Pubblicato
il 18 giugno 2008 su La Voce di Romagna in prima pagina
di Simone Mariotti
Dialoga con ironia con mogli fedifraghe, innamorati
alle prime armi e impenitenti donnaioli. E' un amico che prova a mostrarti
la realtà, burlandosi al tempo stesso dei luoghi comuni amorosi come le
frasi del tipo "non so se ti amo ancora", partorite dai furboni per tenere
i pedi in due staffe ("lui vuole la ruota di scorta, tu il grande amore.
Ho l'impressione che non ci siamo").
Quando Massimo Gramellini dieci anni fa iniziò a tenere la rubrica "Cuori
allo specchio" su La Stampa, di cui è appena uscita una bellissima raccolta
in volume ("Cuori allo specchio", Longanesi, 15€), ebbi la fortuna di
scoprirlo quasi subito. Oggi, rileggendo molte di quelle lettere, e soprattutto
le risposte di Massimo, provo al tempo stesso ammirazione, per la sua
naturale capacità di giocare tra divertimento e saggezza, e al tempo stesso
un po' di invidia per una persona dalla vita così piacevolmente intensa,
che alla mia stessa età (di oggi, 37 anni) fu in grado di affrontare quel
mare impetuoso senza affondare nella facile banalità sentimentale di tanti
"postini del cuore" d'appendice.
E così, tra un cuore infranto e una tigre
del ribaltabile, Gramellini unisce sacro e profano suggerendo a un innamorato
non ricambiato la geniale tattica della "difesa della sconfitta", mutuata
da Gianni Brera che definì così la strategia di gioco dell'Uruguay nella
finale mondiale del '50 contro il Brasile. La squadra uruguagia (quella
del grande Schiaffino), subito un gol, puntò a perdere con dignità. I
brasiliani dettero per scontata la vittoria e si scoprirono (mai dare
per scontato l'amore!), e Schiaffino e Ghiggia infilarono per due volte
i carioca portandosi a casa la coppa. In Brasile fu lutto nazionale con
tanto di suicidio di chi aveva scommesso tutto sulla vittoria.
"In amore difendere la confitta significa fermarsi sull'orlo del ridicolo
senza sentirsi umiliati dallo smacco né prodursi in reazioni scomposte
nel tentativo illusorio di porvi rimedio. Il dolore va utilizzato per
rinsaldare il carattere e acquisire quella consapevolezza che ci renderà
più interessanti agli occhi di chi comincerà a conoscerci da domani. Quando
anche tu ti fionderai in contropiede a fare gol".
In un'altra gustosissima lettera, "Mi ha detto sì ma era no", si prende
gioco con maestria del campionario dell'ipocrisia amorosa dal "Ti amo,
ma in questo momento non me la sento di stare con nessuno", al fantastico
e sempreverde "Ho paura di farti soffrire" (traduzione: "Ho paura che
tu mi asfissi con il tuo amore: posso fare a meno di te, anche se ogni
tanto avrò bisogno di telefonarti - facendoti soffrire - per avere una
conferma del mio fascino. Almeno finché non trovo qualcuno/a di cui innamorarmi
davvero).
Poi un ventiquattrenne immaturo preso tra due donne (Lui vuole Lei, ma
Lei lo tiene in sospeso; l'Altra vuole Lui, che però non cede alla seconda
scelta) dà lo spunto a Gramellini per descrivere uno dei tanti risultati
di quella che definisce giustamente una pessima educazione sentimentale
dei giorni nostri, e quante volte ne ho visti i prodotti in circolazione:
"Lui crescerà con l'idea che le donne siano dive irraggiungibili o crocerossine
spremibili, Lei penserà che gli uomini innamorati sono noiosi e finirà
per innamorarsi di un farabutto, mentre l'Altra si convincerà che gli
uomini non innamorati sono dei farabutti e alla lunga si rassegnerà ad
accontentarsi di un innamorato noioso".
I titoli di alcune storie sembrano una selezione dei film con Banfi e
la Fenech, "la padrona e l'operaio", "la moglie multicorno", "la vergine",
"La rosa del Prof", tutti pensati con la leggera, elegante sfrontatezza
di chi è abituato giornalmente a descrivere gli umori della politica e
del popolino, come quando con due parole rese omaggio a un vero amore
dell'italiano medio:"Per lui gratis è più che una canzone, è una magia.
Un impulso irrefrenabile che gli fa desiderare ciò che non costa, anzi
soprattutto, se non gli serve. Tutte quelle interruzioni (in tv, nda)
scaldano l'anima perché fanno lo sporco lavoro: pagare".
Ma tra una stilettata e una "birra cartacea" bevuta con il lettore, nella
risposta a ogni lettera c'è sempre un po' di vita vissuta, di rimproveri,
di spirito saggio che però non arriva dallo psicologo di turno né dal
solito sociologo (ottimi, a dire il vero), ma da uno di noi che con una
naturale e semplice profondità ti ricorda cose che a volte già sai, ma
con le quali non ti vuoi più confrontare: "Hai la pretesa di essere amata,
ma non il desiderio di darti totalmente a qualcuno, che è poi l'unico
modo per perdere la testa e soprattutto per farla perdere a lui. In amore
non si bluffa: alla lunga si esce fuori per quel che si è. Se sei cuore,
riceverai cuore. Perché non basta neanche che tu dia tutta te stessa,
se poi quel che dai non è tutto ciò che l'altro vuole. E per sapere cosa
l'altro vuole, dovresti imparare a concentrarti anche sulle sue esigenze,
senza rinunciare alle tue. Amare, appunto. Per convogliare finalmente
in quel lago le inquietudini che ti attraversano il cuore".
Ce n'é per tutti. Ameranno questo libro i fortunati felicemente accoppiati,
che avranno di che riflettere per continuare sulla loro strada, chi in
coppia c'è, ma senza entusiasmo, che si renderà conto che dare per scontato
l'altra metà porta alla noia e ai rimpianti di una vita che non avrai
vissuto sino in fondo.
Chi l'amore lo ha perduto, chi crede di non poterlo trovare, chi si sente
troppo diverso, chi ha "solo" tante domande da fare. Chi troverà le risposte,
chi continuerà a cercare, ma un po' di strada assieme sarà stata percorsa.
E mi ha fatto piacere trovare scritta qui una cosa di cui sono sempre
stato fermamente convinto: "Non ho mai creduto alle coppie che fin dal
primo incontro scoprono di avere gli stessi gusti, le stesse abitudini
e gli stesi difetti. Questa identità di inclinazioni, che una cattiva
cultura dell'amore contrabbanda per il segreto della felicità, è spesso
fonte di inganni. Il coniuge fotocopia è una gran comodità, ma anche una
gran noia. L'amore non è usare le stesse parole, ma avere lo stesso alfabeto".
Bravo Massimo!
