Pubblicato il 14 maggio 2008 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Come ogni anno, anche il 2008 non si sta smentendo sul fronte
dei fallimenti immobiliari, e fosche nubi si fanno sempre più minacciose
anche sul territorio riminese. Se in Italia il problema americano dei mutui
subprime non lo abbiano ancora sperimentato in modo diretto, siamo invece sempre
all'avanguardia per quel che riguarda i fallimenti delle società immobiliari
che, come silenziose Parmalat, continuano a mettere in crisi tante famiglie
italiane.
Di un mese fa è l'ultimo appello del Conafi, il comitato nazionale che
si occupa dei "terremotati" del mercato immobiliare (4 aprile):
"Le Cooperativa di San Giuliano Milanese è in liquidazione. Da qualche
tempo le cose non funzionavano come si deve nella coop "Garibaldina".
I conti in rosso e i debiti pregressi hanno condotto la Lega delle Cooperative,
a cui aderisce la coop di San Giuliano, a decretare la fine dell'attività.
Sembra imminente la nomina del liquidatore da parte del ministero competente
che dovrà liquidare le risorse residue della coop, pagare i creditori
e, per ultimi, se ne avanzano restituire i soldi alle giovani famiglie coinvolte
loro malgrado nel dissesto. Sono coinvolte 26 famiglie, per lo più giovani
e pensionati. Le situazioni più drammatiche sono a Casaletto Lodigiano
(11 famiglie con abitazioni non ancora abitabili e già pagate) e Carpianello
dove vi abitano ma 6 non potranno più rogitare. Le rimanenti 9 famiglie
hanno rogitato, ma mancano di alcuni requisiti essenziali per l'abitabilità
(non c'è dichiarazione di fine lavori).
La drammaticità della situazione è sotto gli occhi di tutti: la
famiglia di Issa Khaled, ad esempio, immigrato che lavora disegnando costumi
di scena, con tre bimbi piccoli ha venduto la sua casa, ha pagato interamente
la nuova (che non gli è stata consegnata ovviamente) e ora è costretto
a vivere a Lodi in un locale di 35 mq.
Di fronte all'ennesimo fallimento ASSOCOND CONAFI chiede che si trovi al più
presto una soluzione al caso specifico attraverso una forte assunzione di responsabilità
da parte della Lega delle Cooperative e sottolinea la necessità che gli
strumenti di legge ormai pienamente in vigore quanto a tutela degli acquirenti
(dlgs 122 con l'obbligatorietà della fideiussione per coop e imprese)
siano altrettanto rigorosamente applicati. Gli acquirenti e i soci non possono
continuare a essere vittime incolpevoli di gestioni scriteriate e irresponsabili".
Da marzo a oggi è anche proseguito il solito balletto di numeri sulla
salute del settore. Un Ansa dell'11 marzo annunciava: "Battuta d'arresto
per il mercato immobiliare che ha visto scendere i prezzi delle case dell'1,55%
nel secondo semestre del 2007, mentre sono diminuite dell'1,54% le erogazioni
dei mutui, secondo i dati di Bankitalia. E' quanto rivela l'Osservatorio Tecnocasa,
che ha fotografato nella seconda metà del 2007 l'annunciata inversione
di tendenza per un mercato che non aveva smesso di crescere a partire dal lontano
1998". Ma si sa da tempo che nelle grandi città i prezzi sono in
calo dalla fine del 2006.
Tuttavia, il 9 aprile (su La Voce) un fiducioso Giorgio Forlani, presidente
dei costruttori edili riminesi, rassicurava sulla tenuta, anzi sulla crescita
del mercato locale. Peccato che, sempre su questo giornale, lunedì siano
stati pubblicati i dati di un'indagine regionale che mostrava il contrario,
come ben sanno i proprietari di immobili in vendita: prezzi in calo e crescenti
difficoltà nella vendita rispetto al passato.
Fallimenti, cicli immobiliari che si ripetono nel loro solito sali e scendi,
come sempre. E la finanza? Si sa che gli italiani negli ultimi anni si sono
dati al mattone ed agli investimenti sicuri: guai a rischiare!
Infatti i dati sulla raccolta dei fondi azionari che Assogestioni fornisce regolarmente,
evidenziano come ancora una volta i risparmiatori nostrani sono restati fuori
da quasi tutto il rally degli ultimi anni, iniziato nel 2003.
Sempre a marzo, cioè con i mercati ai minimi dell'ultimo anno e mezzo,
una ricerca Gfk Eurisko mostrava che le preferenze degli investitori andavano
ancora alla liquidità, e che la diffusione dell'investimento azionario
era ai livelli di 20 anni fa: appena il 6% delle famiglia possedeva titoli di
capitale. Il picco fu raggiunto nei primi mesi del 2000, ovviamente con i mercati
ai massimi.
Oramai non so più quanto tempo è che mi trovo a commentare sempre
gli stessi dati, frutto di comportamenti eternamente contrari ad ogni logica,
ma sempre uguali, e da parte di tutti: ricchi o poveri, colti o ignoranti, buoni
o cattivi. Un popolo ipnotizzato dall'incapacità di decidere di andare
controcorrente.