Borsa e mattoni: la politica non influisce
Pubblicato il 29 marzo 2006 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Da uomo di spettacolo qual è, il nostro scoppiettante Presidente del Consiglio conosce benissimo la regola del "che se ne parli bene o male, non importa, purché che se ne parli!"
Così, ritenendo totalmente superflua qualsiasi indagine conoscitiva (si rischierebbe di dire qualcosa di vero, e quindi di noioso, o pericoloso), ha iniziato a sparare alla ceca le sue ultime cartucce elettorali. Ed ha sparato in alto.
La settimana scorsa, l'oggetto di uno dei suoi migliori monologhi di sempre è stato il mercato finanziario (e anche quello immobiliare, a dir la verità). E grazie a Silvio oggi impareremo alcune regole fondamentali del mercato, la prima delle quali è che a lui, il mercato, non gliene può fregare di meno di chi sia al governo, a meno che uno non si chiami Fidel, Saddam, Benito o Vladimiro, ovviamente.
Silvione ci ha raccontato che durante il suo governo il valore dell'impresa Italia, misurato dai prezzi delle aziende quotate in borsa, è cresciuto del 50%. Avete capito bene, 50%. Ha spiegato il tutto in modo efficace e preciso. Chi avesse investito 5 anni fa nel nostro sistema produttivo oggi potrebbe rivendere tutto al 50% in più.
Per verificare le parole del "capo" basta fare un confronto semplicissimo. Bisogna innanzitutto prendere un indice di borsa che sia globale e puro. Cioè un indice che consideri tutti i titoli quotati a Milano e che si riferisca al valore puro delle singole azioni, senza cioè tener conto dei dividendi che sono stati via via distribuiti negli anni agli azionisti, che sono usciti dal sistema e non sono più "rivendibili" ad un compratore. L'indice cha fa al caso nostro è il "Comit globale", il decano degli indici di Piazza Affari.
Ora, l'11 giugno 2001, giorno d'insediamento del primo Governo Berlusconi, il Comit globale valeva 1714,18. Mercoledì scorso, il giorno dopo le dichiarazioni di Mr President, lo stesso identico indice era a 1859,68. Ovvero +8,48%. Ahimé, un po' lontano dal +50%! Ma in campagna elettorale si fa gara a chi la dice più grossa, e Silvio in questo è insuperabile.
Per curiosità, vogliamo vedere cosa è successo, usando lo stesso metro, durante i governi delle vituperate sinistre comuniste? Il 17 maggio 1996, mentre Prodi giurava davanti a Scalfaro, il Comit era a 667,30. Già sappiamo a che valore il governo Amato lo "consegnò" al Berlusca. Risultato: +156,88%. Ma sono dei maghi del mercato, questi comunisti! Con loro si che l'Italia cresce!
Vi ricordate la finanziaria lacrime e sangue di Amato, quella del 1992, che andò persino a pucciare come un impunita direttamente nei conti correnti? Che periodo nero! Il Comit quell'autunno veleggiava a vista attorno ai 400 punti. In 2 anni Amato e Ciampi "portarono" l'indice a oltre 800 (+100%), esattamente sino alla primavera del 1994, quando arrivò Lui. Ma ahimé, il Comit iniziò subito un grigio declino posizionandosi tra 500 e 600 sino all'arrivo di Prodi.
Presidente, lasci perdere i confronti di borsa, che si fa male. Anche perché non contano nulla. Infatti se qualcuno a sinistra si sta sfregando le mani deve sapere i meriti di Amato, Prodi e Ciampi sull'andamento del listino milanese sono molto marginali. Ma perlomeno costoro non se ne vantano troppo.
Che tra l'andamento di borsa e il Pil ci sia poco a che fare, è un dato storicamente dimostrato. L'ultimo studio al riguardo uscì l'anno scorso (London Business School: "Global Investment Returns Yearbook", 2005).
Wall Street, inoltre, è andata benissimo o malissimo sia con presidenti repubblicani che democratici, e uno degli anni migliori per la borsa italiana fu il 1980, con una situazione politica tutt'altro che stabile, un'inflazione galoppante, un contesto internazionale ed energetico che non era proprio dei migliori.
Aggiungo che le borse migliori degli ultimi tempi sono state quelle di Colombia, Russia ed Egitto. Forse Berlusconi è intenzionato a prendere lezioni di buon governo da questi paesi.
Una buona parola Silvio l'ha avuta anche per le case. Il Presidente considera un vanto il fatto di aver creato una bolla immobiliare. Questione di opinioni. Sono contenti anche tutti coloro che si sono dovuti indebitare per 30 anni per comperare qualche metro quadro, con mutui le cui rate sono destinate a crescere. Anche qui però mi tocca a deludere il Premier che, al solito, fa un po' di confusione con numeri e date.
L'ultimo boom del mattone è iniziato tra il 1997 e il 1998 ed ha raggiunto il suo picco nel 2004-2005. Cioè, il "merito" di aver fatto si che gli italiani paghino 3500€ al mq per abitazioni che ne dovrebbe costare il 50% in meno, è equamente diviso tra i due litiganti. E sinceramente il terzo, il cittadino, al momento non è che goda un gran che.









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