"Soviet verde" e "scettici", gli opposti estremismi
Pubblicato l'8 novembre 2006 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Se dovessi scrivere un libro sull'ambientalismo il titolo che sceglierei sarebbe: "In inverno si sta con il maglione", frase che spesso infastidisce (un po' come l'essere vegetariani) sia gli ambientalisti teorici del "soviet verde" che quelli "scettici", parola con la quale gli opportunisti si danno giustificazioni morali per il loro sostanziale disinteresse, pur rendendosi conto del problema. Entrambi gli atteggiamenti sono molto problematici, in modo diverso, per l'ambiente stesso.
Se l'ambientalismo oltranzista è miope in molti suoi attacchi allo sviluppo, ignorando per esempio che dal progresso di paesi come India, Cina e Brasile potrebbero arrivare quelle innovazioni che in occidente sono bloccate dalla lobby del petrolio e, oggi, del gas (si veda la ricerca bralisliana sull'etanolo, e quella orientale sulla micro auto ecologica), i fanatici dell'ambientalismo scettico sono per lo più stolti perché sembrano avere come unico scopo quello di contraddire Pecoraro Scanio, il che non è un gran obiettivo costruttivo.
Se le posizioni integraliste contro gli OGM infastidiscono (attenzione che il governo Berlusconi, con il ministro Alemanno, aveva posizioni anti OGM identiche a quelle di Pecoraro!), quelle altrettanto assurde di chi a spada tratta afferma che al 100% non c'è nessun rischio, divertono.
Divertono perché se poi si cambia oggetto, e dal mais si passa al vino, ecco che si diventa subito puristi della natura. Ed i nuovi "scienziati" favorevoli alla manipolazione genetica di una pianta, insorgono se osi fare un "pericolosissimo" affronto come gettare dei trucioli in una botte (quale tremenda sofisticazione universale!) o se si scopre che il vino si conserva bene anche nel cartone, uno scandalo!
Una delle cartine di tornasole più efficaci per misurare la malafede dell'ambientalista scettico riguarda il nucleare italiano. Una delle litanie oramai nauseanti su questa materia vede nell'abbandono dell'energia atomica a seguito del referendum dell'87 il responsabile numero uno dei problemi energetici del nostro paese. Che bisogna tornare subito al nucleare, che gli ambientalisti sono tutti dei fessi, ecc.
Una posizione più realista e meno ossessionata da Pecoraro Scanio, dovrebbe avere il coraggio di dire che anche senza quel referendum i problemi energetici italiani non sarebbero molto diversi. Il nucleare era poca roba allora e poca roba sarebbe rimasta, visto che le centrali non nascono come funghi nel giro di una notte.
La cosa che non piace agli settici è che una posizione più equilibrata avrebbe riconosciuto il problema energetico ben prima del referendum, ed avrebbe portato alla realizzazione di un serio (almeno uno anche non serio) piano energetico di qualche decennio come hanno tutti i paesi (quello del Giappone è di 100 anni). Ma da noi tutta questa storia del piano energetico ha sempre infastidito sia gli ambientalisti scettici, perchè costringeva a pensare al futuro e a non fare la cicala (divertimento tipico dello scettico), sia gli ideologici perché imponeva qualche cessione temporanea, come al nucleare. La posizione dei radicali, che furono tra coloro che proposero quel referendum era appunto questa: dotiamo il paese di un piano energetico e noi accetteremo il nucleare nella fase di transizione necessaria, come sta avvenendo in Germania.
Il piano energetico però ha fatto la fine del piano regolatore delle fogne a Rimini: un puro esercizio teorico. Ma dove è andata la ricerca in questi 20 anni? Dove gli investimenti? Quel "comunistaccio" di Rubbia è stato addirittura accompagnato gentilmente alla porta dal governo Berlusconi (stufi di perdere solo cervelli giovani ora abbiamo iniziato anche con i Nobel), ed è andato a lavorare al solare termodinamico per gli spagnoli.
Certo, gli impianti fotovoltaici costano ancora molto, ma pur nella scarsità di fondi destinata a questa ricerca a livello globale, i costi si sono ridotti di quattro volte negli ultimi 25 anni. Ed il solare termodinamico cui lavora Rubbia è molto più efficiente.
Certo, i problemi ci sono oggi, ma i problemi di oggi non li risolvi nemmeno con le centrali nucleari, pur di nuova generazione, che saranno pronte tra 10 anni.
Insomma, lo sviluppo economico e finanziario dei paesi più arretrati, così osteggiato da un certo ambientalismo sinistroide, è un prerequisito fondamentale per la salvaguardia del pianeta perché se non avverrà, sarà la povertà a dettare legge, e la povertà porta a guerre, tragedie, a ondate migratorie incontenibili e danni ambientali molto peggiori di 30 anni di inquinamento.
La posizione scettica ha diverse ragioni di fondo nel criticare il catastrofismo ambientalista, ma il suo limite drammatico è che finisce sempre per riconoscere alcuni problemi, ma poi, con un misto di egoismo e menefreghismo, evita accuratamente di prendere qualsiasi precauzione che tolga un po' di calore al suo bel focolare domestico.
E mentre borbotta sull'inferiorità degli animali, lo scettico si lancia pure in nobili crociate per il diritto di stare in maniche di camicia in gennaio, tanto c'è il riscaldamento, e con il raffreddore a giugno. Una grande conquista sociale.









Questo Articolo proviene da Simone Mariotti
http://www.simonemariotti.com

L'URL per questa storia è:
http://www.simonemariotti.com/modules.php?name=News&file=article&sid=130