Braghe calate sui bond argentini
Pubblicato il 2 marzo 2005 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Non c'è che dire, il doppio flop fatto dal sistema bancario italiano e dal governo in questi giorni rasenta il capolavoro. Partiamo dall'inizio.
All'annuncio della proposta di scambio fatta dall'Argentina, un coro di voci grosse e sdegnate si è lavato da più parti. I politici in tv consigliavano di non aderire all'offerta, spalleggiati dalle associazioni, e dai velatamente dai banchieri.
Io già avevo fatto notare un mesetto fa che, pur misera ed arrogante, quell'offerta era migliorabile solo di molto poco, e che non era realistico, per tutta una serie di ragioni, aspettarsi troppo più. Si poteva seguire la via dell'astensione di massa, anche per principio, cercando di raccogliere qualche briciola, e senza creare un pericoloso precedente in cui un debitore colossale e fallito imponga a suo piacimento un'unica via di scampo ai creditori con un inaccettabilmente presuntuoso "prendere o lasciare", unilaterale e quindi necessariamente troppo di parte.
Questa strategia però bisognava portarla avanti uniti, con un forte coordinamento delle banche e dei governi interessati, un'ampia informazione stampa, una decisa azione delle istituzioni sovranazionali. Avete visto qualcosa di tutto ciò?
I proclami iniziali sembravano buoni. Purtroppo sono durati solo pochi giorni, poi il silenzio. I risparmiatori, già intrappolati una volta nei titoli che gli erano stati venduti non sempre in modo trasparente, si sono sentiti pian piano lasciati in balia di se stessi. Con il passare dei giorni un misto tra panico e dubbio è iniziato a serpeggiare tra i tapini possessori di obbligazioni, che si sono pian piano sentiti come buttati in mezzo all'arena, con le luci puntate contro e le bestie feroci pronte al balzo, mentre a coloro che avrebbero dovuto fare da domatori (e si erano ben sponsorizzati tali) era improvvisamente scappata la piscia e si stavano opportunamente attardando al bagno.
La sola mossa ragionevole in finale di partita, (ragionevole per chi legge Il Sole 24 Ore, o conosce la "Teoria dei giochi", tutti immagino!), era di accettare lo scambio, visto il silenzio generalizzato e i dati che gocciolavano oleosi dall'estero.
L'epilogo metafisico è stato che mentre la Task Force Argentina messa su dall'ABI a difesa degli obbligazionisti e guidata da Nicola Stock continuava a predicare l'astensione, certe banche, quasi di nascosto, suggerivano invece, bontà loro, l'adesione. Insomma il caos più totale.
Risultato: l'offerta pare sia andata a buon fine, e gli italiani sono quelli che più di tutti gli altri al mondo hanno finito per non aderire (salvo una ripresentazione dello swap, che per vari motivi di opportunità da parte dell'Argentina potrebbe non avvenire), restando con un problematico cerino in mano.
Anche perché le eventuali future azioni legali sono assolutamente destinate alla sostanziale sconfitta in termini finanziari, visti i lunghi tempi. Ed il tempo, si sa, è denaro, in questo caso ben quantificabile: almeno il 3% per ogni anno che si perde.
Commento. Se invece di fare i soliti "sboroni", come lo "Sochmacher" di Zelig, politici e banchieri avessero detto subito a chiare lettere: non abbiamo nessuna intenzione di contrastare questa offerta perché tanto di più non si può ottenere, perché tutti gli investitori istituzionali esteri alla fine aderiranno, perché noi non abbiano le palle per fare altrimenti, perché siamo italiani e non francesi o tedeschi, perché gli hedge fund stano comprando a mani basse i titoli sul mercato pagandoli 28 e, visto che la quotazione prevista per i nuovi titoli sembra si aggirerà sui 33/35, aderiranno tutti per rivendere subito dopo, quindi tanto vale aderire e metterci una pietra sopra.
Avrebbero fatto tutti una più bella figura e ci sarebbero stati meno poveracci che oggi si ritrovano carta "quasi straccia" in mano.
Ciliegina sulla torta. Mentre questo spettacolino andava in scena, si è di nuovo arenata la legge sul risparmio, tanto che sabato scorso Milano Finanza è uscito titolando in copertina "Legge Truffa", commento oltretutto quasi inappropriato perché farebbe supporre almeno la presenza di una legge (seppure truffa), che invece neanche c'è. In questi giorni si sta tentando di nuovo l'approvazione, tra centinaia di emendamenti e i soliti litigi di partito.
Che dire. Complimenti agli argentini, che possono vantare orgogliosi dei governanti tosti, seppur populisti, che hanno messo nel sacco (almeno così pare) come mai prima d'ora colleghi, banchieri e risparmiatori di mezzo mondo. Sciascia avrebbe detto: là ci sono degli uomini, da noi neanche degli ominicchi, ma solo dei quaquaraquà.









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