Pubblicato il 3 gennaio 2007 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Da qualche settimana l'indice azionario Dow Jones della borsa
americana gironzola attorno ai suoi massimi storici (ha chiuso il 2006 a 12.463)
anche se alla borsa USA nel suo complesso manca un 10% per tornare al picco
del 2000.
A dicembre 2005 avevo messo da parte la solita sfilza di giornali che declamavano
le previsioni degli analisti per il 2006. Come sempre è finita alla pari
tra rialzisti e ribassisti, ma una delle poche cose che metteva tutti d'accordo
era il superfavorito Giappone, che si è rivelato essere il mercato peggiore
del 2006 tra i paesi industrializzati.
Ma è su un'altra previsione del 2005, che riguarda i giorni nostri, che
preferisco porre l'attenzione per capire qualcosa anche per l'anno che è
appena iniziato. Faccio solo un piccolo passo indietro.
Come negli anni venti, quando furoreggiavano i testi che esaltavano le capacità
di crescita eterna dei mercati azionari, anche a fine anni novanta diversi libri
"positivi" fecero da cornice al mercato azionario che stava esplodendo.
Uno dei più spudorati era Dow 36,000: The New Strategy for Profiting
from the Coming Rise in the Stock Market, di James K. Glassman, e Kevin A. Hassett
(1999) in cui gli autori teorizzavano il Dow Jones a 36.000 nel giro di pochi
anni. Di lì a poco uscì anche Dow 40,000: Strategies for Profiting
from the Greatest Bull Market in History di David Elias, in cui per raggiungere
la più elevata quota di 40.000 si sarebbe dovuto attendere il 2016 (con
una crescita, dal '99, del 9% all'anno). Poi fu la volta di Charles Kadlee con
il suo Dow 100.000: Fact or Fiction. Non ho letto il libro, ma il titolo mi
sembra il più appropriato.
Sogni? Follie del periodo 1999-2000 oramai tramontate? Beh, provate a dare un'occhiata
a quanto apparso sul sito www.soldionline.it il 6 giugno 2005:
"SUPER-BOOM 2005-2010: DOW A 20MILA, NASDAQ A 13MILA". Secondo Donald
H. Rowe, presidente del consiglio di amministrazione di Carnegie Asset Management,
una delle più rispettabili società di gestione statunitensi ed
editore del "The Wall Street Digest" (uno dei servizi di consulenza
di maggior successo negli USA, arrivato al ventinovesimo anno di pubblicazione),
siamo solo all'inizio del più grande Bull Market della storia. Gli americani
sono sul punto di raddoppiare se non triplicare la loro ricchezza da qui al
2010 e la liquidità record, le sottovalutazioni di Borsa e i profitti
delle multinazionali guideranno i prezzi delle azioni verso continui record
fino a quota 20.000 di Dow Jones e 13.000 di Nasdaq. (+91% per il Dow e +528%
per il Nasdaq rispetto ai valori del 7 giugno 2005; n.d.a.)
Il nuovo Boom economico sarà globale con Cina, India e Giappone e soprattutto
Stati Uniti protagonisti, mentre si consiglia di non puntare sull'Europa. Le
multinazionali americane hanno raggiunto il record di 1270 miliardi di dollari
in asset liquidi di cui 669,9 miliardi sono utili conseguiti all'estero e ivi
depositati; di questi ben oltre 500 miliardi si apprestano a rientrare negli
USA, dopo che il Congresso nell'ottobre 2004 ha votato una nuova legge che prevede
una aliquota di tassazione di solo il 5,25% (invece che il 35%) per gli utili
rimpatriati che verranno utilizzati per nuovi investimenti, effettuare buy back,
pagare extra-dividendi, acquisire nuove società, ripianare i debiti e
tutto quanto favorirà la crescita economica, l'occupazione e il mercato
borsistico.
Rowe nota che per la prima volta in oltre 28 anni di consulenza tutti i suoi
indicatori sono ora simultaneamente e straordinariamente bullish.
Rowe su alcune cose ci ha preso (la generale fase rialzista per il 2005-2006),
e su altre ha clamorosamente toppato (la forte crescita europea e dell'euro,
il deludente Giappone, il pantano in cui è restato invischiato il Nasdaq,
altro che +500%!), come accade sempre.
Ma c'è un'altra cosa che si ripete sempre, non solo a fine anno: la vecchia
gara a chi le spara più grosse nelle previsioni per gli anni a venire.
Occhio!