Pubblicato il 2 luglio 2008 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Più volte nelle ultime settimane mi sono soffermato,
mostrando anche diverse mie perplessità, su una nuova figura emergente
in Italia, il consulente finanziario indipendente. Oggi ne incontriamo uno,
anche se il suo stile ed il suo modo di operare lo distinguono da tutti gli
altri e ne fanno un pioniere dei servizi di consulenza: Salvatore Gaziano. E'
il fondatore del sito BorsaExpert.it attraverso il quale ci si può affiliare
ai suoi servizi come i portafogli modello azionari e obbligazionari. Giornalista,
direttore editoriale di Millionaire, collaboratore di MF, Soldionline, è
stato tra i fondatori del quotidiano Borsa&Finanza, ed è autore del
bellissimo libro "Bella la borsa, peccato quando scende", che a un
recente convegno che si è tenuto a Rimini, Paolo Sassetti, un decano
degli analisti finanziari indipendenti italiani, ha detto stare al mondo della
finanza come "La Casta" di Rizzo e Stella sta alla politica. Scambiamo
allora due parole con lui.
Iniziamo con le nuove norme. A me sembra che la direttiva Mifid, almeno
nella sua parte che regola i rapporti tra investitori e collocatori, non faccia
che riproporre la solita logica del far firmare cicolopiche quantità
di carta ai clienti con l'illusione che qualcuno si prenda davvero la briga
di leggere quello che firma, e di comprenderlo. Concordi? Secondo te perché
non si riesce a cambiare questo modus operandi?
Se si volessero tutelare veramente i risparmiatori e fornire allo stesso tempo
un quadro chiaro agli intermediari e agli operatori del settore la Consob dovrebbe
imporre che tutte le informazioni essenziali di un qualsiasi contratto siano
contenute in una pagina di massimo 1800 battute, scritte in corpo 12 e con una
firma sola richiesta al cliente. Si avrebbe così una buona possibilità
che chi sottoscrive qualsiasi prodotto, servizio o strumento finanziario lo
faccia veramente a ragion veduta. Invece le normative vanno nella direzione
opposta e impongono di far firmare ai clienti contratti incomprensibili di decine
di pagine che nessuno leggerà attentamente se non gli studi legali che
li redigono. Risultato? Cambiare tutto per non cambiare nulla. Fingere di voler
tutelare maggiormente il risparmiatore per confondere solo le acque, moltiplicando
la burocrazia. L'ossessione del legislatore italiano poi sembra quella di creare
nuove lobby e caste: lo dimostra la messa in pratica della direttiva Mifid sulla
consulenza finanziaria. Invece che far crescere questo settore lo si vuole imbrigliare
per favorire di fatto vecchi e nuovi furbetti.
Tu svolgi un servizio di consulenza su vasta scala attraverso un sito
web, hai una storia importante nel campo dell'editoria e consulenza finanziaria
e sei uno dei primi ad aver utilizzato la rete per questo scopo. E sai che non
ci si può improvvisare. Sei però un po' una mosca bianca in questo
settore; un settore sul quale si stanno affacciando i nuovi consulenti. Che
sta succedendo realmente?
Svolgere attività di consulenza generica o personalizzata non è
facile. Il risparmiatore è diffidente nel pagare anticipatamente qualcuno
a parcella e con qualche ragione visto che non è un mestiere dove ci
si può improvvisare esperti, vedendo poi i danni finanziari che hanno
già provocato altri esperti… Nella situazione italiana a questo
punto siamo al selvaggio Far West della consulenza finanziaria. Ci sono gli
idealisti e i puri che vogliono rifarsi una vita e costruire un nuovo mondo
(anche fra i vecchi promotori finanziari che vogliono sposare quest'attività
o l'hanno fatto da poco) ma anche gli avventurieri e i furbetti pronti a vendere
ai gonzi e agli ingenui l'illusione di un nuovo Klondike per tosargli (a suon
soprattutto di corsi e software semi-inutili) un po' di fuffa. Il mercato della
consulenza finanziaria certo esiste, ma in dimensioni molto più limitate
di quello che alcuni (in maniera interessata) vogliono far credere. Oggi è
una nicchia, domani chissà. Ma per aver successo e crescere occorre avere
costi bassi e competenze altissime. E tanta determinazione e imprenditorialità:
il cliente che oggi ti dice che sei bravissimo fra 6 mesi potrebbe disdirti
il contratto anche se la tua consulenza ha generato risultati nettamente migliori
del mercato.
Io credo che ancora una volta, in puro stile italico, si guardi più
alla forma che alla sostanza. Ci sono Società di intermediazione mobiliare
(e la mia è tra queste) che chiamano pomposamente i propri promotori
"private banker" (io perlomeno mi sono sempre rifiutato di farlo scrivere
sui miei biglietti da visita!), e uffici di private banking nelle banche che
ti propongono gestioni patrimoniali fatte con due fondi della casa, un paio
di obbligazioni della stessa banca ed una polizza (di una compagnia del gruppo,
ovviamente). E ci sono i neo consulenti che si dicono indipendenti come se questo
bastasse a farli diventare anche competenti. Non ti sembra che con questo proliferare
di attributi si stia perdendo ancora di più la cosa importante, e cioè
che è la persona e la sua serietà individuale che fa la differenza,
per chiunque essa lavori?
E' il marketing, bellezza! Hai pienamente ragione ma se tutte le banche, i fondi,
le società e gli operatori del settore si comportano così è
perché il risparmiatore medio cade nella trappola. Ed è per questo
motivo che nascono continuamente prodotti finanziari nuovi che "vendono"
le performance teoriche passate dei mercati che sono andati meglio, dando al
risparmiatore l'illusione di salire sul carro dei vincitori. Certo l'onestà
e la serietà sono importanti. E sono d'accordo con te. Ma con queste
doti non si conquista il mass market finanziario e non si fanno i bilanci con
decine o centinaia di milioni di euro di commissioni e di utile. In ogni caso
non si possono fare distinzioni manichee del tipo i promotori finanziari sono
degli acchiappasoldi "cattivi" mentre i consulenti finanziari rappresentano
il futuro e sono i "buoni". I cretini, i furbetti e i magliari si
possono trovare dappertutto. Venendo al tuo ragionamento potrei risponderti
che molti investitori cercano a parole una consulenza seria, ma poi si fanno
sedurre più facilmente dagli imbroglioni. Sono quelli che possono promettere
di più… Nel mondo finanziario i soldi veri si fanno vendendo sogni,
non investimento consapevole.
Gli italiani di finanza ne capiscono poco (come confermano tutte le
indagini), e forse il male è globale, e non dipende né dalla ricchezza
personale né dalla cultura. E questa è una delle poche certezze
che ho accumulato in anni di lavoro sul campo. Né paiono dare segni di
miglioramento. Sulle cause di tutto ciò sarebbe lungo discutere. D'altra
parte, ammesso che qualche non addetto ai lavori la legga, anche sulla stampa
specializzata non si fanno che propagandare i soliti luoghi comuni, spesso in
modo grossolano, le solite critiche al sistema, le solite sparate che fanno
audience. Tu come ti relazioni col tuo mercato?
In questo mestiere soprattutto in Italia in verità non c'è molto
da inventare. La culla della consulenza e dell'analisi finanziaria restano gli
Stati Uniti e lì si deve guardare come modello per trarne ispirazione,
prendendo il meglio. Come? Non dando consigli in libertà. Nel caso dei
portafogli modello offerti dai miei siti come BorsaExpert.it tutte le indicazioni
di acquisto e di vendita, in guadagno o in perdita, da molti anni sono tradotte
in performance storiche verificabili (gli americani lo chiamano "track
record"). Chi fa con serietà questo mestiere (consulenti finanziari
in primis) dovrebbe a mio parere in forma obbligatoria tenere una "scatola
nera" (visibile al pubblico) di tutti i consigli forniti ai propri lettori
e clienti (e questo un'associazione seria lo dovrebbe mettere fra i punti qualificanti).
E' un modo utile per distinguere il grano dal loglio, gli abili dagli inetti
o imbroglioni. Se si criticano i risultati e la trasparenza del risparmio gestito
occorre batterli su questo terreno non su quello dei proclami: le chiacchiere
stanno a zero.