Una salutare lezione per il centro destra
Pubblicato il 5 luglio 2006 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Se non fosse "solo" un decreto da convertire in legge, e le conversioni in Italia sono pericolose, verrebbe da dire che con questa abbiamo fatto poker! Il colpo più basso che il governo Prodi poteva assestare alla vecchia maggioranza è arrivato per il tramite del ministro Bersani, e se il referendum costituzionale aveva già intontito la Casa delle libertà, la piccola svolta sulle liberalizzazioni lascerà un segno che mi auguro produca effetti positivi per la crescita del centro destra.
Umiliati da quei retrogradi dei comunisti sul quello che anni luce fa era il loro stesso territorio, il liberismo. E in modo rapido, per ora deciso, speriamo duraturo.
Gli esponenti del centro destra non sono riusciti a parlar male sul serio di una serie di provvedimenti che loro stessi avrebbero dovuto e potuto fare se la loro azione politica non si fosse impantanata tra rosari, leghismi deleteri e una serie infinita ed insopportabile di leggi ad personam. Quelle liberalizzazioni le avrebbero volute fare loro. E le avrebbe volute fare Berlusconi sin dalla sua discesa in campo. Erano il succo vitale della sua avventura politica sin dal 1994, un succo di cui oggi non vi è quasi più traccia.
E davanti all'ennesima figuraccia, giusto fedelissimi yes-men come Bondi, Cicchitto e la Bertolini hanno voglia di sparare contro e di arrampicarsi sugli specchi.
Altri con più faccia tosta dicono che si poteva fare di più, che si poteva partire dai poteri più forti come l'energia, l'equiparazione fiscale delle cooperative, l'acqua. Giusto, anzi giustissimo, ma loro che cosa hanno fatto su questo fronte negli ultimi anni? Solo una cosa: dormire.
Ci voleva proprio così tanto, cari amici del centro destra? Era così difficile stabilire che, come avviene in tutto il mondo, i farmaci da banco potessero essere venduti al di fuori delle farmacie? Ci voleva tanto a sbattere la porta in faccia alla lobby di Federfarma? Ci voleva tanto a far sì che per un passaggio di proprietà di un'auto usata non fosse necessario l'intervento di un notaio? O a permettere ai professionisti di farsi un po' più di concorrenza tra loro? Idem per le polizze RC auto?
Come ho scritto la settimana scorsa il Polo ha perso la bussola da anni ed ha finito per far sfumare nel nulla quella linfa politica che gli avrebbe permesso di rivoluzionare il paese.
Sono state fatte cose buone, certo, ma sempre senza il coraggio di andare fino in fondo, come sulla riforma delle pensioni, lasciata a metà, partorita con più dolore di un parto trigemino, o quella del risparmio, su cui è meglio tacere.
La Casa delle libertà dovrebbe riorganizzasi mettendo da parte sia la ritrita e stucchevole retorica anticomunista sia la goffaggine leghista. Le occasioni per approfittarne non amicheranno e il governo Prodi è un governo che ancora si regge in piedi per miracolo e per andare avanti dovrà spremere al massimo i suoi uomini migliori. Ed alcune minacce arrivano proprio dalla sua area più liberale.
Come ha ricordato Francesco Giavazzi la settimana scorsa, generosamente riconoscendo alla Rosa nel Pugno il merito di aver pungolato la nuova maggioranza verso una svolta più liberale, ci sono anime che remano contro per un ritorno al passato, anche all'interno stesso della Rosa nel Pugno. E la miopia di dell'ex capogruppo Villetti, dimessosi chiedendo di fatto una divorzio tra SDI e Radicali, conosce pochi pari nel panorama politico italiano.
Ma anche il Polo già cavalca in direzione sbagliata, ed invece di un salutare scatto liberale per spiazzare, o smascherare il governo, sta lesto tornando a difendere a spada tratta le solite lobby che ha sempre difeso con la sua inerzia riformatrice, e che sono quelle più "colpite" oggi dal decreto (farmacisti, avvocati, assicurazioni e, in minima parte, notai). Sono lobby molto ricche ed inizieranno una campagna acquisti massiccia sui parlamentari, c'è da giurarlo. E se c'è una cosa che mi ha fatto venire i brividi lungo la schiena sono le parole che Rutelli ha rilasciato ai microfoni dei giornalisti domenica scorsa: "proveremo a migliorare il testo del decreto in parlamento sentendo anche le parti sociali". Dio ce ne scampi! In gergo politico vuol dire, accontenteremo tutti, ritireremo le parti migliori del provvedimento, quelle cioè più dirompenti e salutari.
Una cosa buona è stata fatta, e senza deleterie concertazioni all'italiana (per ora), ma la via per liberare il paese da rendite e privilegi è ancora lunga, e non so se Bersani, pur ottimo e tenace, e i suoi compagni avranno la forza di andare avanti. Ma se non altro, per ora, loro hanno iniziato a provarci sul serio.









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