Comprare casa? I dubbi degli investitori

Pubblicato il 12 gennaio 2005 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Quando, due settimane fa, sono tornato a parlare del mercato immobiliare mi sono arrivate diverse lettere al mio indirizzo di posta elettronica. La maggior parte di queste erano a metà tra domande sul se comprare ora indebitandosi per i prossimi 30 anni o aspettare, ma anche ricerche di una spalla su cui piangere, visto il proibitivo costo degli appartamenti e relativi affitti.
Rispondere è sempre complicato, se non impossibile viste le peculiarità di un settore come quello immobiliare in cui la mancanza di trasparenza e la diversità delle situazioni sono la regola. Bisogna poi distinguere tra chi una casa già la possiede e vuole continuare a comperare per fare un investimento, e chi invece medita il primo acquisto per viverci. Se nel primo caso la mia risposta propende decisamente per l'attesa, nel secondo gli elementi da valutare sono parecchi, non ultima l'esigenza psicologica di avere un proprio rifugio. Attenzione però. Se fate un investimento a 30 anni dovete tenere in considerazione il fatto che i tassi di interesse non saranno sempre ai livelli bassi di oggi e che quindi la rata del mutuo che progettate, tra 5 o 6 anni potrebbe essere sensibilmente più alta (o la scadenza molto più lunga del previsto), e che gli affitti potrebbero subire una contrazione dovuta all'eccesso di offerta negli anni a venire, così come, soprattutto, il prezzo delle case.
Mesi avevo accennato al problema dello spopolamento dei paesi europei (previsto dalle statistiche mondali) ed al conseguente sovraffollamento di abitazioni vuote che si sarebbe venuto a creare, con conseguente calo dei prezzi. C'è un altro fattore non meno importante da valutare per il lungo periodo, e che andrà ad impattare non poco sul valore delle abitazioni (quello che tutti credono ottimale per l'investimento immobiliare).
Tra il 2015 e il 2030, sia in Italia che in altri paesi, non solo la popolazione subirà una riduzione, ma sarà sempre più vecchia. In particolare in quegli anni inizierà ad andare in pensione tutta la generazione del baby boom italiano (anni '50 e '60). Tutto ciò, oltre a costituire una minaccia terribile per le casse previdenziali (ma di questo parleremo in un altro momento) produrrà un naturale calo della domanda di abitazioni che negli ultimi 40 anni è stata sostenuta della crescita delle famiglie giovani, che domani si trasformeranno in pensionati, senza un sufficiente ricambio. La stesa cosa è prevista anche per gli Stati Uniti ed è fonte di non poche preoccupazioni.
Su il Sole 24 Ore di sabato scorso si parlava di un libro che sta avendo un grande successo oltreoceano (The Coming Generational Storm) in cui si analizzano le dinamiche demografiche e sociali per cercare di stabilire il futuro di in investitore di oggi (un testo simile uscì anche qualche anno fa in Inghilterra "The Demographic Investor", molto interessante). Ebbene: gli immobili non sono neanche citati tra le alternative per il risparmiatore americano, che dovrebbe essere più interessato a titoli indicizzati all'inflazione, alla Cina, e alle materie prime.

Tornando alla nostra realtà, tra le lettere pervenutami una era firmata da un mio caro amico, Matteo, dirigente di una nota grande azienda. Osservatore del mercato immobiliare da tempo, Matteo mi riportato una chiacchierata fatta molto di recente con un imprenditore edile locale. Leggiamolo:

"Pochi giorni fa vado a vedere un bel condominio a Rimini, zona nord poco lontano dal centro, che esponeva un cartello vendesi.
Arriva il costruttore e mi mostra un appartamento abbastanza grande, 100 mtq commerciali (92 netti) tagliato bene, con garage da due auto (per il lungo) e mi 'spara' uno splendido: "Questo ci è rimasto sul "groppone", è un anno e mezzo che lo abbiamo finito e non siamo riusciti a venderlo; sa, l'investimento è importante..." Poi, per convincermi a comprarlo, visti i 380.000€ richiesti mi dice: "Qui, come in via Pascoli, via Tripoli, Marina Centro, gli appartamenti sono come degli assegni circolari".
A questo punto Matteo, che non è esattamente uno sprovveduto, replica quella che purtroppo a non tutti sembra un'ovvietà, e con il suo solito sorrisetto ironico si rivolge al costruttore: "Mi sembra che il suo assegno circolare non glielo cambi nessuno visto che è un anno e mezzo che non riuscite a vendere..." e lui: "Si ma non vogliamo svendere... ".
"E io penso: quindi se ci rimetto un bel po' di soldi è un assegno circolare.... Lasciamo stare, inoltre mi è sembrato fuori prezzo di 130.000€, in più gli allestimenti interni erano non di mio gradimento".
Matteo chiude con una considerazione, interessante. "Caro Simone, finisco con un commento a te conosciuto molto bene: la gente va per sensazioni e il breve ha un grosso peso psicologico: lo schiaffo di oggi brucia di più della mazzata di ieri! Quindi, quando si iniziano ad avere gli ultimi diciotto mesi di borsa che hanno segnato vicino ad un +40%, e considerando che il 2003 ha chiuso con un più 14% maturato dopo una prima metà dell'anno in calo, e un 2004 con un +18%, e mentre si inizia a sentire che gli appartamenti calano... insomma, torneremo un po' tutti in borsa, benché scottati".
E forse non sarà il momento migliore per farlo, verrebbe da dire. Tutti comprano ai massimi sia case che azioni, mentre durante le crisi in pochi hanno il fegato di mettere dei soldi in qualcosa che nei due anni precedenti ha perso valore, e sono quei poche che si arricchiscono sul serio. Pare sempre meglio buttarsi su investimenti che hanno fatto la fortuna di chi è venuto prima di noi. Ma in questo tutto il mondo è paese.







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