L'anima commerciale dei nostri centri storici sta sparendo


Pubblicato il 21 novembre 2007 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

E adesso chi lo dice alla Martina? Arrivava da Firenze, la scorsa estate, e voleva subito andare a mangiare i cassoni "in quel posto dove li fanno boni", cioè dalla Simona in via Matteotti a Rimini. Luogo leggendario per i patiti del genere. Da anni segnalata dalle guide di Slow Food come una delle migliori piadinerie della Romagna, un micro scrigno della nostra tradizione culinaria, pochissimi metri quadrati che ci davano dei cassoni unici. Ma ora anche lei se ne va. Poco a che vedere con la crisi del commercio. E' semplicemente incinta, e dopo più di vent'anni a tirar piada con mamma e babbo (tutti parte di una squadra indissolubile), vende l'attività per fare la mamma.
Cose che succedono. Sarà che come scrive il mio amico Giuliano Bonizzato, "Se qui uno ti dice bravo la prima cosa che ti domandi è se quel tale è proprio di qui", sarà; ma c'è qualcosa di poco felice, non dico strano, perché è anche comprensibile, né ingiusto, perchè non c'è nulla di illegale, solo poco felice in quello che sta accadendo all'anima commerciale di Rimini.
Sta sparendo di tutto. Stanno chiudendo i negozi storici della città. E ci stiamo coprendo di robaccia, di pattume commerciale, come i negozi "tutto a un euro", di schifezze senza cultura né qualità. E i riminesi paiono sguazzarci dentro come pesciolini.
Non sto parlando dei negozi etnici di Borgo Marina. Quelli sono un fenomeno più che naturale: abbiamo un'immigrazione che è cresciuta di recente e le varie etnie si creano i loro negozi, vicini l'uno all'altro. Accade in tutto il mondo la stesa cosa; bisogna solo essere capaci a far rispettare le regole.
No, è altro il problema.
Chiedo una cosa a tutti, per esempio: fino a pochi anni fa vi lavavate o avete scoperto il sapone solo di recente? Eppure la puzza che solitamente si sentiva in città pareva venire più che altro dalle fogne o al massimo da qualche ubriacone canterino.
Ma qualcosa deve essere cambiato nell'epidermide romagnola, perché pare che i negozi che oggi vanno per la maggiore siano le profumerie. Siamo invasi, accerchiati, minacciati. Sbucano come funghi, fagocitano ogni cosa che neanche i cinesi riescono a tenere il passo. Oramai credo che Rimini sia la città italiana con la più alta densità di venditori di saponette e, ahimé, la più bassa di librai. Puliti fuori, zotici dentro. E se poi fuori fosse solo profumo? Perché in effetti a lavarsi si dura fatica, un po' come a leggere. E dire che una volta c'era anche l'indimenticata Libreria Geographica, un piccolo gioiellino, un budellino lungo la vecchia pescheria, prima dell'Impero delle cantinette.
Secondo shock. L'ultima mega profumeria riminese è stata aperta in un'ex luogo magico, il Cinema Modernissimo, il più bello, il più comodo, il più fascinoso e coccoloso dei cinema cittadini, annientati senza pietà dai riminesi, fanatici prima dell'UGC e della "bellezza" di fare 18 km per una asettica multisala, poi dalle Befane dove dopo una bella emozione (seduti dove ti dicono loro - sigh!) ti ritrovi sputato invece che a passeggio per il corso cittadino, in quello che sembra il retro di un'autostazione. Il futuro sarà anche lì, ma nelle grandi città dove sono nate le multisala (contro le quali in sé non ho nulla) sono in pieno centro e ci si va a piedi, o in metropolitana.
Lo so, il responsabile di tutto questo è il mercato (sempre che sia proprio così, e non ci sia nessuna distorsione, ma su questo indagheremo un'altra volta).
Non discuto, infatti, e non chiedo nessuna legge limitativa della libera iniziativa. Faccio solo constatazioni. Che mi portano a concludere che Rimini, che fa chiudere le librerie, che manda al macero i negozi veri per aprire quelli di schifezze, che preferisce le profumerie ai cinema, che ama trascorrere il tempo libero alle Befane o negli outlet, sembra si stia trasformando in un mondo sintetico alla "Polyester", un ironico film-culto di John Waters, un mondo dove tutto era coperto da una patina stucchevole di odore artificiale e di nauseante mediocrità.
Alla Martina lo dirò io, ma la prossima volta a chi tocca?








Questo Articolo proviene da Simone Mariotti
http://www.simonemariotti.com

L'URL per questa storia è:
http://www.simonemariotti.com/modules.php?name=News&file=article&sid=208