Crack e truffe: prevenire è meglio che curare
Pubblicato il 23 febbraio 2005 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Se qualcuno vi chiedesse di citare uno scandalo in cui molte persone hanno perso denaro, a cosa pensereste? La risposta non è difficile da immaginare: Argentina? Parmalat? Cirio? E quante altre ancora? La scelta è purtroppo piuttosto vasta.
Tuttavia sul gradino più alto per podio dei crack, insieme all'Argentina, c'è un settore a cui pochi attribuiscono capacità distruttive, quello immobiliare.
Eppure la storia dei drammi legati al mattone ha poco da invidiare a quella dei flop finanziari.
A partire dal folle mercato della Florida degli anni venti fino alla strepitosa bolla giapponese di 15 anni fa, un po' ovunque nel mondo le truffe che hanno avuto come protagoniste "allettanti" partecipazioni immobiliari sono spuntate come funghi. Dalla famosa "Home-Stake Mining", partita negli anni '50, che incantò migliaia di persone, ai "Financial Concepts" del 1975, certificati immobiliari venduti da due furbacchioni di Chicago, soprattutto attraverso le tv e radio locali. Proprio come fece il mitico Giorgio Mendella, il re indiscusso (Wanna Marchi è una dilettante al confronto) di tutti i teleimbonitori che una quindicina d'anni fa, tra le altre cose, aveva rifilato a migliaia di risparmiatori teleguidati partecipazioni in proprietà immobiliari in Romania. Ma nell'epoca della "Milano da bere" il mattone fu più o meno protagonista in tutti i crack dell'epoca, da quello di Orazio Bagnasco con il suo Europrogramme, antesignano dei fondi immobiliari moderni, alla bancarotta della Safimi, in cui nel 1991 perse 600 milioni anche Roberto Formigoni, passando per gli scoppiettanti fratelli Canavesio, i più grandi yuppies che la storia italiana ricordi. E poi ancora i più recenti buchi neri come quello della Coop Costruttori di Argenta e del Consorzio Coop Casa Lazio.
Purtroppo, non tutti coloro che decidono di acquistare casa hanno a che fare con costruttori che si tramandano la professione da generazioni e che non lasciano dubbi in fatto di solidità e qualità.
Infatti, negli ultimi sei anni sono stati oltre 9.000, si avete capito bene 9.000, i fallimenti di imprese edili di vario genere che hanno messo nei guai, per non dire sul lastrico, migliaia di famiglie.
Dai dati del Conafi (Coordinamento NAzionale comitati vittime dei Fallimenti Immobiliari) si evince che già 5 anni fa, ben prima di tutti gli scandali finanziari recenti, erano oltre 400 mila le famiglie coinvolte in un crack immobiliare, per un valore complessivo di denaro perso di quasi 30.000 miliardi delle vecchie lire, una cifra spaventosa, superiore a quella della quota di titoli argentini in mano agli italiani. C'è da aggiungere che il fenomeno riguarda tutto il territorio senza discriminazioni tra nord, centro e sud visto che ai primi tre posti nella classifica delle regioni più colpite figurano Lombardia, Lazio e Campania.
Perché allora tale sproporzione di trattamento mediatico? Perché le disavventure di Cirio, Parmalat ecc. sono sulla bocca di tutti, mentre un discreto silenzio copre le magagne immobiliari di questo paese creando una pericolosa distorsione nella percezione del rischio? Bisogna però dire che, così come in tema di risparmio, anche sull'immobiliare la legge a tutela dei cittadini si sta facendo attendere da anni, anche se pare essere in dirittura d'arrivo la legge 210/04 approvata lo scorso agosto (ma i cui decreti attuativi dovrebbero essere emanati in questi giorni) a tutela di chi acquista un immobile direttamente dal costruttore.
Il problema però è ancora una volta quello dell'educazione finanziaria del paese, una scelta continuamente posposta da tutti i governi, che si sono sempre preoccupati di far si che il cittadino non ingerisca troppi grassi e sia in grado di distinguere tra un'aspirina e un purgante, senza sforzarsi di provare a far diventare patrimonio comune un minimo di quella cultura finanziaria che altrove (paesi anglosassoni in primis) è all'appannaggio anche delle vecchiette che fanno la spesa al mercato.
Da noi invece si arriva al paradosso di invocare i Caschi Blu dell'Onu per risolvere il problema del caro casa.
La notizia è apparsa sul sito MiaEconomia.it lo scorso giovedì "A Roma, Milano, Napoli e Firenze il diritto ad una casa dignitosa, come viene riconosciuto dai patti internazionali, oggi è minacciato". L'affermazione non proviene da uno dei tanti portavoce dei movimenti di lotta per la casa ma da un casco blu dell'Onu, Yves Cabannes, da ieri in visita nella capitale con una delegazione del Comitato delle Nazioni Unite per l'emergenza abitativa. E' la prima volta che le Nazioni Unite svolgono una missione del genere in un Paese del G7. Dopo Roma, dove la situazione è definita "maggiormente critica", la missione della delegazione Onu in Italia farà tappa a Firenze, Napoli e Milano, dove i delegati Onu incontreranno i rappresentanti delle amministrazioni comunali".
Tutto questo mentre i nostri governanti dibattono e litigano sul "fondamentale" problema della durata del mandato del governatore della Banca Centrale, certamente il "cardine" di tutta la triste faccenda della tutela del risparmio in Italia.







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