Pubblicato l'8 marzo 2006 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Da quasi un decennio mi occupo di metafisica. Non di quella
aristotelica, bensì della ben più enigmatica metafisica dell'investitore.
Sugli errori dei guru della finanza si è detto molto (io stesso ho contribuito
con un libro al riguardo), ma sul comportamento dei risparmiatori non si finirà
mai di scrivere abbastanza.
Coloro che hanno tenuto botta nei tempi duri successivi alla bolla del 2000,
oggi sono tornati un po' a sorridere, mentre i pochi che, dopo lo scotto, hanno
avuto il coraggio di investire ancora in anni bui come il 2002, sono addirittura
in discreto guadagno.
Tra il '99 e il 2000, quando ogni fesso che metteva 1000 euro in borsa ne poteva
ritirare 1500 dopo pochi mesi, ed era magari anche insoddisfatto perché
il suo barbiere aveva fatto meglio, a parlare con la gente di investire in prudenti
obbligazioni al 3% si ricavava una reazione in stile vignette maomettane.
Il fatto è che quando il mercato poi inizia a calare non ti chiede il
permesso prima. Così, capita che tu ti alzi la mattina con l'Asia che
ha fatto meno 3 e ti riaddormenti la sera con le stesse brutte notizie da New
York. Speri sia una "salutare correzione", ma il giorno dopo siamo
sotto di altri due punti. Allora pensi che magari sia il caso di "iniziare"
a disinvestire. Dopo tre giorni di sfiga, ti decidi al grande passo, ma oggi
e domani non riesci ad andare in banca. Certo, il tuo promotore lo puoi chiamare,
verrà lui, ma sarai fuori tutto il giorno, e devi rimandare. Passa una
settimana e finalmente firmi il disinvestimento, che per essere realizzato richiede
qualche altro giorno. Nel frattempo ovviamente il crollo è già
un bel po' in là è tu esci dal mercato in grave ritardo, come
sempre, quando altri hanno già la tentazione di rientrare.
Ho estremizzato i tempi di reazione umana, che in realtà, per motivi
comprensibili, sono sempre molto più lunghi. I ribassi però, esattamente
come i rialzi, hanno sempre abbracciato lunghi periodi, ma sono anche sempre
stati concentrati in pochi, imprevedibili, giorni.
Fu così che tra 2001 e 2003 abbiamo vissuto in un periodo di terrore
finanziario. I vecchi integralisti del listino si trasformarono in asceti. Rifiuto
di tutto, al massimo solo un conto corrente e qualche mattone.
I pilastri che hanno retto questa filosofia andavano da classici come "Le
banche sono tutte ladre", considerazione anche condivisibile, ma poco pratica
se si vuole evitare di farsi derubare sul serio, fino alla necessità
di porre quesiti del tipo "Come saranno i tassi nel 2012 che devo fare
un mutuo?". O ancora: "Secondo te la Sars che effetto può avere
sul prezzo delle mie azioni Bonifiche Ferraresi?". "Perché
non abbiamo investito anche noi in Namibia, come ha fatto mio cognato?".
Mentre si discuteva di questi massimi sistemi, sono passati altri tre anni,
con i mercati azionari tutti in salita. Guadagni fenomenali che quando è
andata male sono stati del 40%, alla faccia degli immobili che dal 2003 ad oggi,
considerando tutti i costi connessi, se sono cresciuti del 20% è andata
molto grassa!
Dall'inizio dell'anno non faccio che leggere opinioni ultra favorevoli su Giappone
e paesi emergenti. Guarda caso sono quelli che hanno corso di più e che
grazie al passato si vendono meglio nei banconi commerciali delle banche. Leggo
anche in rapporti vari che gli investitori stanno recuperando la fiducia. Oggi,
dopo tre anni di forti rialzi! Potenza della metafisica!
Non escludo che questo scenario sia plausibile, ma stiamo attenti a non illuderci
di nuovo di essere in presenza di un fenomeno di crescita eterna.
Un paio di settimane fa l'indice della borsa indiana ha raggiunto quota 10.000,
il triplo rispetto a 3 anni fa. Gli indiani sono tutti elettrizzati e con loro
molti gestori esteri. La scena però somiglia molto all'euforia di quando
l'indice americano Dow Jones raggiunse anche lui i 10.000 punti nel marzo 1999.
Non eravamo esattamente all'inizio di una nuova era.
Altro spettro.
Due terzi delle riserve valutarie mondiali sono in dollari, e buona parte di
queste è nelle mani dei cinesi e dei mediorientali. Ora, non so se siate
in grado di valutare gli effetti di una decisione di questi due gruppi di signori
di iniziare a diversificare il loro stock valutario. Ed ancora di più
la reazione che il resto del mondo avrebbe, posto di fronte a tale scenario.
Qualche "problemino" vi assicuro ci sarà.
A questo punto c'è da stabilire il "se", il "come"
e il "quando" tutto ciò avverrà. E non sono questioni
da poco.
Non so se succederanno catastrofi o continueranno i rialzi, ma po' di prudenza
in più e un po' di "metafisica" in meno non guasterebbe, ed
insegnerebbe che dopo tre anni di ribassi il più delle volte è
stato meglio comperare, mentre dopo tre anni di rialzi il più delle volte
è stato meglio vendere. Il più delle volte.