano sempre più smanioso di cancellare il debito pubblico stampando
banconote. Poi tutti, bruscamente, si svegliarono.
La bolla scoppiò nel mese di maggio. Il prezzo delle azioni crollò
rapidamente e orde di persone si precipitarono alla banca per chiedere la conversione
della loro cartamoneta in monete metalliche, che ovviamente non erano disponibili
in numero sufficiente. Le misure adottate per contenere il danno, come il divieto
della circolazione delle monete metalliche e l'interruzione forzata delle contrattazioni
sui titoli, non servirono a nulla.
La banca di Law fallì e, dopo un periodo di trambusto governativo, colui
che solo pochi mesi prima era stato acclamato come un eroe fu costretto alla
fuga per evitare il linciaggio popolare. A sua discolpa bisogna ricordare ancora
che Law credette veramente in ciò che stava facendo e successivamente,
commentando la bolla che sarebbe scoppiata a Londra poco tempo dopo (e che vedremo
la settimana prossima), disse che i dirigenti della South Sea Company avevano
agito contro l'Inghilterra, al contrario di lui che invece aveva sempre e solamente
lavorato nell'interesse della Francia.
John Law perse tutte le sue ricchezze e non portò all'estero né
denaro né gioielli come fecero altri speculatori; cercò di ripagare
i debiti di molte persone e visse sino alla morte grazie all'aiuto di amici.
Se ne andò in esilio in difficoltà, e all'amata Katherine non
fu permesso di lasciare la Francia fino a quando non fosse stato chiaro che
non vi erano ricchezze nascoste oltre confine, cosa che avvenne solo alla morte
del marito, nove anni dopo a Venezia dove è ancora sepolto nella chiesa
di San Moisè.
John Law
La tomba di John Law

La chiesa di San Moisè a Venezia in cui è seppellito John Law
